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Attualità

Anna Falchi, splendida nei suoi primi cinquant’anni

“Oggi mi piacerebbe essere giudicata per la mia professionalità, non più per l’aspetto esteriore”

Gino Morabito

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Curve mozzafiato e lineamenti perfetti. A scoprirla giovanissima è Federico Fellini, gli serviva un volto nuovo per uno spot. Da allora la conturbante finlandese ne ha fatta di strada. Iconico sex symbol e pin-up da calendario, l’attrice, modella e conduttrice televisiva anche oggi non scherza! Splendida più che mai nei suoi primi cinquant’anni, Anna Falchi professa la libertà di sentirsi donna.

Entusiasta conduttrice de I fatti vostri in duo con Salvo Sottile, lo storico contenitore mattutino di Rai 2 arrivato alla doppia cifra di share.

«Da quando finalmente mi hanno offerto una trasmissione così importante nel daytime della Rai, ogni mattina mi sveglio felice: il pubblico, i colleghi, la diretta, il batticuore.»

Rientrare in tivù è stato un po’ come rimettersi in gioco con la consapevolezza della propria maturità di donna.

«Nel tempo ho acquisito un bagaglio di esperienze importanti, ragionando delle scelte oculate; proponendomi nella veste di conduttrice televisiva anche in emittenti più piccole come Telenorba, che è stata una grandissima scuola di vita, un’importantissima palestra che mi è servita ad approdare sulla Rai.»

Andare tutti i giorni in diretta sul secondo canale è come passare da zero a cento in un secondo.

«Ti senti addosso tutta quell’adrenalina, quell’emozione che è anche un incanto.»

Tanti i temi affrontati per raccontare, con la leggerezza di un programma di intrattenimento, quelle pagine del nostro costume, che ci fanno sentire fieri di essere italiani.

«Degli italiani ammiro soprattutto il saper fronteggiare le situazioni difficili come quella che stiamo ancora vivendo, sentendoci tutti uniti, con una gran voglia di ripartire. Penso ai flash mob dai balconi, quando ci affacciavamo a cantare, oppure a vedere sfrecciare sopra le nostre teste la Pattuglia acrobatica nazionale delle Frecce tricolori. Anche io e Alyssa eravamo affacciate dal balcone, mano sul cuore, a intonare l’Inno di Mameli.»

Una figlia a cui augurare un futuro costellato di grande curiosità nei confronti della vita.

«Spero che nella sua crescita non smetta mai di accompagnarla la voglia di conoscenza, il desiderio di sapere, la cultura. Auguro ad Alyssa di essere sempre curiosa della vita, quel nutrimento indispensabile a mantenerci giovani.»

Ancora vivido il ricordo di quel lido romagnolo che Anna Kristiina Palomäki Falchi custodisce gelosamente nel cuore.

«Quando mi sento un po’ giù ripenso all’immagine di una spiaggia d’inverno. Mi ricorda mia madre che, partendo da Tampere, arrivò da sola in Italia. L’elemento dell’acqua è essenziale nella mia vita: dai laghi finlandesi ci spostiamo ai lidi di Rimini, e da lì a Scandiamo, dove siamo cresciuti io e mio fratello. Quella spiaggia romagnola custodisce le mie radici.»

Lasciare un buon esempio. Non dare niente per scontato godendosi ogni giorno come se fosse il più bello, non trascurando l’amore.

«Penso che l’amore sia la cosa più importante per un essere umano. È quel sentimento che ti dà un’energia incredibile, quella passione che ti travolge, se non cerchi di dominarla ma lasciandola fluire liberamente. Mi auguro che le persone possano ritrovare il gusto del contatto, dell’incontro; quella voglia di organizzare una serata ritrovandosi ancora una volta insieme.»

Con una recitazione ancora acerba, nel 1992 esordisce come testimonial di uno spot televisivo diretto da Federico Fellini. Si narra che il regista la incitò: “Anna, devi essere un po’ gattina e un po’ mignotta!”.

«Quell’esortazione era finalizzata all’interpretazione dello spot, non all’atteggiamento da assumere nella vita. Per Fellini dovevo essere ammiccante. Ricordo un meraviglioso incontro, la realizzazione del sogno di cominciare a lavorare nel cinema. Da lì è partito tutto.»

L’incredibile popolarità dei Novanta, il calendario di Max, gli inseguimenti dei paparazzi come ne La dolce vita.

«Mi manca lo star system di quei tempi, anche se era difficile gestire la popolarità, i media potevano crearti e distruggerti, mentre oggi con i social sei tu a scegliere cosa e come comunicare con il pubblico. Però l’immagine costruita allora dura nel tempo, io vivo ancora di rendita.»

Modella e attrice di tivù, cinema e teatro. Splendida nei suoi primi cinquant’anni.

«Non amo le ricorrenze, non mi piace sentirmi al centro dell’attenzione, ma il regalo lo pretendo, è obbligatorio. Adoro le sorprese.»

Scrutando nei suoi occhi azzurro-verde si scorge l’espressione di chi non vuole rincorrere la giovinezza a tutti i costi.

«Ho un ottimo rapporto con il tempo, non mi spaventa. Quello che dovevo mostrare fisicamente, l’ho mostrato. E anche troppo! Oggi mi piacerebbe essere giudicata per la mia professionalità, non più per l’aspetto esteriore.»

In un mix esplosivo di finlandese e romagnolo, professa fieramente la propria libertà di sentirsi donna.

«Una donna che si porta bene la sua età e sta bene con sé stessa: autonoma, indipendente, sicura di sé, che tira su una figlia e si realizza nel proprio lavoro. Riflessa nello specchio vedo l’immagine vincente della donna di oggi.»

Di umili origini letterarie, cresciuto a pane e Thoreau e strizzando l’occhio a Paperino, impara presto a usare la penna e diversifica la sua scrittura: ora pubblicando un libro di giochi, ora un racconto, ora un romanzo che ti fa volare e perfino una raccolta di poesie giovanili. Abitante delle redazioni musicali e dello spettacolo, già habitué della scrittura creativa, approfondisce la strategia di comunicazione per imparare che alla fine bisogna scrivere in profondità, non in lunghezza. Facendo bene i conti quarant’anni in poche righe. È un buon inizio. Contatti: morabitogino2176@gmail.com https://www.musicaintorno.it/

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Attualità

Sicilia vacanti Il primo album di Alessandro D’Andrea Calandra

Redazione Foritalynews

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S’intitola “Sicilia vacanti” il primo album dell’agrigentino Alessandro D’Andrea Calandra che con questo lp si affaccia nel modo discografico italiano. Lo fa con un disco scritto in dialetto, dando libero sfogo allo stile musicale che meglio definisce la sua terra natia. Un genere ethno-folk che risente della tradizione culturale siciliana, affondando le radici in un passato remoto fatto di storie da raccontare.

Storie vissute, ascoltate e che, nelle tracce di Sicilia vacanti, diventano quadri cangianti dai colori speziati, spargendo profumi antichi. Pregni di sapori atti a contraddistinguere un’epoca. Storie di immigrazione, di viaggi, di coraggio, di persone che affrontano disavventure ritrovando la loro terra o combattendo per essa.

I brani del nuovo album di Alessandro D’Andrea Calandra danno voce alle persone che nella sua Sicilia hanno vissuto e lottato in questi frangenti musicali. “Sicilia vacanti”; “Èuno”; “L’Isola di Allah”; “Danza saracina chista sira!”; “Federicu (gioia di lu munnu)”; “L’avemooh hoonkya dance”; “Cumpagna Luna”; “Cori fa’ la vovò”; “Si ‘u munnu fussi amuri”; “Cugliemuli sti spichi!” sono la tracklist di un “progetto d’amore”.

Le parole intersecano una musica soave ed etnica, capace di far viaggiare la mente dell’ascoltatore in quei meandri storici. Ci si addentra negli orizzonti dispersi di un passato lontano. Palermo, Agrigento, l’impero bizantino, i Saraceni. Immagini storiche che descrivono un mosaico di suoni pronto ad ergersi difronte a noi mostrando la realtà di un popolo caparbio. Un popolo fiero che ha messo le sue radici in quel tempo e che in quelle immagini rivede sé stesso.

Alessandro D’Andrea Calandra pubblica “Sicilia vacanti”. Un disco inedito fatto di canzoni che, prese nel loro insieme, diventano le splendide figure di unico quadro dipinto a mano dall’artista.

Segui Alessandro D’Andrea Calandra su FB / IG / TT / YT

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Attualità

Primavera, e la moda torna a scegliere il fiore

Da millenni l’abito femminile ha fatto proprio in varie forme questo delicato decoro

Gloria Gualandi

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I vestiti a fiori tornano protagonisti dei look di stagione. Lo segnala Elle, che parla di charme in boccio. Spiega che i vestiti ultra bouquet vanno arricchiti con camperos, tweed e accessori infiorettati a dovere.

La tendenza floreale della moda Primavera Estate sboccia sulle passerelle in uno spettro ampissimo che va dagli abiti stampati – come quello con gonna a corolla di Dior o la creazione Comme des Garçons – all’anturium dress di Loewe in cui l’abito è il fiore stesso. E poi – racconta ancora Elle – ecco vestiti con ricami e applicazioni floreali 3D dal rosso Bottega Veneta al nude dress in stile primavera botticelliana di Acne Studios fino ai boccioli décor che fioriscono sulle tote bag Prada: le collezioni Primavera Estate sulle passerelle interpretano cosi la tendenza floreale.

Guardando indietro nel tempo – come invita a fare dal canto suo Harper Bazaar – la tendenza a integrare i fiori di tessuto nel proprio guardaroba proviene dall’antico Oriente: 1500 anni fa le donne cinesi che frequentavano il Palazzo Imperiale si agghindavano i capelli con preziosi fiori in seta, poi la moda passò alla nobiltà cinese, al Giappone, alla Corea e, infine, grazie all’apertura di nuove rotte mercantili, approdò anche in Occidente. In Italia dei fiori di seta si iniziano ad avere tracce a partire dal XII secolo. Da qui viaggiarono per tutta Europa per poi mettere radici in Francia, prima di tornare a migrare verso l’Inghilterra e poi l’America. Per un po’ di tempo se ne persero le tracce, finché le rosette non iniziarono a comparire sulle scarpe della nobiltà del XVI e XVII secolo, quando l’aristocrazia le accompagnò con fiocchi e nastri sgargianti per decorare l’allacciatura. Godettero poi di un periodo particolarmente florido in età vittoriana, verso la fine del 1800: drammatici e intrisi di una bellezza decadente, i fiori di seta, soprattutto se tinti di nero, si sposarono bene con le atmosfere cupe del tempo e con la moda gotica che iniziò a mettere radici.

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Attualità

“Passioni in Fiera” un successo che cresce

Conclusa con grande successo la due giorni di eventi e di forti attrazioni nel Quartiere Fieristico aretino

Paolo Castiglia

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“Un viaggio nel tempo, con le testimonianze e gli oggetti del passato, e nel futuro con le innovazioni presenti in tutti i settori”. Per Ferrer Vannetti, presidente di Arezzo Fiere e Congressi la appena conclusa quarta edizione di “Passioni in Fiera” che ha catalizzato l’attenzione generale nello scorso weekend, è stata per le famiglie, gli operatori e i protagonisti che vi hanno preso parte “come entrare in una scatola delle meraviglie: ai visitatori che varcavano la soglia si apriva un caledoscopico universo fatto di colori, profumi, sapori, e soprattutto di persone che si dedicano con grande amore alle loro attività, e si impegnano per trasmettere la loro passione sal pubblico con un grande coinvolgimento”.

Si è trattato infatti di una due giorni di grandi passioni e divertimento per tutti, un altro fine settimana di grandi eventi di forti attrazioni al quartiere fieristico di Arezzo Fiere con oltre 13.000 presenze fra Passioni In Fiera e la mostra del Fumetto e del Disco. Visitatori aretini e non solo, erano molti quelli provenienti da un ampio bacino della Toscana, Umbria, Lazio e Marche.

Ma ovviamente, spiega ancora Vannetti, “Arezzo Fiere non si ferma qui: concluso questo week end con feedback positivi sia da parte degli espositori che dal pubblico intervenuto – spiega il presidente – Arezzo Fiere si concentra fin da subito sugli appuntamenti delle prossime settimane, tra cui quello con il Calcit del 22-23-24 marzo, per poi proiettarsi verso la 43esima edizione di OroArezzo, la nostra storica Fiera Internazionale dell’Oreficeria, organizzata da Italian Exhibition Group nei nostri rinnovati spazi espositivi dall’11 al 14 maggio prossimi.

Tornando a Passioni in Fiera, mai nome è stato scelto in modo più appropriato: si è vista tanta passione accendersi negli occhi del pubblico, adulti e bambini, grazie alle persone che ad Arezzo Fiere hanno portato e condiviso con generosità una parte importante della loro vita. Il bilancio è quindi molto positivo per gli organizzatori e per l’Ente Fieristico aretino, e non solo per i grandi numeri dell’afflusso di pubblico, ma anche perché erano rappresentate all’interno degli spazi fieristici davvero molte categorie: dalla floricoltura, al vivaismo, alla ceramica, all’artigianato artistico, ai prodotti e servizi per l’outdoor, per la casa e il giardino. Catalizzatore di interesse ed attenzione è stata sicuramente l’area dedicata alla Fattoria, con splendidi esemplari di avicoli ornamentali, alpaca, equini e bovini, da poter osservare da vicino e, con il permesso dell’allevatore, accarezzare.

L’intrattenimento per bambini ha visto continuativamente nei due giorni impegnato il parco avventura. Le altre attività, presentate nell’area sportiva, e proposte a tutti quelli che volevano cimentarsi, tra cui Il kartodromo, il pattinaggio, ballo e arti marziali orientali, sono state organizzate da Arezzo Fiere in collaborazione con la UISP (Unione Italiana Sport Per tutti), Associazione di promozione sportiva che vuole affermare il valore sociale dello sport, bene sociale che contribuisce alla salute e alla qualità della vita. Importante è stata anche la presenza del terzo settore, che ha fatto conoscere al pubblico le loro attività sociali e di inclusione.

Ricca e variegata anche l’area Food, con proposte di cucine tipiche dall’Italia e dal mondo, e con l’offerta di birre artigianali che hanno permesso di aggiungere un momento di convivialità e piacere alle giornate trascorse in Fiera. Molto frequentato anche il nuovo padiglione “Nirvana”, un vero e proprio viaggio nel mondo olistico e del benessere con Expo di artigianato e bio, area relax, con trattamenti olistici e un percorso dedicato al mistero e alla magia. Durante l’evento si sono tenute anche conferenze gratuite, workshop e meditazioni per il sé interiore. Vivissima soddisfazione anche per gli organizzatori della Mostra del Fumetto che organizzano ad Arezzo, ormai stabilmente, due appuntamenti l’anno con davvero ottime risposta dagli operatori e dagli instancabili collezionisti.

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