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Attualità

Referendum autonomia Regione Veneto, una sfida costituzionale

Monica Splendori

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Quali leggi consentono la maggiore autonomia delle regioni e quali sono le competenze coinvolte?

Il 22 ottobre 2017 il referendum consultivo sull’autonomia del Veneto richiesto allo Stato Italiano in attuazione dell’articolo 116 dal Presidente della Regione Veneto ha avuto un consenso plebiscitario…

Quali leggi consentono la maggiore autonomia delle regioni e quali sono le competenze coinvolte?

Il 22 ottobre 2017 il referendum consultivo sull’autonomia del Veneto richiesto allo Stato Italiano in attuazione dell’articolo 116 dal Presidente della Regione Veneto ha avuto un consenso plebiscitario.

Senza tornare sul riconoscimento della Suprema Corte della legalità e legittimità del referendum consultivo, cerchiamo di capire di cosa parliamo quando diamo una definizione di autonomia tutta nuova? Quali leggi la regolano? La concessione di maggiore autonomia alle regioni, a certe condizioni, è prevista dalla Costituzione. Il terzo comma dell’articolo 116 stabilisce infatti che le regioni con i bilanci in ordine possano chiedere di vedersi assegnate maggiori competenze rispetto a quelle previste normalmente per le regioni a statuto ordinario (quelle a statuto speciale – Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige – godono già di particolari autonomie). La scuola, per esempio, è una competenza statale che le regioni virtuose potrebbero chiedere di gestire direttamente (naturalmente entro leggi e criteri regolati dallo Stato). L’elenco delle competenze è molto lungo ma esclude una serie di temi, come la tutela dell’ordine pubblico, che rimangono in ogni caso esclusiva competenza dello Stato. Si tratterebbe di un modello, cucito su misura sulla base degli articoli 116 e 117 della Costituzione, avanguardia di quel regionalismo differenziato tratto dal regionalismo dell’università di Padova. Cosa avrebbero voluto le regioni tra cui il Veneto con questa autonomia? In primis mantenere il gettito fiscale all’interno della Regione, per poterlo gestire autonomamente. Da considerare anche che dieci mesi prima, il 4 dicembre del 2016 con il Referendum Costituzionale si è votato contro la riforma Renzi Boschi, che avrebbe modificato il riparto delle competenze legislative Stato/ Regione art. 117 riportando ancora una volta i poteri a livello  centrale, riducendo il valore del principio di sussidiarietà e riducendo la concessa autonomia alle Regioni.

Le richieste di autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.  A che punto è il governo? Il 14 febbraio 2019  si è svolto un Consiglio dei ministri durante il quale, tra le altre cose, si è parlato ulteriormente  di autonomia regionale: un tema che da tempo coinvolge direttamente alcune regioni italiane, e per questo interessa politici, esperti e giornalisti che ne parlano con posizioni molto diverse. Alla fine dell’incontro il comunicato stampa diffuso dal governo diceva semplicemente che la ministra per gli Affari regionali e le Autonomie, Erika Stefani, «dopo gli incontri bilaterali che ha avuto con i Ministri interessati, ha illustrato i contenuti delle intese. Il Consiglio dei ministri ne ha preso atto e condiviso lo spirito». A Treviso il 25 aprile del 2019 il Presidente della Repubblica ha riaperto il tema sull’autonomia del Veneto, considerando che il Governo non riesce a farlo decollare, nonostante i ripetuti annunci. Il terzo comma fu introdotto con la riforma della Costituzione del 2001 e riguarda il famoso Titolo V. Dal punto di vista delle procedure, la concessione dell’autonomia deve essere approvata da una “legge rinforzata” (una legge che presenta cioè un procedimento più complesso per la sua approvazione) e che deve essere votata dalle Camere a maggioranza assoluta.

In una terra straniera, la storia della vita le segnò il cuore di donna bambina, e volle scrivere per lui. In questo modo ha potuto, voluto raccontare, per far sentire a chi fosse disposto ad ascoltare, quello che aveva vissuto, visto, fatto, assieme ad altri uomini donne, attraverso la sua voce. Monica Splendori è nata a Bussolengo (Verona) il 22/giugno/1964, laureata magistrale in scienze delle professioni sanitarie della riabilitazione e in scienze dei servizi giuridici a Verona

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Attualità

“Il lavoro riparte dalle donne. Competenze e merito le logiche che devono guidare il paese…”

I dati a supporto di questa realtà da uno studio Confcommercio presentato nel Forum del Gruppo Nazionale Terziario Donna

Paolo Castiglia

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L’Italia è in piena crisi demografica. Le donne non fanno figli, a differenza degli altri paesi europei, dove sono più numerose le donne che lavorano. Più lavoro, più welfare, più strumenti di conciliazione lavoro-famiglia, più figli: ad esempio Paesi come Danimarca, Svezia e Islanda hanno un indice di fertilità all’1,7% rispetto all’1,2 dell’Italia e hanno il 77% di tasso partecipazione al lavoro. Spostare il tasso di partecipazione femminile dal nostro 49% al 60% della media europea o al 65% della Germania non garantirebbe di avere mediamente più figli per donna, ma aprirebbe sicuramente una possibilità.
Tutto ciò emerge da un report dell’Ufficio Studi Confcommercio che è stato presentato ad Arezzo in settimana nel corso del Forum annuale organizzato dal Gruppo Nazionale Terziario Donna Confcommercio, dedicato al tema “Economia e Lavoro: progetti ed azioni per le imprese e la società”.

L’evento è stata occasione per riflettere sull’occupazione femminile, e dai lavori è emerso come il terziario di mercato sia un settore “molto fertile” per l’occupazione femminile: su 100 donne che lavorano alle dipendenze a tempo indeterminato 75 sono infatti occupate in questo settore, così vitale da essere anche palestra per eccellenza dell’auto-imprenditorialità. Il terziario è donna perché su 100 occupati dipendenti nei servizi 51 sono donne, mentre su 100 occupati dipendenti nell’industria e nelle banche solo 27 sono donne, e poi si lavora prevalentemente a tempo indeterminato: su 100 donne dipendenti nel terziario di mercato, oltre 65 hanno un contratto a tempo indeterminato.

La presidente nazionale del Gruppo Terziario Donna, Anna Lapini, ha illustrato i principi ispiratori del TdLab 2023: “Abbiamo voluto dedicare il nostro meeting annuale a tutte quelle specifiche iniziative che possono creare un cambiamento culturale mirato a raggiungere una più equa parità di genere, attivando i talenti femminili per stimolare la crescita economica e sociale del Paese. Progetti ed iniziative che devono andare di pari passo con l’evoluzione contrattuale e legislativa: nel decreto lavoro abbiamo apprezzato la riduzione del nucleo contributivo, che auspichiamo possa diventare strutturale, e l’incentivazione al welfare aziendale.

Ha partecipato all’evento Simona Petrozzi, vicepresidente nazionale del Gruppo Terziario Donna e Presidente del Gruppo Terziario Donna Confcommercio Roma: “Il terziario di mercato è donna, per l’alta partecipazione femminile fra i lavoratori dipendenti. Il Terziario di mercato è donna, perché è il settore di elezione delle imprese femminili, in particolare per le imprese che si affacciano sul mercato, che rispetto alle imprese gestite da uomini presentano una maggiore concentrazione nel settore dei servizi, il 66,9% contro il 55,7%. Quindi l’imprenditoria femminile del terziario gioca un ruolo determinante per innescare quel circolo virtuoso necessario per costruire una crescita occupazionale, demografica, economica senza la quale l’Italia rischia di non accorciare le distanze con gli altri Paesi e rimanere “fanalino di coda”. L’importanza delle competenze e del merito in tutti i settori devono essere sempre le logiche guida delle scelte strategiche del Paese”.

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Attualità

Primavera 2023 il trionfo del color pastello

Primavera 2023 il trionfo del color pastello

Gloria Gualandi

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Tinte chiare e delicate per la stagione che precede l’estate

E’ primavera, malgrado il maltempo, e per la moda deve essere, la primavera dei colori pastello. Questa Primavera Estate 2023 nelle sfilate non fa eccezione.

Lo spiega la prestigiosa rivista Elle, che racconta come, da sempre ci sia uno stretto legame tra queste tinte così chiare e delicate e la stagione che precede l’estate, “tanto che in questo periodo è quasi inevitabile vedere sbocciale per le strade outfit dai colori tenui e sorbetto. I colori pastello infatti, tornano di moda ad ogni primavera, indipendentemente del boom di matrimoni e ricevimenti imminenti e per i quali queste tonalità sono particolarmente adatte. I colori pastello si possono infatti indossarle tutti i giorni in modo super easy e femminile”.

Rosa confetto, celeste polvere, acquamarina e lillà: i colori pastello tornano quindi sulle passerelle Primavera Estate 2023, che non a caso ci offrono una vastissima varietà di abiti dalle tinte pastello ai quali difficilmente potremmo resistere. Dai modelli più lunghi ed eleganti a quelli più corti e sbarazzini, la tendenza resta comunque quella degli abiti color pastello, che si riconferma una delle più forti di stagione. E allora aspettando il bel tempo… lavoriamo col pastello.

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Attualità

“Scegliamo la vita”: domani a Roma la manifestazione per il diritto alla vita

Il corteo sfilerà da Piazza della Repubblica a Piazza San Giovanni in Laterano

Daniele Sebastianelli

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Oltre 120 le associazioni attese nella capitale, provenienti da tutta Italia, e migliaia di persone per “celebrare la bellezza e la dignità della vita umana” e difendere “il diritto primario alla vita”.

“C’è un popolo – dicono in una nota gli organizzatori – che vuole lanciare una sfida a tutta Italia: investire e credere nella Vita, nelle famiglie, nella protezione dei bambini, dei giovani, delle mamme e dei papà, degli anziani, dei disabili e fragili”, perchè “soltanto proteggendo la vita in ogni sua fase, dal concepimento fino alla morte naturale, possiamo aspirare a un Paese civile in costante crescita”.

Uno degli obiettivi degli organizzatori è anche quello di arrestare il calo demografico definito “un dramma italiano ed europeo” che si può fermare “con politiche di cura, sostegno, accompagnamento, sgravi fiscali e incentivi per aprire alla Vita”.

Ma non solo, la manifestazione vuole anche opporsi “alle spinte pro eutanasia per le persone fragili o anziane, a quelle per la liberalizzazione della droga e la mercificazione della gravidanza con l’utero in affitto” secondo le parole di Massimo Gandolfini, uno dei portavoce della Manifestazione pro life che partirà domani, alle ore 14, da Piazza della Repubblica per poi concludersi, dopo un corteo, a Piazza San Giovanni in Laterano.

Mostrare “la bellezza della famiglia, aperta alla Vita, vera speranza del nostro Paese” è l’auspicio di Maria Rachele Ruiu, l’altra portavoce dell’evento, che chiede uno “sguardo privilegiato sulle donne, troppo spesso discriminate perché mamme, o abbandonate alla solitudine e all’aborto di fronte a gravidanze inaspettate o difficili”. “L’Italia – ha detto – restituisca a tutti la vera libertà, quella che non rinuncia a nessuno e accoglie, custodisce e si prende cura di tutti: dal più piccolo nascituro fino alla vita più fragile, ferita, scartata”.

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