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Attualità

Extinction Rebellion. Settimana di ribellione internazionale

Manifestazioni rivolte alla disobbedienza civile per convincere i governi ad agire contro i disastri ambientali.

Collaboratori occasionali

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di Irene Morabito

È cominciata lunedì 7 e finirà il 13 ottobre, in più di 60 paesi, la settimana di ribellione internazionale di “Extinction Rebellion”, con azioni di mobilitazione, manifestazioni e proteste per salvare il pianeta.

Le principali richieste degli attivisti ai governi sono tre: 

  • dichiarare immediatamente lo stato di emergenza ambientale, ecologica e climatica, abbandonando le politiche dannose per l’ambiente;
  • azzerare le emissioni di gas serra entro il 2025; 
  • costituire assemblee popolari di cittadini che, con il supporto degli scienziati possano decidere come invertire la rotta e attuare misure di emergenza.

XR, Extinction Rebellion è un movimento socio-politico attivo, rivolto alla ribellione non violenta ai governi, contro la devastazione ecologica determinata dalle attività umane e accertata a seguito di studi scientifici. 

Il gruppo fondatore di attivisti britannici,
Extinction Rebellion UK, è nato il 31 ottobre 2018 con una manifestazione pubblica di protesta in Parliament Square a Londra, contro l’atteggiamento del governo del Regno Unito di fronte alla crisi ecologica e al cambiamento climatico. Le settimane successive alla fondazione furono subito movimentate. Iniziative sempre più frequenti portarono all’aumento dei partecipanti di ogni età, identità politica, sociale, religiosa, etnica e di genere, che manifestando pacificamente, riuscirono a bloccare cinque grandi ponti sul Tamigi di accesso al centro di Londra. 

Il ‘sentimento’ si diffuse rapidamente su scala globale, facendo nascere rapidamente affiliati del movimento in Europa e negli Stati Uniti e, poco dopo, in tutto il mondo. Senza un leader unico ogni nuovo gruppo rende il movimento più forte contribuendo ciascuno con valore e forza propositiva.

La prima uscita pubblica di XR in Italia è stata lunedì 7 ottobre, inizio della settimana di ribellione internazionale, con un presidio a Piazza Monte Citorio.

Il motivo della manifestazione: chiedere alle istituzioni di dire la verità a proposito dell’emergenza climatica e di agire contro l’imminente collasso ecologico che peserà sul pianeta e su tutti gli esseri viventi. Per contribuire alla protesta ci sono stati vari interventi da parte di diverse personalità del mondo scientifico.

L’occupazione della piazza è iniziata con una performance politico-artistica molto d’impatto. Una ragazza ha cominciato a leggere al microfono un testo, tra cui: “È iniziata la sesta estinzione di massa delle specie che popolano la terra. Lo dice la scienza”. Nella piazza erano presenti ad ascoltarla 150 attivisti posizionati in semicerchio; al centro, davanti a loro, otto persone: 4 adulti e 4 ragazzi (2 maschi e 2 femmine) questi ultimi vestiti solo degli indumenti intimi. Gli adulti hanno versato del liquido rosso sui 4 ragazzi come simbolo de “il sangue dei nostri figli”, titolo della perfomance. Poco dopo è stato intonato un canto “Noi sappiam / che anche poche persone / hanno il potere di / cambiare il mondo e / così sarà”. La performance si è conclusa con momenti di commozione e condivisione che hanno coinvolto anche i passanti che casualmente hanno assistito alla scena.

Il presidio a Roma in Piazza Monte Citorio sarà fisso, davanti al parlamento, fino a sabato 13 ottobre. Come segno maggiore di protesta viene intrapreso anche lo sciopero della fame. Ci saranno, inoltre, anche dibattiti pubblici con scienziati e ricercatori e azioni simboliche, anche di disturbo del traffico. Sabato 12 ottobre, invece, l’appuntamento sarà in piazza di Santa Croce in Gerusalemme per la “Rebel ride”, dove le biciclette riempiranno le strade.

La strategia di Extinction Rebellion è la disobbedienza civile non-violenta “affinché l’allarme lanciato dalla comunità scientifica possa essere ascoltato. Oltre a credere e praticare noi in primis la Nonviolenza nella nostra vita quotidiana, – affermano alcuni esponenti – approfonditi studi dei movimenti sociali storici ci hanno confermato che è il metodo più efficace per poter raggiungere gli obiettivi per cui si manifesta e per i quali noi scendiamo e scenderemo nelle strade.”

“Tramite le nostre azioni, vogliamo spingere sempre più persone a prendere parte al movimento e a mettersi in gioco attivamente per essere parte integrante del cambiamento.” Sembra quasi che l’argomento cominci a farsi strada nella coscienza collettiva e a toccare nel profondo gli animi.

Gli articoli che seguono sono scritti da collaboratori, a vario titolo, della testata. Alcuni, occasionalmente, scrivono ancora. Altri non più.

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Attualità

Festa del Lavoro e Festa della Mamma, un dialogo difficile

Maggio accosta queste due ricorrenze che fanno segnare un ritardo strutturale e culturale

Gloria Gualandi

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Maggio è mese di feste ricche di spunti culturali: il quinto mese dell’anno si apre infatti con la Festa del Lavoro, una ricorrenza molto diffusa in giro per il mondo e meritevole di un approfondimento visto che nella stessa data convergono anche altre celebrazioni in diversi Paesi. Poi la seconda domenica di maggio è dedicata – in Italia e non solo – alla persona più speciale di ogni famiglia: la Mamma.

Proviamo ad accostare questi due temi, ed ecco il quadro della donna al lavoro: abitiamo nel Paese in cui il tasso di occupazione femminile è il più basso d’Europa (55%) e la situazione delle mamme lavoratrici è persino più complessa, considerando che rispetto agli obiettivi dell’Agenda Europea 2030 siamo piuttosto indietro. Per capire come stanno realmente andando le cose e come muoversi al meglio nell’ambiente, la divisione del Labor del Network nazionale di professionisti Partner d’Impresa ha presentato un vademecum per punti sugli strumenti fiscali attualmente a disposizione dell’imprenditore e alcuni consigli su strategie di Welfare. le mamme in azienda rappresentano una risorsa indiscussa per le skills acquisite. Un quadro nazionale che non si confronta con i dati connessi al plus valore che le mamme possono portare in azienda da più punti di vista.

“Innanzitutto va considerato che il primo figlio si fa mediamente sempre più tardi – spiega in un articolo Laura Pozzi, Consulente del lavoro di Partner d’Impresa – intorno ai 33 anni e si parla di gravidanze fino ai 45 anni – dati dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro”. “Ciò significa – spiega ancora – che le neomadri di oggi sono sempre di più figure aziendali senior. Inoltre, è comprovato che la maternità sviluppi specifiche soft skills, tra cui una maggiore empatia e competenze relazionali”.

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Attualità

Sicilia vacanti Il primo album di Alessandro D’Andrea Calandra

Redazione Foritalynews

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S’intitola “Sicilia vacanti” il primo album dell’agrigentino Alessandro D’Andrea Calandra che con questo lp si affaccia nel modo discografico italiano. Lo fa con un disco scritto in dialetto, dando libero sfogo allo stile musicale che meglio definisce la sua terra natia. Un genere ethno-folk che risente della tradizione culturale siciliana, affondando le radici in un passato remoto fatto di storie da raccontare.

Storie vissute, ascoltate e che, nelle tracce di Sicilia vacanti, diventano quadri cangianti dai colori speziati, spargendo profumi antichi. Pregni di sapori atti a contraddistinguere un’epoca. Storie di immigrazione, di viaggi, di coraggio, di persone che affrontano disavventure ritrovando la loro terra o combattendo per essa.

I brani del nuovo album di Alessandro D’Andrea Calandra danno voce alle persone che nella sua Sicilia hanno vissuto e lottato in questi frangenti musicali. “Sicilia vacanti”; “Èuno”; “L’Isola di Allah”; “Danza saracina chista sira!”; “Federicu (gioia di lu munnu)”; “L’avemooh hoonkya dance”; “Cumpagna Luna”; “Cori fa’ la vovò”; “Si ‘u munnu fussi amuri”; “Cugliemuli sti spichi!” sono la tracklist di un “progetto d’amore”.

Le parole intersecano una musica soave ed etnica, capace di far viaggiare la mente dell’ascoltatore in quei meandri storici. Ci si addentra negli orizzonti dispersi di un passato lontano. Palermo, Agrigento, l’impero bizantino, i Saraceni. Immagini storiche che descrivono un mosaico di suoni pronto ad ergersi difronte a noi mostrando la realtà di un popolo caparbio. Un popolo fiero che ha messo le sue radici in quel tempo e che in quelle immagini rivede sé stesso.

Alessandro D’Andrea Calandra pubblica “Sicilia vacanti”. Un disco inedito fatto di canzoni che, prese nel loro insieme, diventano le splendide figure di unico quadro dipinto a mano dall’artista.

Segui Alessandro D’Andrea Calandra su FB / IG / TT / YT

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Attualità

Primavera, e la moda torna a scegliere il fiore

Da millenni l’abito femminile ha fatto proprio in varie forme questo delicato decoro

Gloria Gualandi

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I vestiti a fiori tornano protagonisti dei look di stagione. Lo segnala Elle, che parla di charme in boccio. Spiega che i vestiti ultra bouquet vanno arricchiti con camperos, tweed e accessori infiorettati a dovere.

La tendenza floreale della moda Primavera Estate sboccia sulle passerelle in uno spettro ampissimo che va dagli abiti stampati – come quello con gonna a corolla di Dior o la creazione Comme des Garçons – all’anturium dress di Loewe in cui l’abito è il fiore stesso. E poi – racconta ancora Elle – ecco vestiti con ricami e applicazioni floreali 3D dal rosso Bottega Veneta al nude dress in stile primavera botticelliana di Acne Studios fino ai boccioli décor che fioriscono sulle tote bag Prada: le collezioni Primavera Estate sulle passerelle interpretano cosi la tendenza floreale.

Guardando indietro nel tempo – come invita a fare dal canto suo Harper Bazaar – la tendenza a integrare i fiori di tessuto nel proprio guardaroba proviene dall’antico Oriente: 1500 anni fa le donne cinesi che frequentavano il Palazzo Imperiale si agghindavano i capelli con preziosi fiori in seta, poi la moda passò alla nobiltà cinese, al Giappone, alla Corea e, infine, grazie all’apertura di nuove rotte mercantili, approdò anche in Occidente. In Italia dei fiori di seta si iniziano ad avere tracce a partire dal XII secolo. Da qui viaggiarono per tutta Europa per poi mettere radici in Francia, prima di tornare a migrare verso l’Inghilterra e poi l’America. Per un po’ di tempo se ne persero le tracce, finché le rosette non iniziarono a comparire sulle scarpe della nobiltà del XVI e XVII secolo, quando l’aristocrazia le accompagnò con fiocchi e nastri sgargianti per decorare l’allacciatura. Godettero poi di un periodo particolarmente florido in età vittoriana, verso la fine del 1800: drammatici e intrisi di una bellezza decadente, i fiori di seta, soprattutto se tinti di nero, si sposarono bene con le atmosfere cupe del tempo e con la moda gotica che iniziò a mettere radici.

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