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Interviste

Red Canzian, sul palco come nella vita

«Se parliamo di esseri umani, nel tempo può durare solo la passione, perché tutto il resto invecchia»

Gino Morabito

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Aveva diciassette anni, giovanissimo esordiente sul palco di un festival. All’epoca non era ancora all’altezza di potersi esibire difronte al pubblico, però gli piaceva cantare e propose un pezzo di Paul McCartney, Yesterday.

Quando vinse quella manifestazione, comunque importante perché la presentava già Pippo Baudo, Bruno capì due cose: aveva un look improbabile, per cui si sarebbe reso necessario molto lavoro per costruirsi l’immagine di rockstar, e che, per tirarlo giù da quel palco, avrebbero dovuto abbatterlo.

Il racconto inedito di Red Canzian è quello di un uomo, la cui forte personalità artistica trova ispirazione e nutrimento nell’insaziabile fame di vita e musica che fluiscono nella stessa anima. Si mette a nudo, con estrema naturalezza, rendendoci partecipi di alcuni momenti privati che toccano le corde più intime del dolore e della speranza.

Giovedì 19 maggio allo Sheraton di Catania Red Canzian racconta il nostro tempo e si racconta. Un incontro durante il quale il dott. Salvo Noè, psicoterapeuta e scrittore, già consulente di Rai 1, prendendo spunto da alcuni brani dell’artista, affronta tematiche legate alla vita di noi tutti.

«Non mi sono mai ritagliato nella vita il ruolo del consigliere perché è decisamente complicato. Ogni vita, come ogni storia d’amore, è un racconto a sé e diventa difficile, se non impossibile, entrare nelle esigenze, nei percorsi, nei particolari di esistenze che non conosci a fondo. Ecco perché sono diventato un narratore, un testimone del tempo.»

Un incontro fortemente voluto dal compositore, cantante, polistrumentista e produttore discografico, che sancisce inequivocabilmente il suo fortissimo legame con la Sicilia.

«Con la Sicilia ho un rapporto bellissimo da sempre, perché la trovo un crogiuolo di anime, di razze, di emozioni, con una storia irripetibile. La Sicilia ha un cuore vivo e ardente nell’Etna che è ancora, in realtà, la madre di quella terra. Più semplicemente, quando sono in Sicilia mi sento felice.»

La tappa etnea del musicista originario di Quinto di Treviso segue la sua partecipazione al concerto dedicato all’amico Franco Battiato al teatro Antico di Taormina.

«A Franco mi lega la musica sperimentale degli inizi, nella stessa casa discografica, quando si apprestava a realizzare l’album “Fetus”. Poi lui scrisse il mio secondo quarantacinque giri e andammo a Londra a registrarlo insieme. E ancora, quando i Capsicum Red si sciolsero e mi volle negli Osage Tribe, un gruppo che aveva inventato lui stesso; per non parlare della meravigliosa parmigiana di melanzane che preparava sua mamma a Milano…»

La voce e il basso, Phil al pianoforte, Chiara che fa i cori e canta alcuni pezzi, Bea in regia. Il ritorno sul palco di Red Canzian, in musica e parole.

«Il concerto-racconto attraversa la mia storia: quella di tutti quei ragazzi nati negli anni ‘50 che hanno avuto la fortuna di vivere un periodo di grandi cambiamenti, figli del boom economico, con la prima televisione in bianco e nero, il rock’n’roll di Elvis, la musica dei Beatles e i sogni dei ragazzi del ‘68, con quella voglia di cambiare il mondo… e così, passo dopo passo, fino ad arrivare alle storie di oggi.»

Ha girato l’Italia e ovunque ha fatto sold out: Casanova opera pop, la storia di un sognatore.

«Il nostro sogno di Casanova mi ha portato a ricevere il Leone di San Marco, simbolo della città di Venezia, ed io l’ho giustamente dedicato a mia moglie Bea, perché amo coinvolgerla in tutto quello che faccio. E poi l’applauso in teatro il 22 febbraio scorso per la prima a Treviso di quattro date sold out. Un applauso scrosciante, infinito, emozionante. Mi viene la pelle d’oca a raccontarlo.»

Il primo grazie, quello più importante.

«Va a mia moglie e ai miei figli. Nella situazione d’emergenza Bea ha supervisionato e fatto da collante tra i vari reparti dello spettacolo, i debutti in teatro e l’ospedale. Era ovunque, non riesco ancora a capire come ci sia riuscita. E poi l’amore dei miei figli e di tutte le persone che ho sentito vicine. La loro preoccupazione, le preghiere spese per me. Sono stati semplicemente meravigliosi. Grazie di cuore!»

Un autentico capolavoro di incastri: “Non esiste uno spettacolo al mondo con trenta cambi di scena”.

«Di recente con la mia famiglia siamo stati a Londra, su invito dei nostri partner inglesi che si occuperanno della distribuzione di Casanova nel mondo, ed è la prima volta che l’Inghilterra si interessa a un musical italiano. Mi piace sottolinearlo perché per me è una nota di orgoglio. Lì siamo andati a vedere due musical con dieci cambi di scena. Quelli sarebbero già considerati spettacoli molto ricchi: dieci cambi di scena dove variano alcuni elementi, pochi oggetti a definire un’ambientazione che viene appena citata… Con Casanova entri nel Campiello, in piazza San Marco, all’interno dei palazzi nobiliari. Sei a Venezia.»

Una città, la Venezia del ‘700, che, seppur in un periodo di decadenza, insegnava al mondo l’arte, l’eleganza, la raffinatezza.

«Entri nello splendido barocco di Palazzo Labia e, nel Salone da ballo, sei rapito da uno dei capolavori del Tiepolo. In questa città ogni capitello racconta una storia. Poi Venezia è anche il rumore delle “bricole”: quei pali di legno legati tra loro, che scricchiolano quando l’acqua li muove. Casanova inizia proprio con il rumore dell’acqua, il cigolio delle briccole e in lontananza i gabbiani. Per una buona mezz’ora, prima che si alzi il sipario sullo spettacolo, mandiamo quel sottofondo, affinché le persone che arrivano in teatro entrino già nell’atmosfera del musical. Lo stesso Phil, mio figlio, per gli arrangiamenti, è andato a ricercare i suoni ritmici delle calli di notte, dei pontili in legno, delle gondole che sbattono tra loro. L’effetto è incredibile.»

Una bellezza commovente, eterna come la passione.

«Se parliamo di esseri umani, nel tempo può durare solo la passione, perché tutto il resto invecchia. Con gli anni la passione prende corpo e sostanza, acquisisce una nuova consapevolezza di sé: ad esempio, l’amore e la passione che provo oggi per mia moglie sono completamenti diversi rispetto a quelli di trent’anni fa. Tuttavia sono sentimenti molto più maturi e profondi.»

L’amore, le separazioni, i figli, l’amicizia, i lutti. Sono alcune delle tematiche legate alla vita di un “testimone del tempo” che racconta del proprio vissuto.

«La mia è stata una vita fortunata, anche se non credo alla fortuna, partecipando decisamente affinché determinati eventi accadessero. È stata ed è una vita bella, significativa, nella quale ho sempre agevolato gli incontri. Perché è dagli incontri che nascono le occasioni importanti.»

Un meraviglioso viaggio nella memoria, con qualche aneddoto personale che lega Red Canzian a miti immortali della musica.

«Sicuramente l’incontro più emozionante è stato quello con Paul McCartney, per realizzare un video contro il maltrattamento degli animali. Paul si divertì molto nell’apprendere che, oltre al grande amore per gli animali che ci accomunava, anch’io fossi un bassista come lui e che, come lui, anch’io facessi parte di una band storica. Poi gli dissi che avevo il basso Hofner e molto carinamente mi propose di andare a suonare qualcosa insieme. Credo di essere l’unico artista italiano ad avere delle foto con Paul McCartney insieme a tutta la mia famiglia. Era il mio idolo da ragazzino e allora, per una volta, mi sono ritrovato dalla parte di tutti quei fan che mi fermano per chiedere l’autografo. Grazie a quell’incontro, ho imparato a rispettare molto di più le loro richieste, ad assecondare il loro amore. Certo, ripensando agli incontri significativi della mia vita, la memoria corre inevitabilmente a Valerio (Negrini, N.d.R.) e a Stefano, e al dolore che continuo a provare per la loro perdita.»

In questa misteriosa corsa ad ostacoli che è la vita, tanti i traguardi raggiunti. Forse un treno perso.

«L’unico rammarico è quando con i Pooh non siamo saliti sul treno che ci avrebbe portato all’estero. Attraversavamo un periodo in cui eravamo molto richiesti e saremmo potuti diventare come Eros, Laura, Bocelli… fuori dai nostri confini. Forse per una nota di provincialismo, o magari perché tenevamo troppo al mercato e al nostro pubblico, abbiamo continuato a lavorare in Italia dedicandoci poco all’estero. A parte quello, direi che è andato tutto molto bene.»

Bisogna capire qual è la strada da imboccare.

«Se si fa un ragionamento analitico, è ovvio che – su un piano meramente economico – si capisce subito cosa conviene fare, scegliendo in base al valore maggiore. Ma non è detto che quello che vale di più poi ti faccia sentire felice. Io ho sempre fatto una prima valutazione tecnica, dopodiché mi impongo di dimenticare e scelgo con il cuore. Allora può succedere di imboccare la strada impervia, quella più svantaggiosa; capita di sbagliare. Il cuore sbaglia più della testa, è assodato. Ma, quella volta che non ha sbagliato, è stata una grande vittoria.»

Palcoscenico e famiglia, i due elementi fondanti di una vita fatta di musica.

«Sono complementari e camminano di pari passo. Nella mia vita questi due aspetti si fondono insieme e rappresentano i momenti che mi fanno sentire bene. Palcoscenico e famiglia sono il mio stato di grazia.»

Uno stato di grazia, un momento felice di creatività artistica declinata anche nella realizzazione di un libro disco, partendo dalla drammatica esperienza vissuta. Raccontare quanto vale riuscire a scendere dal letto in ospedale per la prima volta, sentire il rumore dell’acqua sulle mani. E avere voglia di andare avanti.

«Grazie a Dio, sto vivendo un momento di grandissima creatività. È un periodo in cui mi sento molto ispirato: qualche giorno fa, in veranda, in un quarto d’ora ho scritto quella che ha tutte le potenzialità per diventare una buona canzone. Quanto al libro disco, è un’idea che mi piace, perché mi piace raccontare. E, nel racconto, mi viene naturale unire la parola alla musica.»

Quella stessa musica che per alcuni è il linguaggio di Dio, la cosa più vicina alla felicità.

«Felicità è una parola che ho paura a pronunciare. Troppo grande, talmente sconfinata. Piuttosto sono sereno. Perché è con la serenità d’animo, che si riescono ad affrontare i problemi, per giungere poi alla felicità. E “la felicità è reale solo quando è condivisa”.»

Di umili origini letterarie, cresciuto a pane e Thoreau e strizzando l’occhio a Paperino, impara presto a usare la penna e diversifica la sua scrittura: ora pubblicando un libro di giochi, ora un racconto, ora un romanzo che ti fa volare e perfino una raccolta di poesie giovanili. Abitante delle redazioni musicali e dello spettacolo, già habitué della scrittura creativa, approfondisce la strategia di comunicazione per imparare che alla fine bisogna scrivere in profondità, non in lunghezza. Facendo bene i conti quarant’anni in poche righe. È un buon inizio. Contatti: morabitogino2176@gmail.com https://www.musicaintorno.it/

Interviste

ASSOLO di ANNA DARI, il suono potente della vita

Spettacolare, impetuosa, delirante. Tutta la potenza rigenerante della solitudine ripiegata in un ASSOLO. La creatività musicale e poetica di Anna Dari trasforma le tenebre in luce e riaccende la vita

Gino Morabito

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Pianista per scelta, compositrice per caso, scrittrice per passione. La sensibile artista astigiana combatte il male oscuro della depressione con l’arma della propria musica e vince. Nel 2020 il primo premio al Concorso internazionale “Salvatore Quasimodo” sezione Musica al prestigioso CET di Mogol e nell’agosto 2021 pubblica Oltre la nebbia. Un progetto discografico nuovo, diverso, metaforico. Con un cambio di rotta e di stile rispetto ai primi dieci anni del suo comporre. L’album (edito da Blue Spiral Records) contiene sette gemme preziose, tra cui la raffinata e struggente ASSOLO che aveva dato il la iniziale.

Realizzato dallo studio ImagesLab di Asti, il video di ASSOLO rappresenta l’ultimo atto di un percorso interiore iniziato con la composizione del brano nell’estate 2017. Erano trascorsi due anni e mezzo di totale silenzio. Un periodo durante il quale Anna Dari aveva deciso di chiudere definitivamente il coperchio del suo pianoforte e della composizione pianistica. Ma il destino ribalta le carte in tavola e la pone in relazione con un’altra anima a lei affine. Travagliata, fragile, in cerca di un appiglio. La colpisce fortemente la storia, per la potente energia che quell’uomo era riuscito a sprigionare dal fondo del pozzo in cui si trovava. Straordinariamente capace di superare la sofferenza fisica dovuta a un grave incidente che aveva compromesso in modo significativo l’uso del piede e quindi della camminata. Ma il sogno, da appassionato runner, di partecipare alla maratona cui tanto anelava, lo spingono ad allenarsi sistematicamente. Senza cedere allo sconforto né alla paura dell’insuccesso o alla facile rinuncia. E così fu. Il trionfo della volontà e della sete di vivere sul dolore psicofisico invasivo. Pur nel profondo di un forte stato depressivo, anche Anna Dari sente la spinta emotiva ad alzarsi dal letto ed avvicinarsi nuovamente alla tastiera. Dopo due anni e mezzo di ferma compositiva, trasforma la storia di quell’uomo in musica. E nasce ASSOLO (disponibile al seguente link:

https://youtu.be/F35Aj_oNqfw

Il desiderio di realizzare un video del brano si è protratto nel tempo fino ad arrivare ad oggi e alla meravigliosa opportunità dell’aprile 2022. Paride Candelaresi, Assessore alla Cultura del Comune di Asti, insieme al Direttore del Teatro concedono l’autorizzazione ad effettuare le riprese all’interno del prezioso Alfieri.

«Girare le riprese del video “Assolo” all’interno di un meraviglioso teatro d’epoca è stata per me un’esperienza unica e irripetibile.» racconta Anna Dari «Mi trovavo faccia a faccia con quella compositrice che per quindici anni aveva agognato di portare la propria musica nel mondo, sognando i grandi teatri. Suonare nel silenzio dell’Alfieri, nudo, spogliato del pubblico, mi ha emozionato. Un’emozione resa ancor più vivida e potente dal ricordo che proprio in quel luogo speciale aveva avuto inizio la mia carriera. Una carriera – confesso – che avrebbe meritato di più. E ancora ci spero. Così come, attraverso quest’“Assolo”, nutro la speranza di poter lasciare ai miei figli un saluto, una traccia, forse eterna, chissà, di cui possano un giorno sentirsi orgogliosi».

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Instagram: https://www.instagram.com/anna_dari_pianist_composer_/

Spotify: https://open.spotify.com/artist/0lY0agOKdoiJEgFirHzKPY

Web: https://www.annadari.it/ 

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FEELIN’ GOOD, L’ENTUSIASMANTE MOOD STYLE DI MATIL JOPLIN

Una carica di energia vitale, voglia di libertà e quel ritornello che ti fa ritrovare il sorriso. È disponibile su tutte le piattaforme digitali Feelin’ good (Golia Record), il nuovo singolo di Matil Joplin

Gino Morabito

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In linea con la filosofia del think positive, marchio di fabbrica della giovane artista forlivese, è un brano che trasmette buoni sentimenti. Racconta dello stare bene con sé stessi e con gli altri, ed emana un profumo intenso di estate.

Feelin’ good (https://youtu.be/L9WmEw9n1hg) di Matil Joplin (pseudonimo di Matilde Montanari) è una canzone rivolta a tutte le età. Perché il mare, il sole e la sua energia sono elementi che irrompono nel cuore di ognuno portando gioia, felicità, benessere. Un incontenibile contagio di entusiasmo che si evince già dal primo ascolto, dove il mood irresistibile fa venire voglia di cantare e ballare. Un ritmo trascinante su di un testo che inneggia alla solarità e alla vita. Una voce soave e grintosa al tempo stesso, e il gioco è fatto.

«“Feelin’ good” è venuto fuori spontaneamente durate una giornata di metà maggio, in vista dell’estate che stiamo vivendo» dichiara Matilde Montanari. «È un pezzo che ho scritto in inglese perché mi riesce più facile esprimermi in lingua straniera. Come poi è già successo con “Picture of my Summer”, il mio primo inedito composto a soli dodici anni.»

In questo periodo difficile, tra guerra, pandemia e follia generale, l’urgenza di veicolare un messaggio positivo, in grado di trasmettere buoni sentimenti. Qualcosa che ci faccia sentire come in una spiaggia con tanti amici intorno e della buona musica. L’incontro fortuito di Matilde con i ragazzi dello Studio 85 di Rimini e da lì la scintilla compositiva. Paolo Campidelli ha curato la parte dell’arrangiamento, assieme a Lorenzo Vincenzi che ha contribuito con la linea di basso e qualche riff di chitarra. Leo Cavada è intervenuto nella creazione di melodia e topline, per poi lasciare la parte del mixaggio e del mastering a Luca Bandinelli.

«Con queste fantastiche persone ho collaborato per far uscire il mio nuovo singolo.» Feelin’ good, l’entusiasmante mood style di Matil Joplin

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WELCOME TO MY LIFE, IL ROCK RANDAGIO DI ANDREA SELLAROLI

Gino Morabito

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Rock, con una chitarra pesante sotto che ti carica. Rock come modo di essere. Andrea Sellaroli canta Welcome to my life. Mettersi continuamente in gioco. Da un giorno all’altro, decidere di partire, cambiare città, cambiare vita. Randagio, il nostro l’ha fatto. Senza certezze sul futuro, seguendo ancora il suo istinto. Undici anni vissuti nelle colline del Chianti, una passione per il vino e per le donne, una chitarra scordata che continua a suggerirgli nuovi testi. Parte il ritmo della batteria, basso, cassa, rullante e nasce una canzone.

Welcome to my life è il nuovo singolo di Andrea Sellaroli. Schietto, rock, diretto. Racconta di un uomo che non si adegua, non si accontenta, rifiutando la banalità e la monotonia. In pace con sé stesso, capace di amare senza riserve chi gli conquista il cuore. Chi “potrà perdonarlo”, se un giorno sarà partito di nuovo “senza neanche salutare”? Un cantautore schivo, che preferisce esprimersi con i suoi pezzi.

E allora Welcome to my life, ed è già tempo di andare via. Il videoclip del brano, fuori su tutte le piattaforme digitali, è disponibile al seguente link: https://youtu.be/BHfkP25ReD4

Biografia

Dal Nord al Sud, con le partite di sabato. Sì, perché Andrea Sellaroli ha allenato per quasi vent’anni in serie A1 squadre di pallanuoto femminile. Ed eccolo ancora oggi, il sabato, a urlare nelle piscine di tutta Italia. Durante la settimana, corde vocali permettendo, in studio di registrazione. Nato il 10 aprile ‘72, ha suonato le tastiere nei Side One: portavano nei locali di Spezia e dintorni le cover di Zucchero, Liga, Vasco… Autodidatta, Andrea Sellaroli riesce a trovare accordi, scale, melodie, affidandosi esclusivamente all’orecchio. Scrive canzoni da sempre: registra le parti di basso, di batteria, di chitarra, degli archi e naturalmente di tastiera. Girata l’Italia in lungo e in largo, torna a vivere a La Spezia. Contatta nuovamente Max Marcolini (chitarrista, arrangiatore e produttore di Zucchero “Sugar” Fornaciari), con il quale aveva già collaborato in passato. Gli affida il compito di “mettere in bella” le sue idee realizzando un album. Otto brani che il nostro non vede l’ora di farci ascoltare, con il primo singolo estratto dal titolo “Welcome to my life”. Rock, con una chitarra pesante sotto che ti carica. Rock come modo di essere. Mettersi continuamente in gioco. Da un giorno all’altro, decidere di partire, cambiare città, cambiare vita. Andrea Sellaroli l’ha fatto, senza certezze sul futuro, seguendo ancora il suo istinto. E, per fortuna, gli è sempre andata bene.

Segui Andrea Sellaroli su:

FB: https://www.facebook.com/andrea.sellaroli.72 IG: https://www.instagram.com/andrea_sellaroli/ YT: https://youtube.com/channel/UCvu9kifQQibT2jisiC7OTbg

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