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Attualità

Media e informazione, incertezza sull’efficacia della direttiva sul copyright

Chiara Colangelo

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Il provvedimento europeo tenta di tutelare il diritto di autore nel mercato digitale. Il web è in continua trasformazione e bisogna attendere anni prima di capire se funzionerà davvero

Approvata la direttiva europea sul copyright. Da tempo, soprattutto il settore dell’informazione, chiedeva un intervento politico per tutelare il diritto d’autore, ma rimangono molti dubbi sull’efficacia del provvedimento…

Il provvedimento europeo tenta di tutelare il diritto di autore nel mercato digitale. Il web è in continua trasformazione e bisogna attendere anni prima di capire se funzionerà davvero

Approvata la direttiva europea sul copyright. Da tempo, soprattutto il settore dell’informazione, chiedeva un intervento politico per tutelare il diritto d’autore, ma rimangono molti dubbi sull’efficacia del provvedimento.

 Appena tre anni fa, quando il successo di Facebook attirava ancora grande curiosità e ammirazione e i social network erano ormai diventati gli indiscussi protagonisti della Rete, il New York Times pubblicò un articolo per spiegare come il colosso guidato dal giovane Mark Zuckerberg e le altre piattaforme riuscissero a produrre ogni anno profitti enormi. «Quello che fate mentre aspettate l’autobus o quando vi prendete una pausa dal lavoro è la spiegazione più esauriente di un terremoto in corso nell’economia e nei media», scriveva il giornalista del New York Times.

Ecco, proprio quel terremoto ha modificato profondamente la società, trasformatasi in una community mondiale dove sono tre le parole d’ordine: interazione, condivisione e partecipazione. Una realtà, dai confini labili, dove proliferano improvvisati scrittori, comunicatori, artisti e giornalisti. Grazie al suo potenziale, Internet è riuscito a invadere molti settori, dalla politica all’informazione. E oggi è sicuramente un bacino immenso di notizie e di dati.

E’ in questo mondo “liquido” – in costante trasformazione – che le regole diventano l’eccezione. Vero, nessuno poteva prevedere fin dove si sarebbe spinto il web – dallo scandalo di Cambridge Analytica alle fake news – ma è ormai chiaro che, oltre a essere uno strumento indispensabile, conquistato in una manciata di anni dalle grandi piattaforme, la Rete nasconde dei pericoli.

Il merito certo va ai giganti della Silicon Valley – Facebook, Google, Youtube diventati ben presto dei monopolisti digitali – che, come ricorda sempre Evgenij Morozov, sociologo e giornalista bielorusso «[sono] dei parassiti [che] si nutrono delle relazioni sociali ed economiche esistenti senza produrre nulla».

 Dal web tradizionale al “nuovo web”

Chi non ricorda come funzionava Internet dieci anni fa? Allora si chiamava web 1.0. Fin dalla sua nascita Internet permette alle persone di connettersi tra loro. Attraverso lo sviluppo di siti, portali, piattaforme di servizi digitali, un tempo gli utenti potevano navigare visualizzando dei contenuti “statici”. Per questo, la vera rivoluzione arriva con le grandi piattaforme. In quello che viene chiamato web 2.0 o “nuovo web” gli utenti sono attivi, contribuiscono alle informazioni e ai contenuti. Se agli inizi di questa trasformazione non c’era nessuna regola o garanzia, ancora oggi i monopolisti digitali godono di una vasta “deregulation” che, protetta in nome della libertà d’espressione, col tempo é diventata piuttosto il punto di forza dei loro straordinari profitti.

 La Direttiva europea sul copyright

Di questo provvedimento si è parlato per molti mesi. L’approvazione del Parlamento europeo è arrivata solo a fine marzo, mentre quella definitiva da parte del Consiglio quasi a metà aprile. Una normativa che ha avuto una gestazione lunga tre anni. Il primo testo infatti è stato presentato in assemblea nel 2016.

Non ci si poteva aspettare che questa Direttiva andasse in porto senza contrasti. Perché, se è vero che da tempo, soprattutto il settore dell’informazione, chiedeva un intervento politico per tutelare il diritto d’autore, bypassato di fatto dalle grandi piattaforme, c’è chi teme per la libertà di espressione che oggi è garantita anche grazie alla Rete.

Mentre i colossi del web ogni anno riutilizzano milioni di contenuti senza che gli autori possano ottenere un centesimo, al momento non c’è certezza che la direttiva europea sul copyright sia davvero efficace. Bisognerà attendere tre anni prima che gli Stati membri attuino questo provvedimento, che fornisce solo delle linee guida sulla tutela del diritto d’autore nel mercato unico digitale. E’ un intervento giustificato dall’esigenza di «sanare l’incertezza giuridica quanto a taluni utilizzi anche transfrontalieri delle opere e altro materiale in ambiente digitale sia per i titolari dei diritti (autori ed editori) che per gli utenti». Un’incertezza che investe anche le «pubblicazioni di carattere giornalistico».

L’Unione europea chiede perciò alle piattaforme di concordare con editori e autori dei contenuti raccolti e distribuiti un compenso per il loro utilizzo, attraverso un accordo che rende di fatto le piattaforme digitali responsabili dei contenuti diffusi sul web. Gli editori o autori possono anche decidere di non mettere a disposizione i propri contenuti. Facebook e Google restano comunque responsabili per i materiali pubblicati e dovranno vigilare che non venga violato il copyright. Per farlo, si serviranno di algoritmi dal cui uso si teme possa scaturire una censura preventiva. Mentre la Direttiva non limita le condivisioni da parte degli utenti, rispetto alle quali le piattaforme non hanno nessun obbligo di monitoraggio, la rimozione dei contenuti non autorizzati deve avvenire dietro specifica segnalazione.

Così la vera forza della Rete, come la conosciamo oggi, rimane intatta anche dopo questo provvedimento. E chi sarà a perderci davvero: i monopolisti digitali, gli editori, gli utenti? Solo quando gli Stati avranno attuato la Direttiva si potrà capire se questo provvedimento ha funzionato. Ma soprattutto come si muoveranno Facebook e Google, che per ora non temono ripercussioni. Tre anni infatti rischiano di essere un tempo troppo lungo e non è possibile prevedere come evolverà la Rete, ma soprattutto il rapporto degli utenti con il web. Intanto, bisogna riconoscere all’Europa il merito di essere riuscita a portare a casa, anche se in modo non del tutto coeso, il provvedimento prima delle elezioni del 26 maggio. E di essere stata la prima ad agire, prendendo coscienza degli effetti del web, in particolar modo sul lavoro dei giornalisti e delle testate.

Manca un tassello importante. L’Europa non è ancora intervenuta sulle fake news. La forza virale delle piattaforme è un dato di fatto ormai. Questi monopolisti sono capaci di polarizzare l’opinione pubblica, generando fenomeni di massa sociali e politici molto forti, l’esempio più eclatante riguarda il tema delle vaccinazioni. Fino a ora nessuno ha imposto ai monopolisti digitali di essere responsabili per le relazioni che generano e sulle quali si reggono, come racconta l’articolo del New York Times. Attraverso meccanismi di controllo e strumenti sanzionatori, gli Stati dovrebbero prepararsi e attrezzarsi per “contenere” la forza virale della Rete. Altrimenti qualunque intervento, come quello sul copyright, rischia di rimanere solo sulla carta. 

È laureata magistrale in Giurisprudenza alla “Sapienza” di Roma e giornalista praticante. Un motto: «il dovere di ogni giornalista è scrivere quello che vede» di Anna Politkovskaja

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Attualità

Sicilia vacanti Il primo album di Alessandro D’Andrea Calandra

Redazione Foritalynews

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S’intitola “Sicilia vacanti” il primo album dell’agrigentino Alessandro D’Andrea Calandra che con questo lp si affaccia nel modo discografico italiano. Lo fa con un disco scritto in dialetto, dando libero sfogo allo stile musicale che meglio definisce la sua terra natia. Un genere ethno-folk che risente della tradizione culturale siciliana, affondando le radici in un passato remoto fatto di storie da raccontare.

Storie vissute, ascoltate e che, nelle tracce di Sicilia vacanti, diventano quadri cangianti dai colori speziati, spargendo profumi antichi. Pregni di sapori atti a contraddistinguere un’epoca. Storie di immigrazione, di viaggi, di coraggio, di persone che affrontano disavventure ritrovando la loro terra o combattendo per essa.

I brani del nuovo album di Alessandro D’Andrea Calandra danno voce alle persone che nella sua Sicilia hanno vissuto e lottato in questi frangenti musicali. “Sicilia vacanti”; “Èuno”; “L’Isola di Allah”; “Danza saracina chista sira!”; “Federicu (gioia di lu munnu)”; “L’avemooh hoonkya dance”; “Cumpagna Luna”; “Cori fa’ la vovò”; “Si ‘u munnu fussi amuri”; “Cugliemuli sti spichi!” sono la tracklist di un “progetto d’amore”.

Le parole intersecano una musica soave ed etnica, capace di far viaggiare la mente dell’ascoltatore in quei meandri storici. Ci si addentra negli orizzonti dispersi di un passato lontano. Palermo, Agrigento, l’impero bizantino, i Saraceni. Immagini storiche che descrivono un mosaico di suoni pronto ad ergersi difronte a noi mostrando la realtà di un popolo caparbio. Un popolo fiero che ha messo le sue radici in quel tempo e che in quelle immagini rivede sé stesso.

Alessandro D’Andrea Calandra pubblica “Sicilia vacanti”. Un disco inedito fatto di canzoni che, prese nel loro insieme, diventano le splendide figure di unico quadro dipinto a mano dall’artista.

Segui Alessandro D’Andrea Calandra su FB / IG / TT / YT

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Attualità

Primavera, e la moda torna a scegliere il fiore

Da millenni l’abito femminile ha fatto proprio in varie forme questo delicato decoro

Gloria Gualandi

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I vestiti a fiori tornano protagonisti dei look di stagione. Lo segnala Elle, che parla di charme in boccio. Spiega che i vestiti ultra bouquet vanno arricchiti con camperos, tweed e accessori infiorettati a dovere.

La tendenza floreale della moda Primavera Estate sboccia sulle passerelle in uno spettro ampissimo che va dagli abiti stampati – come quello con gonna a corolla di Dior o la creazione Comme des Garçons – all’anturium dress di Loewe in cui l’abito è il fiore stesso. E poi – racconta ancora Elle – ecco vestiti con ricami e applicazioni floreali 3D dal rosso Bottega Veneta al nude dress in stile primavera botticelliana di Acne Studios fino ai boccioli décor che fioriscono sulle tote bag Prada: le collezioni Primavera Estate sulle passerelle interpretano cosi la tendenza floreale.

Guardando indietro nel tempo – come invita a fare dal canto suo Harper Bazaar – la tendenza a integrare i fiori di tessuto nel proprio guardaroba proviene dall’antico Oriente: 1500 anni fa le donne cinesi che frequentavano il Palazzo Imperiale si agghindavano i capelli con preziosi fiori in seta, poi la moda passò alla nobiltà cinese, al Giappone, alla Corea e, infine, grazie all’apertura di nuove rotte mercantili, approdò anche in Occidente. In Italia dei fiori di seta si iniziano ad avere tracce a partire dal XII secolo. Da qui viaggiarono per tutta Europa per poi mettere radici in Francia, prima di tornare a migrare verso l’Inghilterra e poi l’America. Per un po’ di tempo se ne persero le tracce, finché le rosette non iniziarono a comparire sulle scarpe della nobiltà del XVI e XVII secolo, quando l’aristocrazia le accompagnò con fiocchi e nastri sgargianti per decorare l’allacciatura. Godettero poi di un periodo particolarmente florido in età vittoriana, verso la fine del 1800: drammatici e intrisi di una bellezza decadente, i fiori di seta, soprattutto se tinti di nero, si sposarono bene con le atmosfere cupe del tempo e con la moda gotica che iniziò a mettere radici.

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Attualità

“Passioni in Fiera” un successo che cresce

Conclusa con grande successo la due giorni di eventi e di forti attrazioni nel Quartiere Fieristico aretino

Paolo Castiglia

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“Un viaggio nel tempo, con le testimonianze e gli oggetti del passato, e nel futuro con le innovazioni presenti in tutti i settori”. Per Ferrer Vannetti, presidente di Arezzo Fiere e Congressi la appena conclusa quarta edizione di “Passioni in Fiera” che ha catalizzato l’attenzione generale nello scorso weekend, è stata per le famiglie, gli operatori e i protagonisti che vi hanno preso parte “come entrare in una scatola delle meraviglie: ai visitatori che varcavano la soglia si apriva un caledoscopico universo fatto di colori, profumi, sapori, e soprattutto di persone che si dedicano con grande amore alle loro attività, e si impegnano per trasmettere la loro passione sal pubblico con un grande coinvolgimento”.

Si è trattato infatti di una due giorni di grandi passioni e divertimento per tutti, un altro fine settimana di grandi eventi di forti attrazioni al quartiere fieristico di Arezzo Fiere con oltre 13.000 presenze fra Passioni In Fiera e la mostra del Fumetto e del Disco. Visitatori aretini e non solo, erano molti quelli provenienti da un ampio bacino della Toscana, Umbria, Lazio e Marche.

Ma ovviamente, spiega ancora Vannetti, “Arezzo Fiere non si ferma qui: concluso questo week end con feedback positivi sia da parte degli espositori che dal pubblico intervenuto – spiega il presidente – Arezzo Fiere si concentra fin da subito sugli appuntamenti delle prossime settimane, tra cui quello con il Calcit del 22-23-24 marzo, per poi proiettarsi verso la 43esima edizione di OroArezzo, la nostra storica Fiera Internazionale dell’Oreficeria, organizzata da Italian Exhibition Group nei nostri rinnovati spazi espositivi dall’11 al 14 maggio prossimi.

Tornando a Passioni in Fiera, mai nome è stato scelto in modo più appropriato: si è vista tanta passione accendersi negli occhi del pubblico, adulti e bambini, grazie alle persone che ad Arezzo Fiere hanno portato e condiviso con generosità una parte importante della loro vita. Il bilancio è quindi molto positivo per gli organizzatori e per l’Ente Fieristico aretino, e non solo per i grandi numeri dell’afflusso di pubblico, ma anche perché erano rappresentate all’interno degli spazi fieristici davvero molte categorie: dalla floricoltura, al vivaismo, alla ceramica, all’artigianato artistico, ai prodotti e servizi per l’outdoor, per la casa e il giardino. Catalizzatore di interesse ed attenzione è stata sicuramente l’area dedicata alla Fattoria, con splendidi esemplari di avicoli ornamentali, alpaca, equini e bovini, da poter osservare da vicino e, con il permesso dell’allevatore, accarezzare.

L’intrattenimento per bambini ha visto continuativamente nei due giorni impegnato il parco avventura. Le altre attività, presentate nell’area sportiva, e proposte a tutti quelli che volevano cimentarsi, tra cui Il kartodromo, il pattinaggio, ballo e arti marziali orientali, sono state organizzate da Arezzo Fiere in collaborazione con la UISP (Unione Italiana Sport Per tutti), Associazione di promozione sportiva che vuole affermare il valore sociale dello sport, bene sociale che contribuisce alla salute e alla qualità della vita. Importante è stata anche la presenza del terzo settore, che ha fatto conoscere al pubblico le loro attività sociali e di inclusione.

Ricca e variegata anche l’area Food, con proposte di cucine tipiche dall’Italia e dal mondo, e con l’offerta di birre artigianali che hanno permesso di aggiungere un momento di convivialità e piacere alle giornate trascorse in Fiera. Molto frequentato anche il nuovo padiglione “Nirvana”, un vero e proprio viaggio nel mondo olistico e del benessere con Expo di artigianato e bio, area relax, con trattamenti olistici e un percorso dedicato al mistero e alla magia. Durante l’evento si sono tenute anche conferenze gratuite, workshop e meditazioni per il sé interiore. Vivissima soddisfazione anche per gli organizzatori della Mostra del Fumetto che organizzano ad Arezzo, ormai stabilmente, due appuntamenti l’anno con davvero ottime risposta dagli operatori e dagli instancabili collezionisti.

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