Religioni
“Cari giovani, non siate ‘pensionati’. Cercate una vita piena!”
Cari amici, vi chiedo: volete per la vostra vita la ‘vertigine’ alienante o volete sentire la forza che vi faccia sentire vivi e pieni?” è la domanda che Papa Francesco rivolge alle centinaia di migliaia di giovai accorsi per ascoltare le sue parole alla cerimonia di accoglienza nel parco Blonia di Cracovia…
Cari amici, vi chiedo: volete per la vostra vita la ‘vertigine’ alienante o volete sentire la forza che vi faccia sentire vivi e pieni?” è la domanda che Papa Francesco rivolge alle centinaia di migliaia di giovai accorsi per ascoltare le sue parole alla cerimonia di accoglienza nel parco Blonia di Cracovia.
Una domanda che mette davanti ad un bivio. Scegliere cosa fare della propria vita. Lasciarsi andare convinti che la vita non abbia senso, “correndo dietro a venditori di false illusioni” o vivere per qualcuno “che è vivo e che si chiama Gesù Cristo?”
“Mi addolora – ha confidato Francesco – incontrare giovani che sembrano ‘pensionati’ prima del tempo. Mi preoccupa vedere giovani che hanno ‘gettato la spugna’ prima di iniziare la partita. Che si sono ‘arresi’ senza aver cominciato a giocare”. Negli anni vissuti da Vescovo, ricorda Francesco, “ho imparato una cosa: non c’è niente di più bello che contemplare i desideri, l’impegno, la passione e l’energia con cui tanti giovani vivono la vita”.
Da qui una seconda domanda “Le cose si possono cambiare?” ha chiesto provocatoriamente il Papa ai ragazzi. “SI!” hanno sonoramente risposto all’unisono. “Ve lo chiedo di nuovo – ha continuato Francesco – le cose si possono cambiare?” ricevendo la medesima risposta in un boato assordante.
“E’ un dono del cielo – ha detto convinto il Papa – poter vedere molti di voi che, con i vostri interrogativi, cercate di fare in modo che le cose siano diverse. E’ bello, e mi conforta il cuore, vedervi così esuberanti”.
“È Gesù Colui che ci ha convocati a questa trentunesima Giornata Mondiale della Gioventù” ha precisato Francesco dando la risposta al quesito iniziale, perché “quando Gesù tocca il cuore di un giovane, di una giovane, questi sono capaci di azioni veramente grandiose”. È il tema della Misericordia tanto caro al Papa: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati sono coloro che sanno perdonare, che sanno avere un cuore compassionevole, che sanno dare il meglio di sé agli altri”.
Noi, ha detto Francesco “vogliamo affermare che la vita è piena quando la si vive a partire dalla misericordia, che questa è la parte migliore, e che mai ci sarà tolta”.
Attualità
Rilevanza e ascolto
Comunicare il messaggio cristiano nella pluralità delle voci contemporanee

300 comunicatori della Chiesa riuniti a Roma per riflettere su come tornare a essere rilevanti nella società. Comunicatori istituzionali di decine di Diocesi e Conferenze Episcopali del mondo (direttori di comunicazione, portavoce, accademici e giornalisti). Oltre 30 i Paesi rappresentati, dagli Stati Uniti alle Filippine, dal Messico al Regno Unito, dalla Nigeria a Singapore.
L’occasione è data dal XIII Seminario Professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa promosso e organizzato – ormai da 26 anni con cadenza biennale -, dalla Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce sul tema Rilevanza e ascolto: comunicare il messaggio cristiano nella pluralità delle voci contemporanee.
Previsto anche un incontro con il produttore di The Chosen, la serie su Gesù.
Gli svariati dibattiti che coinvolgono l’opinione pubblica stanno generando un contesto di voci plurali, che in parte arricchiscono il dialogo e in parte producono confusione e tensioni, poiché raramente le soluzioni proposte lasciano spazio a chi la pensa diversamente. Il seminario intende quindi allargare il dibattito per non rimanere intrappolati in preconcetti che spesso impediscono alle questioni di essere affrontate in tutta la loro ampiezza.
In tempi di cambiamento sociale la propria identità viene messa alla prova. Nelle crisi o nelle trasformazioni veloci non si riesce a discernere e individuare con chiarezza i propri valori fondamentali. I comunicatori possono aiutare i responsabili dell’istituzione a mettere in luce l’essenziale del proprio messaggio e, quando necessario, stimolare i cambiamenti dovuti per essere fedeli alla propria missione.
Gli uffici di comunicazione della Chiesa, hanno la sfida di allargare il dibattito per non rimanere intrappolati in preconcetti che rafforzano soltanto determinati clichè e impediscono di affrontare le questioni nella loro ampiezza.
“All’abbondanza di informazioni si aggiunge un’agenda pubblica nella quale spesso si impongono alcuni argomenti che, come buchi neri, oscurano completamente altri temi che sono ugualmente fondamentali per la persona e la società, e nei quali la Chiesa potrebbe arricchire la conversazione”, spiega il prof. José María La Porte, del Comitato organizzatore del Seminario e a cui sarà affidata la relazione di apertura dal titolo Rinascere dalla propria identità in un contesto secolarizzato.
Il successivo intervento di Benedetto Ippolito, dell’Università Roma Tre, risponderà alla domanda se la cultura cristiana può ancora ispirare una società “stanca”.
La relazione della professoressa Gema Bellido della Santa Croce verterà sull’ascolto dell’“intelligenza contestuale”, intesa come la capacità di individuare le tematiche e le prospettive che fermentano nella società e rispetto alle quali sarebbe interessante offrire un contributo di valore.
Molto atteso l’intervento Jim Macnamara, dell’University of Technology di Sidney (Australia), che offrirà alcuni spunti su come affrontare l’odierna sfida di diventare “un’organizzazione in ascolto”.
Di legittimità, credibilità e nuove proposte comunicative parleranno Marcela Pizarro, dell’Universidad Austral di Buenos Aires, Guido Gili, dell’Università degli Studi del Molise e la spagnola Luisa Alli, direttrice di Comunicazione.
Juan Manuel Mora, Direttore del Centro di Governo e Reputazione di Università presso l’Università di Navarra e Vicerettore per la Comunicazione dell’Università della Santa Croce, chiuderà i lavori con una relazione su come “riprendere l’iniziativa per diventare rilevanti”.
Sono previste diverse tavole rotonde con professionisti incentrate su temi come la capacità di superare la polarizzazione, di valorizzare i propri dipendenti e volontari, su come associare la propria identità al servizio comunicativo che si svolge. Case studies saranno dedicati inoltre al superamento delle crisi istituzionali, all’attitudine all’ascolto, al rapporto con i giornalisti, alla gestione di grandi eventi, alla rilevanza attraverso i social media.
Nel corso del Seminario verrà anche dato spazio alla famosa serie cinematografica americana The Chosen incentrata sulla vita di Gesù di Nazareth. Sarà presente il produttore esecutivo e Ceo Derral Eves che spiegherà l’inizio di questa “avventura” che trova il suo sostentamento attraverso campagne di crowdfunding.
Mercoledì 3 maggio i partecipanti al Seminario si ritroveranno in Piazza San Pietro per l’udienza generale con Papa Francesco, e subito dopo incontreranno i responsabili del Dicastero per la Comunicazione.
Per i giornalisti è richiesto l’accredito:
https://eventi.pusc.it/accreditamento/

Cultura
Vita Consacrata, Giornata di studio su “Identità e profezia”

Identità e profezia. Nuove e antiche forme di vita consacrata in dialogo è il titolo della Giornata di studio promossa per oggi (ore 8.45, Aula Magna Giovanni Paolo II) dalla Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce.
Lo scopo della giornata vuole essere quello di “imparare gli uni dagli altri, riconoscendosi tutti parte della stessa storia”, afferma il decano di Teologia, il rev. Philip Goyret, accomunando “riflessione teologica e testimonianza di vita per far luce sull’identità profetica che definisce la vita consacrata nella Chiesa”.
I vari interventi dei relatori intendono testimoniare la forma di vita evangelica specifica delle persone consacrate, presentando i vari carismi che, nel corso dei secoli, hanno arricchito la storia della Chiesa attraverso forme, antiche e nuove, di vita contemplativa e apostolica.
Nella prima parte della Giornata, Fabio Ciardi, O.M.I, dell’Istituto di Teologia della Vita Consacrata Claretianum interverrà sulla relazione tra carismi, mentre Fernando Puig, dell’Università della Santa Croce, approfondirà i temi sulle radici e sull’espansione della consacrazione nella teologia della vita consacrata.
La seconda parte della mattinata vedrà l’intervento di suor Fernanda Barbiero, S.M.S.D, direttrice del Centro Studi U.S.M.I., sul vivere al modo di Cristo; Luigi Gaetani, O.C.D., presidente della Conferenza dei Superiori Maggiori d’Italia, si concentrerà sul ruolo che ha oggi la Comunità.
La sessione pomeridiana prevede una tavola rotonda, moderata da Laurent Touze, teologo alla Santa Croce, sull’importanza del dialogo sulla vita consacrata, con testimonianze di vita contemplativa claustrale, di vita missionaria, di vita mendicante e di vita fraterna di condivisione.
La Giornata si concluderà con la celebrazione dei Vespri nella Basilica di Sant’Apollinare.

Religioni
“La paternità non va confusa con l’avere biologicamente dei figli”
Il ruolo della paternità al centro del dibattito alla Pontificia Università della Santa Croce con la Dott.ssa Mariolina Ceriotti Miglianese, medico, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta

Nell’Aula magna “Giovanni Paolo II” della Pontificia Università della Santa Croce di Roma, mercoledì 9 marzo si è tenuto un in contro con la Dott.ssa Mariolina Ceriotti Miglianese – medico, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta – sul tema della paternità, della crisi che oggi la affligge, e della specificità delle caratteristiche maschili e femminili. L’incontro è stato organizzato in occasione della Festa dell’Università che celebra l’anniversario del suo primo gran Cancellere il beato Álvaro del Portillo.

Nucleo centrale della tesi della dottoressa è che per diventare padri è richiesto un percorso con tappe di sviluppo che devono compiersi e svilupparsi l’una dopo l’altra. “La paternità non va confusa con l’avere biologicamente dei figli” ma, nella vita di un uomo, “segue tappe di maturazione con compiti evolutivi che vanno completati tutti per passare al successivo. Se uno non è compiuto non ci si sviluppa nell’altro”. Il tema della paternità, dunque, consiste nel far capire che “il maschile adulto è lo sviluppo e il compimento di una posizione paterna” ha spiegato la dottoressa.
Questo percorso, teorizzato da Erikson, ha approfondito la psicoterapeuta, indica che “il compito specifico dell’età adulta è la generatività, una capacità che va oltre la procreatività, e comprende anche la creatività e la produttività”. La generatività è anche “avere cura di ciò che si genera”. Quindi “avere una responsabilità verso ciò che si genera, spostando il proprio baricentro personale da noi stessi verso ciò che abbiamo generato. È rispondere all’appello dell’altro. La risposta alla fiducia che l’altro ripone in noi”. In questo senso, ragiona la dottoressa, “si tratta di una competenza adulta che si può avere solo se si sono adempiute le tappe precedenti: l’infanzia, l’adolescenza – in cui avviene il compimento e il consolidamento dell’identità: chi sono, cosa desidero, cosa significa per me il maschile e femminile – e la tappa del giovane/adulto nella quale si ha una percezione di sè con un baricentro definito”. Nella tappa del giovane/adulto è fondamentale la “competenza all’intimità”, cioè “riuscire ad incontrare l’altro nella differenza vista come ricchezza”. Questo implica accettare anche i limiti imposti dalla realtà, legittimare la differenza e il valore della differenza. “Questo è un valore difficile da capire oggi, perché la tendenza attuale nella ricerca di un legame affettivo non è quella di cercare un altro diverso da me con legittime differenze, ma trovare qualcuno per me che risponda alle mie aspettative o bisogni”. Invece “sono proprio i limiti ad aiutarci a scegliere, perché tramite i limiti noi capiamo cosa dobbiamo lasciare andare, per spingerci al di là del narcisistico amore di sé stessi e aprire la mente e il cuore verso qualcosa che va oltre di noi. Questo permette di aprirsi all’altro”. Dunque secondo la dottoressa, il paterno non è altro che ”il modo maschile di essere generativi”. Il modo femminile è invece il materno. Entrambi hanno gli stessi desideri che si differenziano nel modo di essere generativi. “Non si tratta di un compito gravoso e difficile, così come il materno, e non c’è un’ottica sacrificale, ma espansiva”. Cioè man mano che la persona matura avverte il bisogno di diventare padre e madre, ad aprirsi ad una dimensione creativa. “Questa creatività è un incontro tra cosa abbiamo al nostro interno con ciò che c’è all’esterno. Ad esempio, una ricetta, che nasce dal desiderio di condividere qualcosa fatto da noi, poi diventa esterno, cioè il prodotto, il dolce, che viene offerto agli altri”. Nella generatività, sottolinea la Ceriotti Miglianese, c’è anche l’aspetto del compiacimento – come, ad esempio, c’è anche quando si scrive un libro – e “da questo punto di vista i figli sono il massimo. Il piacere in quanto padri è vedere che il prodotto (figli, libro, torta, ecc.) ha gambe per andare nel mondo”.

Nel rapporto uomo-donna come influisce questo aspetto della paternità e maternità? “le donne desiderano incontrare nell’uomo anche la posizione paterna e viceversa. La donna desidera uomini generativi e dunque competenti nel paterno e che escano dalla dipendenza infantile madre-bisogno”. Nelle tappe di crescita, spiega la dottoressa, “l’uomo deve fare un passaggio dalla figura di madre, che rappresenta il primo bisogno, a quello di donna. Deve imparare a capire che esistono diverse figure femminili a cui relazionarsi nel tempo”. “Una donna desidera un uomo che lavori su questo punto. Ha bisogno di uomini di cui fidarsi. E uomini capaci di rispetto e stima”.
La paternità più alta è quella del modello tra Dio Padre e il Figlio. È il modello da seguire. “È il padre che indica la rotta, che dà i valori, che insegna ad accettare il dolore, che aiuta il figlio a trovare la sua vocazione, che insegna a farsi le domande giuste sulla propria vita. Cosa chiede un figlio al padre? gli chiede: tu ci sarai sempre per me? ti interessi di me? insegnami la strada del bene. Sostienimi, dammi credito, dammi tempo. Sei fiero di me? aiutami a non aver paura”.
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