Attualità
Riaprite il reparto di oncologia pediatrica
Chiuso per un caso di sospetto covid, il reparto di oncologia pediatrica del Policlinico Umberto I rischia di non riaprire più

“Mi chiamo Christian sono un ragazzo di 17 anni che combatte una dura lotta contro un tumore da sei anni. Ho iniziato il mio percorso a 11 anni in oncologia pediatrica del Policlinico Umberto I, praticamente sono cresciuto col personale medico e infermieristico […] Sono rientrato giovedì 2 Aprile 2020 e ho trovato il reparto di oncologia pediatrica chiuso. Attualmente sono ricoverato in un altro reparto senza i miei medici i miei infermieri. In sei anni non mi sono mai sentito così triste”.
È con queste parole che voglio iniziare per parlare del rischio che corre un reparto di eccellenza del nostro Sistema Sanitario, quello di Oncologia Pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma per l’appunto. Chiuso alla fine di febbraio per un sospetto caso di covid , è tuttora ancora sbarrato e nulla si sa sul suo futuro. Una situazione che sta diventando fin troppo comune nel nostro Paese: chiusure temporanee che, sistematicamente, diventano definitive.
Riaperto, completamente ristrutturato – quando si dice il caso – nel febbraio del 2014, dopo sette anni di sofferenze, grazie alla compartecipazione di pubblico (457mila €) e privato (603mila €) venne da tutti indicato come un esempio da seguire.
“Finalmente oggi abbiamo una struttura di cui andare fieri” sottolineava Luigi Frati, l’allora Rettore dell’università “La Sapienza” di Roma. Nel reparto si contano – questi i numeri che venivano sbandierati – circa 550 ricoveri l’anno, per il 30% di bimbi provenienti da fuori regione e per il 10% da Paesi esteri come Magreb, Palestina, Romania, Polonia, Ucrania. Il day hospital, inoltre, registra – si dichiarava ancora – una frequenza di 1.200 accessi l’anno per terapia e follow up.
Da oggi – si affermava – i disegni sui toni del celeste di Sally Galotti, illustratrice della Walt Disney, strapperanno un sorriso ai bimbi e alle famiglie, alleviando la loro sofferenza e alimentando quella speranza che ha avuto la meglio anche sulle lungaggini burocratiche, gli stop, i riavvii e le false partenze della macchina amministrativa per arrivare ad inaugurare questi nuovi spazi.
“È un posto che aveva bisogno di essere all’altezza della malattia di questi bambini che devono vivere in un contesto che sia fatto di questi colori e non di quei calcinacci che c’erano prima”, affermava Walter Veltroni, ex sindaco di Roma, intervenuto alla cerimonia di inaugurazione.
“Un reparto nuovo, colorato … un sottomarino, dove i piccoli ‘guerrieri’ non venivano mai lasciati soli”, lo definiscono i genitori di Gioele un piccolissimo paziente curato nel reparto.
“Un punto di riferimento, un luogo dove poter sempre correre in caso di necessità o nei momenti di paura – lo considerano i genitori della piccola Arianna – e sono tanti quei momenti, ve lo assicuriamo”.
Eppure, oggi, a distanza di poco più di 6 anni, il reparto rischia la chiusura.
Nove stanze con bagno privato per un totale di 10 posti letto, un’area gioco, una cucina per le famiglie, un’area accoglienza professionale multidisciplinare per i nuovi casi.
Una stanza dedicata alla scuola, una scuola “vera”, con “veri” insegnanti, con classi distaccate di Istituti esterni che consente ai giovani degenti di continuare i loro percorsi scolastici. Un “tocco di normalità” nella “quotidianità reclusa” dei piccoli pazienti, come la definiscono alcuni genitori. Una scuola tanto voluta, sostenuta e considerata un vanto, insieme alle attività e alla collaborazione di diverse associazioni di volontariato, dai primari del reparto che si sono susseguiti negli ultimi anni: dal prof. Manuel Castello alla prof.ssa Anna Clerico che ha fortemente voluto la ristrutturazione del reparto, e poi la prof.ssa Amalia Schiavetti che ne ha raccolto la pesante eredità e che tuttora guida il reparto. Un’eredità che prevede e persegue “l’umanizzazione” del ricovero e della cura.

“Il reparto – affermano i genitori di Rocco, che tanto tempo vi ha trascorso – è un posto fatto in modo da somigliare quanto più possibile alla propria casa e da conservare i ritmi della vita di un bambino con la scuola, i giochi, la socializzazione, le merende ed i pranzi delle occasioni speciali organizzati dalle Associazioni di volontariato per i piccoli pazienti e le loro famiglie”. “Quel reparto – affermano ancora questi genitori, con profonda gratitudine – si è rivelato tutto ciò di cui avevamo bisogno, sia sul piano medico che umano. La prima cosa di cui hai bisogno quando ti trovi ad affrontare una diagnosi del genere è un abbraccio e quel reparto è stato per noi, da subito, un abbraccio avvolgente e forte”.
Eppure quell’abbraccio, oggi, rischia di sparire.
“Oggi è una bellissima giornata – affermava il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, durante l’inaugurazione – perché si dota la Capitale di un reparto di assoluta eccellenza, accogliente per i piccoli pazienti. Questa inaugurazione è un atto importante”.
Forse che a distanza di soli 6 anni non lo è più?
“Negli ultimi anni, per ridurre il deficit della sanità nel Lazio, si è pensato solo a fare tagli lineari e chiudere ospedali. Noi abbiamo deciso di invertire la rotta, eliminando gli sprechi ma non i servizi, che invece vanno migliorati e aumentati”. – Si leggeva, e ancora si può leggere, sul sito di Nicola Zingaretti (https://www.nicolazingaretti.it/notizie/al-policlinico-umberto-i-apriamo-il-nuovo-reparto-di-oncologia-pediatrica/) a proposito dell’inaugurazione del reparto – “Il nuovo reparto di oncologia pediatrica che abbiamo aperto al policlinico Umberto I di Roma è un esempio di come stiamo lavorando per essere più vicini alle persone, in questo caso ai piccoli pazienti e alle loro famiglie. Con questa struttura vivace, colorata e moderna vogliamo rendere più sopportabile la sofferenza a tanti bambini e alle loro famiglie”.
Eppure quel reparto, oggi, rischia di non dare più sollievo a nessuno.
Molte sono le rimostranze, le voci che si sollevano a difesa di quest’eccellenza sanitaria, come tante sono le lettere indirizzate a esponenti della sanità e della politica che da tempo sembrano aver smaltito e dimenticato l’entusiasmo dell’inaugurazione. Se la misura sono i numeri e i conti allora non ci sono parole, ma se il metro è l’umanizzazione, l’accoglienza, il RISPETTO PER LA SOFFERENZA, allora siamo di fronte a un’azione scellerata che bisogna impedire a tutti i costi.
“Grazie al lavoro e alla passione di tante persone che ce la mettono tutta per migliorare la vita di questi pazienti si realizzano esempi importanti come questo, che sono sintomo di un sistema che sta cambiando”, si ‘cantava’ a più voci al momento dell’inaugurazione.
Ma si sa il sistema è alquanto volubile e troppo facilmente cambia strada o addirittura fa retromarcia. E cosa dire a quei privati, molti dei quali sono le stesse associazioni di volontariato che operano all’interno del reparto, che tanti soldi hanno investito?
Scusate, ci siamo sbagliati, e oggi chiudiamo!
“Se il reparto non riapre io smetterò di curarmi perché per me il mio reparto era una seconda casa e famiglia”, scrive accorata Carmen che tanto tempo ha trascorso in quel reparto, e conclude: “Vorrei che le mie parole, scritte con le lacrime agli occhi, vi arrivassero al cuore, mi rendereste la bambina più felice al mondo”.

Voglio chiudere chiedendo aiuto ancora a Christian, come ho fatto in apertura, il quale scriveva:
“Spero che questa lettera venga presa in considerazione da chi di dovere per la riapertura del reparto di oncologia pediatrica. Parlo non solo per me, ma per tutti i pazienti oncologici del reparto. […] Rivoglio i miei infermieri e dottori, ma soprattutto rivoglio il mio reparto, la mia seconda casa, come lo chiamavo io. Ringrazio anticipatamente per ciò che si potrà fare”.
Dico, scriveva, perché Christian non è più tra noi, ma le sue parole rimangono, come rimane la sofferenza di tanti piccoli ‘Christian’ che potranno trovare sollievo nel “sottomarino colorato” del reparto di Oncologia Pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma.
Quello che chiediamo è soltanto buon senso, contro quel “risparmio” che non è mai “vero risparmio” QUANDO A ESSERE PROTAGONISTA È LA SOFFERENZA perché, come dice il vecchio saggio: “ci vuole tanto a costruire, ma poco a demolire”.

Eclettica, flessibile, acclamata pianista e compositrice giapponese, Hiromi Uehara, porta in tour l’ultimo capitolo della sua brillante carriera. Sonicwonderland il titolo del suo ultimo album che contiene nove brani all’insegna della più classica fusion. Un volo musicale che spazia dal jazz alla musica classica passando per il pop.
Un libero sfogo del suo esplosivo talento che riesce, comunque, a mantenere il giusto equilibrio tra aggressività e delicatezza.
Sbarcata anche in Italia con il suo tour, “Hiromi’s Sonicwonder”, l’artista sarà a Catania, unica tappa siciliana, il 6 novembre. L’appuntamento è al Metropolitan alle ore 21.30.
Tre giovani e talentuosi musicisti accompagnano l’artista: Hadrien Feraud al basso, Gene Coye alla batteria e Adam O’Farrill alla tromba. Un trio che sostiene e supporta magnificamente le ingegnose e appassionate improvvisazioni di Hiromi al pianoforte e alle tastiere.
Il quartetto, completato dall’artista, chiamato per l’occasione “Hiromi’s Sonicwonder” cattura e contagia gli ascoltatori con repentini ma delicati cambi stilistici e strumentali. La loro musica è una confortevole macchina del tempo che viaggia dal barocco alla fusion finanche verso tempi futuristici. Ogni brano è un’esperienza unica.

Sonicwonderland,dodicesimo album dell’artista, è un’opera che testimonia la costante evoluzione e ricerca della talentuosa musicista, celebre a livello internazionale e vincitrice di un Grammy.
«Non voglio dare un nome alla mia musica. Altre persone possono dare un nome a quello che faccio.» spiega l’artista «È solo l’unione di ciò che ho ascoltato e di ciò che ho imparato. Ha alcuni elementi di classica, ha un po’ di rock, ha un po’ di jazz, ma non ho bisogno di darle un nome.» «Per me – afferma ancora – ci sono due generi: quello che muove il mio cuore e quello che non lo fa. Io suono solo la musica che muove il mio cuore.»
Hiromi condivide il suo messaggio personale attraverso questo album e questo tour, definendolo come una nuova avventura, una vera e propria meraviglia musicale.
La sua carriera ha attraversato una vasta gamma di stili musicali, dalla registrazione solista di Spectrum nel 2019 alla colonna sonora del film Blue Giant. Senza dimenticare i due album live con Chick Corea, Duet del 2008, e Edmar Castaneda, Live in Montreal del 2017.
Il New York Times definisce il suo modo di suonare “atletico, in senso olimpico: brutalmente efficiente, singolarmente concentrato, imperioso nella sua fisicità”.
Le influenze dello swing, del groove e del ragtime sono contagiose nelle performance di Hiromi, mentre balla tra le linee del pop-jazz e del blues. Le tradizioni musicali le servono come punto di partenza per “attraversare la stratosfera” raggiungendo vette inimmaginabili a bordo del suo pianoforte.
La sua influenza sulla scena jazz e oltre è stata riconosciuta da critici e appassionati di tutto il mondo.
Con un background che abbraccia una vasta gamma di generi musicali, la musicista giapponese sfida costantemente i confini e ricerca nuove ispirazioni. Con questo album e questo tour Homi ci invita ad esplorare un “wonderland” musicale che è contemporaneamente familiare e sorprendente. “Hiromi’s Sonicwonder” è un’esperienza che non deluderà né i suoi fedeli fan, né chiunque sia alla ricerca di una musica eclettica e appassionante.
L’appuntamento con l’unica tappa siciliana, organizzata e promossa da Eventi Olimpo è, lo ricordiamo, al Metropolitan di Catania il 6 novembre alle ore 21.30.


La risurrezione di Cristo e la risurrezione finale è il titolo della 2ª edizione del Corso di aggiornamento in Teologia promosso, dal 19 al 21 settembre 2023 (ore 15 – 18.30, Aula Magna Giovanni Paolo II), dalla Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce in collaborazione con la Facoltà di Teologia dell’Università di Navarra (Spagna). Il corso è ideato principalmente per offrire a ex-studenti e docenti di Teologia strumenti e argomenti per approfondire la fede cristiana nella risurrezione.
Le sessioni, guidate da teologi esperti, saranno accompagnate da presentazioni interdisciplinari che mirano ad ampliare le tematiche trattate. “L’annuncio della risurrezione di Gesù ha dato origine alla fede cristiana nella risurrezione dei morti e alla speranza di un futuro di riconciliazione e di pace per l’umanità. Questo messaggio si inserisce oggi in un mondo caratterizzato dalla complessità e dalla pluralità delle esperienze”, spiegano gli organizzatori. “Alcuni, convinti della “finitezza”dell’essere umano, ritengono che la morte rappresenti la conclusione definitiva della vita umana e considerano l’idea di risurrezione un’illusione, un modo di sfuggire alla realtà. Altri invece nutrono la speranza di una liberazione dal male che minaccia la nostra storia e credono che l’amore che hanno espresso e incontrato nella vita non svanirà per sempre”.
I relatori della prima giornata saranno Eusebio González (Teologia Biblica), Paul O’Callaghan (Antropologia Teologica), María Ángeles Vitoria (Filosofia della natura e della scienza) e Juan Rego (Teologia Liturgico Fondamentale) La seconda giornata del corso vedrà gli interventi di Marco Vanzini, (Teologia Fondamentale), di Antonio Ducay (Cristologia), di Elena Colombetti (Etica Applicata) e di Rafael Martinez (Filosofia della natura e della scienza). Chiuderanno la terza giornata Andrea Villafiorita (Direttore dell’ISSR ligure), Santiago Sanz (Antropologia Teologica) e Sergio Tapia (Public speaking).

Attualità
“Frost killed the lemon tree” natura che lotta e diventa performance
Arriva ad Arezzo sabato 9 settembre l’evento artistico del duo Donlon già presentato a Londra lo scorso anno

L’arte contemporanea è fatta sempre più spesso di performance. E Sottofondo Studio ha deciso di portare ad Arezzo e presentare la performance FROST KILLED THE LEMON TREE del duo artistico DONLON che si terrà il 9 settembre alle ore 18:30 nel Laboratorio-galleria di via Garibaldi 136.
Si tratta dell’ultimo appuntamento della programmazione “Lo studio ospita”, coordinata come sempre da Elena Castiglia, Jacopo Naccarato e Bernardo Tirabosco. FROST KILLED THE LEMON TREE è una performance già presentata a Londra nel 2022 si rimodella sullo spazio e il pubblico di Sottofondo.
La performance racconta una storia di disastri che fa eco ad eventi di cronaca sempre più frequenti. Nel 2021, duecento alberi di limoni morirono per cause misteriose nella pianura siciliana dell’Etna. Il colpevole non è mai stato trovato, ma trovarlo non è l’obiettivo di questa storia. In questo luogo di lutto si incontrano dinamiche che si muovono da scale umane a scale molecolari, atomiche, atmosferiche e meteorologiche. Cambiamenti climatici, siccità e poi gelo, componenti chimici e batteri letali si sovrappongono, emergono e scompaiono, si confondono e si perdono. Se le tematiche e le conseguenze legate all’Antropocene sono ormai centrali nella discussione contemporanea, i due artisti ritagliano tra queste uno spazio per la cura attraverso l’ingrandimento e l’estensione di un gesto semplice.
FROST KILLED THE LEMON TREE invita ad ascoltare, guardare ed assaggiare. Francesca Beltrame e Fabio Cervi iniziano a collaborare nel 2021 dopo essersi incontrati alRoyal College of Art di Londra durante gli studi in architettura. Il loro lavoro caratterizzato da interventi performativi che mirano all’immersività, si struttura su più discipline cercando di andare oltre il solo visivo.
Per partecipare alla performance è necessario prenotarsi scrivendo a infosottofondostudio@gmail.com o sui canali social di Sottofondo studio. Lo spazio rimarrà aperto fino alle 21.
FROST KILLED THE LEMON TREE è l’ultimo evento del progetto “Lo studio ospita” nato nel 2021 e curato fin dall’inizio appunto da Elena Castiglia, Jacopo Naccarato e Bernardo Tirabosco. Sottofondo studio sede della programmazione torna alla suo originaria funzione di studio che fa riferimento a Bernardo Tirabosco. L’archivio delle mostre rimane consultabile sul sito www.sottofondostudio.com. Gli organizzatori ringraziano tutti coloro che hanno sostenuto il progetto fin dalle origini: Andrea Severi, Riccardo Leprai, Niccolò Oliva, Riccardo Castiglia, Giulia Cenci e chi ha partecipato con la propria ricerca artistica/curatoriale come Lorenzo Ermini, Giulia Cacciuttolo, Federica Fiumelli, Alice Paltrinieri, Roberto Casti, Ilaria Leonetti, Max Mondini, Lorenzo Montinaro, Nicola Ghirardelli, Perla Sardella, Benedetta Giampaoli, Luca Ceccherini. Un ringraziamento speciale va a tutte le persone che hanno partecipato agli eventi in questi anni e al club service Inner Wheel per aver sostenuto l’avvio del progetto.
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