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Cultura

Scommettere sulla paura: la nuova strada del razzismo

Monica Splendori

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Il ritorno delle discriminazioni non è un problema di razze ma di domini culturali

In un mondo globalizzato, è possibile ancora parlare di razzismo? Se sempre più uomini di varie popolazioni sbarcano sulle nostre coste senza poter essere ricollocati, se negli anni questo ha comportato un degrado delle famiglie sia italiane che straniere – degrado economico che è sfociato in intolleranza – questa intolleranza nasce dalla popolazione italiana in quanto tale? E se così fosse, può effettivamente definirsi responsabilità solo nazionale o internazionale?…

Il ritorno delle discriminazioni non è un problema di razze ma di domini culturali

 

In un mondo globalizzato, è possibile ancora parlare di razzismo? Se sempre più uomini di varie popolazioni sbarcano sulle nostre coste senza poter essere ricollocati, se negli anni questo ha comportato un degrado delle famiglie sia italiane che straniere – degrado economico che è sfociato in intolleranza – questa intolleranza nasce dalla popolazione italiana in quanto tale? E se così fosse, può effettivamente definirsi responsabilità solo nazionale o internazionale?

Il tema del razzismo in un sistema come il nostro che mette in contatto quotidianamente persone tra loro diverse per etnia, cultura, religione: una realtà che ha portato alla liberalizzazione dei mercati – possiamo… pranzare in cinese e cenare in francese – oltreché alla liberalizzazione dei capitali e delle persone. Teoricamente possiamo spostarci in altri Paesi per motivi lavorativi ed i titoli sono riconosciuti.

Il termine razzismo, di fatto, dovrebbe quindi essere considerato sbagliato, nasce ideologicamente dalla paura dell’altro, dall’avvertirlo come una minaccia. Lo stesso termine si fonda su una distinzione arbitraria dell’uomo in razze ordinate secondo criteri gerarchici tali da giustificare prevaricazioni di una sull’altra,che fior di sociologi e studiosi la definiscono scientificamente errata.

Il suo significato è stato poi esteso a qualsiasi atteggiamento di rifiuto del diverso per religione, cultura, ideologie politiche.

Il termine razzismo, oggi, lo si può considerare nell’accezione dell’uso strumentalizzato dell’emozionabilità e paura, anche se le prove scientifiche ci dovrebbero dire di non credere ai fantasmi: il tema del razzismo è radicato dentro di noi, cioè la paura di ciò che non conosciamo.

Nello specifico, e volendo calarci nel caso italiano, il nostro razzismo si evince sia nello sport (dove in rari casi il giocatore o l’atleta viene apprezzato ed amato) che nella politica. Un caso emblematico è stato quando una donna nera, afro-italiana, è stata eletta Ministro dell’integrazione nel 2013: le battute razziste ci ricordano quanto il progresso sia ancora lontano (la stessa era stata paragonata ad un orango).

Scommettere sulla paura è sempre una mossa comoda, eppure la globalizzazione è un processo inarrestabile con tutti i pro ed i contro. Ciò che forse può farci paura è un’unica cultura dominante, quindi non è un problema di razze ma di domini culturali.

Da un’indagine PEW risulta che gli Italiani siano di gran lunga più ostili alle minoranze etniche quali zingari, mussulmani, ed ebrei. Questo rispetto agli altri Paesi oggetto di studio, e non solo perché ora vi è un governo di destra che ha un orientamento contrario all’accoglimento: in Italia sembra trascinarsi al di là delle simpatie politiche.

Ci dobbiamo anche chiedere se non ci sia la responsabilità di una contro-narrazione che si salva la coscienza denunciando il razzismo più bieco senza entrare in merito alle condizioni di disagio in cui questo si genera. L’esasperazione degli abitanti delle periferie è l’esito della concentrazione di disagi abitativi, dei trasporti, nella semplice sicurezza ad opera sia di politiche internazionali che dall’assenza di politiche d’integrazione.

Alcuni partiti sono molto bravi a soffiare sul fuoco: chi usa il razzismo come denuncia ha spesso chiuso gli occhi sul degrado e lo usa per nascondere le proprie responsabilità. L’Italia dei vari governi, se vogliamo guardare al termine xenofobia, non è stata sempre spaventata dal migrante, o così quantomeno come lo è ora. Alcune realtà, non solo hanno accettato di integrarsi con l’altro, ma anzi hanno portato la cultura dell’altro nella nostra.

Molti sono i casi di luoghi balneari costruiti per i mussulmani, come anche l’adeguamento alla richiesta di questi gruppi sociali (per fare un esempio: il rifiuto della visita della donna da un medico maschio). Proviamo a rovesciare la medaglia: questo è un atto di razzismo da parte della società mussulmana nei confronti del medico maschio? Oppure è vantare un proprio credo o dominio culturale?

Altro elemento da non escludere è l’abbandono, da parte dell’Europa dello Stato Italiano, nella gestione di tutte queste popolazioni che scappano dai loro Paesi sino alle nostre coste.

Ora si sta cercando di porvi un rimedio, ma per anni un regolamento/convenzione europea (Trattato di Dublino 1990), firmato da governi precedenti, avallava il non obbligo di ricollocamento negli altri Paesi europei da parte delle altre Nazioni se non a carattere volontario.

Dal punto di vista storico culturale la sociologia definisce una unica razza umana: la suddivisione in razze per il colore della pelle o degli occhi non ha significato se non nella pericolosità del crederlo, come se il valore intellettivo (e, in senso più esteso, la cultura) dipendesse da essa.

Eppure c’è stato un processo storico di divisione in razze. Uno dei primi documenti sulla divisione delle razze proviene dall’Egitto: “A qualsiasi nero era proibito attraversare la frontiera”, questo già nell’anno VII del regno di Sesostris terzo.

Da un punto di vista culturale, i Greci avevano in mente bene il concetto di superiorità: i “bàrbaros” erano tutti coloro che non conoscevano il Greco.

Aristotele difendeva la schiavitù considerando che alcuni debbono comandare ed altri eseguire.

Anche i Romani conoscevano il termine razzismo ancora prima che fosse coniato. 

Il concetto di razza, per come lo intendiamo oggi, nacque tra il seicento ed il settecento al fine di delineare una divisione scientifica.

Quindi,la divisione fu secondo il colore della pelle: bianchi, rossi, neri e gialli. Vi fu anche un anatomista tedesco che divise le razze in caucasica, mongolica, etiopica, americana, e malese.

Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento l’antropologia giunge dunque a una prima definizione di concetto di razza, intendendola come raggruppamento di individui che, in un dato momento e in un dato territorio, si distinguono degli altri individui per le loro particolari caratteristiche morfologiche. Il testo che diede un impulso decisivo alla diffusione delle idee razziste fu il saggio che sosteneva la superiorità biologica della razza ariana germanica, autore De Gobineau.

Il razzismo, quale teoria pseudo scientifica ormai del tutto confutata, mostra quindi i suoi effetti nefasti nella giustificazione della prevaricazione e della violenza.

Dall’America del periodo coloniale ai governi nazisti del Novecento, i razzisti ebbero la strada spianata per giustificare qualunque violenza e discriminazione verso gli ebrei, i soggetti di colore, i portatori di handicap (fisico e mentale). 

La confutazione del razzismo scientifico fu uno dei primi studi di Franz Boss che mise in dubbio le teorie scientifiche tese a giustificare il razzismo: lui evidenziò che erano solo per motivi politici e da pregiudizi emotivi. Lo studioso arrivò al punto di affermare che il concetto di razza è inapplicabile all’umano perché non è distinguibile.

In una terra straniera, la storia della vita le segnò il cuore di donna bambina, e volle scrivere per lui. In questo modo ha potuto, voluto raccontare, per far sentire a chi fosse disposto ad ascoltare, quello che aveva vissuto, visto, fatto, assieme ad altri uomini donne, attraverso la sua voce. Monica Splendori è nata a Bussolengo (Verona) il 22/giugno/1964, laureata magistrale in scienze delle professioni sanitarie della riabilitazione e in scienze dei servizi giuridici a Verona

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Attualità

“Passioni in Fiera” un successo che cresce

Conclusa con grande successo la due giorni di eventi e di forti attrazioni nel Quartiere Fieristico aretino

Paolo Castiglia

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“Un viaggio nel tempo, con le testimonianze e gli oggetti del passato, e nel futuro con le innovazioni presenti in tutti i settori”. Per Ferrer Vannetti, presidente di Arezzo Fiere e Congressi la appena conclusa quarta edizione di “Passioni in Fiera” che ha catalizzato l’attenzione generale nello scorso weekend, è stata per le famiglie, gli operatori e i protagonisti che vi hanno preso parte “come entrare in una scatola delle meraviglie: ai visitatori che varcavano la soglia si apriva un caledoscopico universo fatto di colori, profumi, sapori, e soprattutto di persone che si dedicano con grande amore alle loro attività, e si impegnano per trasmettere la loro passione sal pubblico con un grande coinvolgimento”.

Si è trattato infatti di una due giorni di grandi passioni e divertimento per tutti, un altro fine settimana di grandi eventi di forti attrazioni al quartiere fieristico di Arezzo Fiere con oltre 13.000 presenze fra Passioni In Fiera e la mostra del Fumetto e del Disco. Visitatori aretini e non solo, erano molti quelli provenienti da un ampio bacino della Toscana, Umbria, Lazio e Marche.

Ma ovviamente, spiega ancora Vannetti, “Arezzo Fiere non si ferma qui: concluso questo week end con feedback positivi sia da parte degli espositori che dal pubblico intervenuto – spiega il presidente – Arezzo Fiere si concentra fin da subito sugli appuntamenti delle prossime settimane, tra cui quello con il Calcit del 22-23-24 marzo, per poi proiettarsi verso la 43esima edizione di OroArezzo, la nostra storica Fiera Internazionale dell’Oreficeria, organizzata da Italian Exhibition Group nei nostri rinnovati spazi espositivi dall’11 al 14 maggio prossimi.

Tornando a Passioni in Fiera, mai nome è stato scelto in modo più appropriato: si è vista tanta passione accendersi negli occhi del pubblico, adulti e bambini, grazie alle persone che ad Arezzo Fiere hanno portato e condiviso con generosità una parte importante della loro vita. Il bilancio è quindi molto positivo per gli organizzatori e per l’Ente Fieristico aretino, e non solo per i grandi numeri dell’afflusso di pubblico, ma anche perché erano rappresentate all’interno degli spazi fieristici davvero molte categorie: dalla floricoltura, al vivaismo, alla ceramica, all’artigianato artistico, ai prodotti e servizi per l’outdoor, per la casa e il giardino. Catalizzatore di interesse ed attenzione è stata sicuramente l’area dedicata alla Fattoria, con splendidi esemplari di avicoli ornamentali, alpaca, equini e bovini, da poter osservare da vicino e, con il permesso dell’allevatore, accarezzare.

L’intrattenimento per bambini ha visto continuativamente nei due giorni impegnato il parco avventura. Le altre attività, presentate nell’area sportiva, e proposte a tutti quelli che volevano cimentarsi, tra cui Il kartodromo, il pattinaggio, ballo e arti marziali orientali, sono state organizzate da Arezzo Fiere in collaborazione con la UISP (Unione Italiana Sport Per tutti), Associazione di promozione sportiva che vuole affermare il valore sociale dello sport, bene sociale che contribuisce alla salute e alla qualità della vita. Importante è stata anche la presenza del terzo settore, che ha fatto conoscere al pubblico le loro attività sociali e di inclusione.

Ricca e variegata anche l’area Food, con proposte di cucine tipiche dall’Italia e dal mondo, e con l’offerta di birre artigianali che hanno permesso di aggiungere un momento di convivialità e piacere alle giornate trascorse in Fiera. Molto frequentato anche il nuovo padiglione “Nirvana”, un vero e proprio viaggio nel mondo olistico e del benessere con Expo di artigianato e bio, area relax, con trattamenti olistici e un percorso dedicato al mistero e alla magia. Durante l’evento si sono tenute anche conferenze gratuite, workshop e meditazioni per il sé interiore. Vivissima soddisfazione anche per gli organizzatori della Mostra del Fumetto che organizzano ad Arezzo, ormai stabilmente, due appuntamenti l’anno con davvero ottime risposta dagli operatori e dagli instancabili collezionisti.

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Cultura

Esotika: un successo crescente che tornerà a settembre

Con quasi 15.000 visitatori l’evento si conferma come una delle più importanti manifestazioni pet del nostro Paese

Paolo Castiglia

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“A distanza di 3 giorni dalla sua chiusura, l’eco di Esotika Pet Show di Arezzo, il salone nazionale degli animali esotici e da compagnia, riecheggia ancora nelle orecchie degli appassionati”. Sono parole dell’organizzatore Daniel Baiocco, reduce dalle fatiche di questo partecipatissimo evento che si è tenuto presso Arezzo Fiere e Congressi e che ha monopolizzato, con le sua presenze e le brillanti iniziative interne dedicate agli animali, lo scorso weekend aretino e non solo.

“Arezzo – continua Baiocco – ha dimostrato anche stavolta di essere la città che unisce il Nord e il Sud dell’Italia, anche grazie ad una manifestazione a cui hanno partecipato oltre 130 espositori provenienti da ogni parte del Paese e anche dell’Europa e che ha visto la presenza di quasi 15.000 visitatori: ecco quindi che Esotika Pet Show si conferma come una delle più importanti manifestazioni pet del nostro Paese, visto che conta ormai ben quindici edizioni che si svolgono su tutto il territorio nazionale”. La professionalità e la dedizione degli organizzatori hanno portato infatti alla realizzazione di eventi, gare ed esibizioni che hanno divertito e appassionato il pubblico presente.

“Siamo lieti – insiste l’organizzatore – di annunciare che il prossimo 14 e 15 settembre si terrà la seconda edizione di Arezzo, già sold out per gli espositori che hanno deciso di riconfermare la loro presenza per questa nuova avventura. E siamo fieri del fatto che anche le istituzioni territoriali, come Asl e Carabinieri, hanno riconosciuto l’impeccabile gestione della fiera non riscontrando alcuna irregolarità”. “Arezzo Fiere e Congressi – dichiara a sua volta il presidente di Arezzo Fiere, Ferrer Vannetti – mette volentieri a disposizione le sue strutture per ospitare questa importante manifestazione, che unisce gli appassionati del settore e il rispetto per gli animali nel senso più pieno e compiuto. Un connubio vincente che ci fa già immaginare il successo annunciato dell’edizione del prossimo settembre”

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Cultura

“Esotika Pet Show”: un weekend di festa per la famiglia

Il 24 e 25 febbraio torna ad Arezzo Fiere e Congressi il Salone Nazionale degli Animali Esotici e da Compagnia

Redazione Foritalynews

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Torna ad Arezzo Fiere e Congressi “Esotika Pet Show”, il Salone Nazionale degli Animali Esotici e da Compagnia. Appuntamento il 24 e 25 febbraio con un ricco programma di eventi dedicato al mondo dei Pet, per gli operatori del settore ma anche per appassionati e soprattutto per i più piccoli, che potranno conoscere gli animali da vicino e imparare a prendersene cura.

“Anche questa edizione, che verrà riproposta a settembre – spiega Ferrer Vannetti, presidente di Arezzo Fiere e Congressi – sarà una grande festa, dedicata ad appassionati e alle famiglie. I visitatori troveranno un ambiente caratterizzato da diverse tipologie di piante, animali da ammirare e perché no, anche da accudire”. “E’ un evento – spiega ancora Vannetti – che noi di Arezzo Fiere e Congressi, ospitiamo sempre con grande piacere e che testimonia la duttilità espositiva del nostro Ente fieristico. Una ‘due giorni’ rivolta al grande pubblico che esprime, ancora una volta, come sia in atto il definitivo rilancio della Fiera Espositiva, in piena sintonia con le forze produttive, associative e di rappresentanza del nostro territorio a tutti i livelli”.

In riferimento ad Esotika, poi c’è da dire dell’attualità e della pertinenza di questo evento, tenendo conto che il 44,7% delle famiglie italiane vive ormai con almeno un animale domestico. La manifestazione si propone infatti di contribuire alla promozione di una cultura del rispetto verso gli animali domestici e non, grazie alle aree didattico/educative tra cui la “fattoria didattica” e alla presenza di alcuni dei massimi esperti di Acquariofilia, Erpetologia, Entomologia, Ornicultura e così via.

Animeranno la fiera varie esposizioni, da quella internazionale canina, alle dimostrazioni di falconeria, Disc Dog e obedience. Si potranno poi acquistare animali da compagnia, ma anche ammirare pesci, tartarughe, porcellini d’india, pappagalli, carpe Koi, piccoli mammiferi come criceti e ricci, rettili, anfibi e roditori. Tutto questo supportato da sezioni giornaliere di terrascaping e aquascaping.

In fiera si potranno poi trovare le ultime novità del settore per quanto riguarda gli accessori, la mangimistica, i complementi d’arredo e tutto il necessario per la cura degli animali domestici. Un’occasione, quindi, per le famiglie e gli appassionati, di scoprire il fantastico mondo del Pet, ma anche di apprendere il modo più corretto di avvicinarsi e relazionarsi con il proprio piccolo amico e sviluppare ulteriormente con consapevolezza rinnovata la propria passione

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