Attualità
Donna e discriminazione: salari di serie B anche oggi (parte seconda)

Il lungo commino da casalinghe a pioniere del progresso e dell’innovazione
(segue dalla prima parte) – Possiamo individuare il momento in cui le donne cominciarono ad essere estromesse dalla programmazione nel 1970 uno studio aveva rivelato che il numero di donne e di uomini che si interessava all’informatica era più o meno lo stesso…
Il lungo commino da casalinghe a pioniere del progresso e dell’innovazione
(segue dalla prima parte) – Possiamo individuare il momento in cui le donne cominciarono ad essere estromesse dalla programmazione negli anni Settanta. Nel 1970 uno studio aveva rivelato che il numero di donne e di uomini che si interessava all’informatica era più o meno lo stesso. Ancora, negli anni successivi, il 37% dei laureati in informatica risultavano essere donne; poi la tendenza negli anni Ottanta si invertì fino ad arrivare al 17.6 %. Questo perché negli anni Ottanta i computer iniziarono ad entrare nelle case e chi li utilizzava erano maggiormente maschi, quando un computer entrava in una casa era regola famigliare che finisse nella stanza del ragazzo. Le ragazze cogliendo il messaggio sociale e famigliare distolsero il loro interesse ed entusiasmo nel campo dell’informatica.
Dietro quell’atmosfera sessista si nasconde in parte il fantasma della sociobiologia, secondo cui gli uomini sarebbero più adatti delle donne per natura alla programmazione. Si arrivò addirittura a scrivere che il carattere ansioso delle donne non permetteva loro di affermarsi in un mondo competitivo come quello della programmazione, di qui si passò alla meritocrazia, “se gli uomini erano più meritevoli necessariamente dovevano guadagnare di più”. Iniziò quindi il percorso regolamentato dal merito, che discriminava la donna programmatrice. Mentre la ragione è sempre di natura socio-politico. In India, ad esempio, al contrario, le donne erano maggiormente inserite nelle università di informatica, perché essendo l’ambiente più chiuso, venivano ritenute al sicuro dalle molestie.
In America il risultato di questa tendenza fu un’industria governata da maschi molto più di soli dieci anni prima.
La differenza tra questi Paesi aumentò ancora di più nel nuovo millennio, quando tra le nuove generazioni di indiane entrarono nelle università informatiche nomi come Papati e Disher. Donne che, spostatesi dall’India in altri Paesi, formarono il gruppo delle donne interessate all’intelligenza artificiale. Professioniste indiscusse che venivano, comunque, addirittura ignorate durante le lezioni.
Nell’analizzare le ricerche americane sulla formazione tecnica è emerso chiaramente che nell’orientare ragazze e ragazzi verso studi scientifici o tecnici giocavano un ruolo determinante le forme e i modi di un insegnamento che sembrava essere veicolo inconsapevole di un conformismo sociale che caratterizzava come prettamente maschili certi ambiti professionali; un sistema che le donne vivevano come segregazione di genere.
L’attuale contrapposizione e gerarchizzazione ha costituito una procedura ufficiosa di discriminazione. Questa modalità di visione sociale comportò anche una diversificazione salariale di una donna rispetto all’uomo che svolgeva lo stesso lavoro. Questo è discriminante. Vi sono, infatti, varie modalità di discriminazione (Diretta, indiretta, individuale, collettiva, multipla) che l’individuo può subire nel rapporto di lavoro per ragioni connesse al genere. È questo l’illegittimo trattamento differenziato che colpisce un soggetto, non in quanto uomo o donna, ma in quanto uomo o donna con specifiche esigenze tutelate dalla legge. Il fenomeno soprattutto nel lavoro subordinato ha effetti alquanto dannosi, perché limita lo sviluppo della persona umana considerato che il lavoro è il principale strumento di inclusione sociale per assicurare un’esistenza libera e dignitosa.
Nonostante il parametro normativo europeo o italiano, vedi legge 198/2006, che vuole rimuovere gli atti discriminatori, è interessante considerare che la maggior parte dei processi nei confronti del datore di lavoro da parte del soggetto leso, porta ulteriormente vincente il datore di lavoro. Tutto ciò forse perché si pensa che sia bastata la legge di tutela per evitare la discriminazione sessista che invece sembra abbia ancora oggi radici ben salde nei luoghi di lavoro.

Eclettica, flessibile, acclamata pianista e compositrice giapponese, Hiromi Uehara, porta in tour l’ultimo capitolo della sua brillante carriera. Sonicwonderland il titolo del suo ultimo album che contiene nove brani all’insegna della più classica fusion. Un volo musicale che spazia dal jazz alla musica classica passando per il pop.
Un libero sfogo del suo esplosivo talento che riesce, comunque, a mantenere il giusto equilibrio tra aggressività e delicatezza.
Sbarcata anche in Italia con il suo tour, “Hiromi’s Sonicwonder”, l’artista sarà a Catania, unica tappa siciliana, il 6 novembre. L’appuntamento è al Metropolitan alle ore 21.30.
Tre giovani e talentuosi musicisti accompagnano l’artista: Hadrien Feraud al basso, Gene Coye alla batteria e Adam O’Farrill alla tromba. Un trio che sostiene e supporta magnificamente le ingegnose e appassionate improvvisazioni di Hiromi al pianoforte e alle tastiere.
Il quartetto, completato dall’artista, chiamato per l’occasione “Hiromi’s Sonicwonder” cattura e contagia gli ascoltatori con repentini ma delicati cambi stilistici e strumentali. La loro musica è una confortevole macchina del tempo che viaggia dal barocco alla fusion finanche verso tempi futuristici. Ogni brano è un’esperienza unica.

Sonicwonderland,dodicesimo album dell’artista, è un’opera che testimonia la costante evoluzione e ricerca della talentuosa musicista, celebre a livello internazionale e vincitrice di un Grammy.
«Non voglio dare un nome alla mia musica. Altre persone possono dare un nome a quello che faccio.» spiega l’artista «È solo l’unione di ciò che ho ascoltato e di ciò che ho imparato. Ha alcuni elementi di classica, ha un po’ di rock, ha un po’ di jazz, ma non ho bisogno di darle un nome.» «Per me – afferma ancora – ci sono due generi: quello che muove il mio cuore e quello che non lo fa. Io suono solo la musica che muove il mio cuore.»
Hiromi condivide il suo messaggio personale attraverso questo album e questo tour, definendolo come una nuova avventura, una vera e propria meraviglia musicale.
La sua carriera ha attraversato una vasta gamma di stili musicali, dalla registrazione solista di Spectrum nel 2019 alla colonna sonora del film Blue Giant. Senza dimenticare i due album live con Chick Corea, Duet del 2008, e Edmar Castaneda, Live in Montreal del 2017.
Il New York Times definisce il suo modo di suonare “atletico, in senso olimpico: brutalmente efficiente, singolarmente concentrato, imperioso nella sua fisicità”.
Le influenze dello swing, del groove e del ragtime sono contagiose nelle performance di Hiromi, mentre balla tra le linee del pop-jazz e del blues. Le tradizioni musicali le servono come punto di partenza per “attraversare la stratosfera” raggiungendo vette inimmaginabili a bordo del suo pianoforte.
La sua influenza sulla scena jazz e oltre è stata riconosciuta da critici e appassionati di tutto il mondo.
Con un background che abbraccia una vasta gamma di generi musicali, la musicista giapponese sfida costantemente i confini e ricerca nuove ispirazioni. Con questo album e questo tour Homi ci invita ad esplorare un “wonderland” musicale che è contemporaneamente familiare e sorprendente. “Hiromi’s Sonicwonder” è un’esperienza che non deluderà né i suoi fedeli fan, né chiunque sia alla ricerca di una musica eclettica e appassionante.
L’appuntamento con l’unica tappa siciliana, organizzata e promossa da Eventi Olimpo è, lo ricordiamo, al Metropolitan di Catania il 6 novembre alle ore 21.30.


La risurrezione di Cristo e la risurrezione finale è il titolo della 2ª edizione del Corso di aggiornamento in Teologia promosso, dal 19 al 21 settembre 2023 (ore 15 – 18.30, Aula Magna Giovanni Paolo II), dalla Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce in collaborazione con la Facoltà di Teologia dell’Università di Navarra (Spagna). Il corso è ideato principalmente per offrire a ex-studenti e docenti di Teologia strumenti e argomenti per approfondire la fede cristiana nella risurrezione.
Le sessioni, guidate da teologi esperti, saranno accompagnate da presentazioni interdisciplinari che mirano ad ampliare le tematiche trattate. “L’annuncio della risurrezione di Gesù ha dato origine alla fede cristiana nella risurrezione dei morti e alla speranza di un futuro di riconciliazione e di pace per l’umanità. Questo messaggio si inserisce oggi in un mondo caratterizzato dalla complessità e dalla pluralità delle esperienze”, spiegano gli organizzatori. “Alcuni, convinti della “finitezza”dell’essere umano, ritengono che la morte rappresenti la conclusione definitiva della vita umana e considerano l’idea di risurrezione un’illusione, un modo di sfuggire alla realtà. Altri invece nutrono la speranza di una liberazione dal male che minaccia la nostra storia e credono che l’amore che hanno espresso e incontrato nella vita non svanirà per sempre”.
I relatori della prima giornata saranno Eusebio González (Teologia Biblica), Paul O’Callaghan (Antropologia Teologica), María Ángeles Vitoria (Filosofia della natura e della scienza) e Juan Rego (Teologia Liturgico Fondamentale) La seconda giornata del corso vedrà gli interventi di Marco Vanzini, (Teologia Fondamentale), di Antonio Ducay (Cristologia), di Elena Colombetti (Etica Applicata) e di Rafael Martinez (Filosofia della natura e della scienza). Chiuderanno la terza giornata Andrea Villafiorita (Direttore dell’ISSR ligure), Santiago Sanz (Antropologia Teologica) e Sergio Tapia (Public speaking).

Attualità
“Frost killed the lemon tree” natura che lotta e diventa performance
Arriva ad Arezzo sabato 9 settembre l’evento artistico del duo Donlon già presentato a Londra lo scorso anno

L’arte contemporanea è fatta sempre più spesso di performance. E Sottofondo Studio ha deciso di portare ad Arezzo e presentare la performance FROST KILLED THE LEMON TREE del duo artistico DONLON che si terrà il 9 settembre alle ore 18:30 nel Laboratorio-galleria di via Garibaldi 136.
Si tratta dell’ultimo appuntamento della programmazione “Lo studio ospita”, coordinata come sempre da Elena Castiglia, Jacopo Naccarato e Bernardo Tirabosco. FROST KILLED THE LEMON TREE è una performance già presentata a Londra nel 2022 si rimodella sullo spazio e il pubblico di Sottofondo.
La performance racconta una storia di disastri che fa eco ad eventi di cronaca sempre più frequenti. Nel 2021, duecento alberi di limoni morirono per cause misteriose nella pianura siciliana dell’Etna. Il colpevole non è mai stato trovato, ma trovarlo non è l’obiettivo di questa storia. In questo luogo di lutto si incontrano dinamiche che si muovono da scale umane a scale molecolari, atomiche, atmosferiche e meteorologiche. Cambiamenti climatici, siccità e poi gelo, componenti chimici e batteri letali si sovrappongono, emergono e scompaiono, si confondono e si perdono. Se le tematiche e le conseguenze legate all’Antropocene sono ormai centrali nella discussione contemporanea, i due artisti ritagliano tra queste uno spazio per la cura attraverso l’ingrandimento e l’estensione di un gesto semplice.
FROST KILLED THE LEMON TREE invita ad ascoltare, guardare ed assaggiare. Francesca Beltrame e Fabio Cervi iniziano a collaborare nel 2021 dopo essersi incontrati alRoyal College of Art di Londra durante gli studi in architettura. Il loro lavoro caratterizzato da interventi performativi che mirano all’immersività, si struttura su più discipline cercando di andare oltre il solo visivo.
Per partecipare alla performance è necessario prenotarsi scrivendo a infosottofondostudio@gmail.com o sui canali social di Sottofondo studio. Lo spazio rimarrà aperto fino alle 21.
FROST KILLED THE LEMON TREE è l’ultimo evento del progetto “Lo studio ospita” nato nel 2021 e curato fin dall’inizio appunto da Elena Castiglia, Jacopo Naccarato e Bernardo Tirabosco. Sottofondo studio sede della programmazione torna alla suo originaria funzione di studio che fa riferimento a Bernardo Tirabosco. L’archivio delle mostre rimane consultabile sul sito www.sottofondostudio.com. Gli organizzatori ringraziano tutti coloro che hanno sostenuto il progetto fin dalle origini: Andrea Severi, Riccardo Leprai, Niccolò Oliva, Riccardo Castiglia, Giulia Cenci e chi ha partecipato con la propria ricerca artistica/curatoriale come Lorenzo Ermini, Giulia Cacciuttolo, Federica Fiumelli, Alice Paltrinieri, Roberto Casti, Ilaria Leonetti, Max Mondini, Lorenzo Montinaro, Nicola Ghirardelli, Perla Sardella, Benedetta Giampaoli, Luca Ceccherini. Un ringraziamento speciale va a tutte le persone che hanno partecipato agli eventi in questi anni e al club service Inner Wheel per aver sostenuto l’avvio del progetto.
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