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Economia

La formazione di qualità: le opportunità per le aziende

Paolo Castiglia

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Intervista al presidente dell’Istituto Europeo Terzo Millennio, dott. Andrea Pizzicaroli

 

Dott. Pizzicaroli, ci delinea il rapporto tra formazione delle risorse umane e Fondi Interprofessionali?
Formare le risorse umane non è un lavoro come tanti. E’ un’esperienza di grande responsabilità che, se condotta in modo professionale, permette di far crescere se stessi e gli altri.
Il rispetto per il tempo di chi ascolta nelle nostre docenze è alla base di tutto il percorso professionale. Rispettare il tempo di chi ci ascolta pregiudica un’accurata selezione di ciò che diciamo ed un’attenta scrematura dei contenuti, che debbono essere utili agli interlocutori che necessitano di apprendere concetti e procedure in modo semplice ed efficace.
Le aziende hanno opportunità di formare i propri dipendenti attraverso i fondi interprofessionali ed i contributi che le Regioni e, solo in alcuni casi, i Ministeri, mettono a disposizione attraverso bandi ed avvisi pubblici.
Nel 2003, con l’istituzione dei primi dieci Fondi Paritetici Interprofessionali, si realizza quanto previsto dalla legge 388 del 2000, che consente alle imprese di destinare la quota dello 0,30% dei contributi versati all’INPS (il cosiddetto “contributo obbligatorio per la disoccupazione involontaria”) alla formazione dei propri dipendenti. I datori di lavoro hanno la possibilità di chiedere all’INPS di trasferire il contributo ad uno dei Fondi Paritetici Interprofessionali, che provvederà a finanziare le attività formative per i lavoratori delle imprese aderenti. La dotazione del fondo è quindi costituita dall’accantonamento dello 0,30% della massa salariale, precedentemente versato all’INPS.
Le imprese dunque decidono l’adesione ad un Fondo per conto dei loro singoli Lavoratori; la effettuano attraverso il modello di denuncia contributiva DM 10/2 dell’INPS, utilizzato di norma ogni mese, compilando gli appositi spazi dei quadri B – C con la dicitura “Adesione Fondo” ed inserendo il codice INPS del Fondo cui vogliono aderire e il numero dei dipendenti interessati.
Il codice inps del fondo è indicato con un acronimo attraverso il quale l’importo viene direttamente stornato al fondo di appartenenza. Gli effetti finanziari e contributivi si produrranno con effetto dal 1° Gennaio dell’anno successivo al quale si è iniziato a versare i contributi.
I Consigli di Amministrazione dei Fondi Paritetici Interprofessionali Nazionali per la Formazione Continua nel corso di riunioni a scadenza regolare deliberano le approvazioni di AVVISI aventi ad oggetto il finanziamento di attività di formazione continua la cui dotazione economica ammonta ad importi variabili in base alla capacità economica del fondo stesso.
Si accede a tali fondi – previo consenso delle Parti Sociali costituenti il Fondo -, a scadenze programmate (sportelli).
Una parte dei fondi accantonati dall’azienda, denominata “conto formazione”, è invece di disponibilità diretta dell’azienda e rappresenta una sorta di “salvadanaio” in cui accantona budget da spendere per erogare formazione a tutti o a parte dei suoi dipendenti.
Tale budget è ovviamente più o meno cospicuo proporzionalmente al numero dei dipendenti e va speso entro tre anni dall’inizio del suo accantonamento.
Chi si occupa di formazione finanziata trova una grande opportunità nelle risorse dei Fondi Interprofessionali. La costituzione e l’avvio dei fondi interprofessionali è per l’Italia una novità di rilievo: per la prima volta un numero significativo di risorse pubbliche vengono affidate alle parti sociali, nella loro versione bilaterale che, integrandosi con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Regioni, sono chiamate a gestire il nuovo sistema per la formazione continua.
La natura associativa dei fondi fa si che possano essere promossi dalle organizzazioni di rappresentanza delle Parti Sociali attraverso specifici Accordi Interconfederali stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori maggiormente rappresentative sul piano nazionale.
Tutti i fondi pongono una particolare attenzione ai progetti formativi che sono supportati dall’accordo sindacale, a questo proposito è opportuno sapere che gli accordi sindacali, ai vari livelli, hanno validità solo se firmati dalle organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto l’accordo di costituzione del fondo di riferimento.
Saranno le parti stesse a definire a quale livello (aziendale, territoriale, regionale o nazionale) è allocata la competenza di sottoscrizione degli accordi.

Quali le opportunità per le società di formazione?
Sin dal 2004 le società di formazione hanno compreso le opportunità di business che si trovavano dietro i fondi interprofessionali. La prima mossa è stata quella di contattare le aziende proponendo la consulenza per aderire al fondo, scrivere il progetto formativo ed erogare i servizi formativi. Negli anni successivi le società di formazione hanno letteralmente “mappato” il territorio conquistando posizioni nelle aziende più grandi, con più dipendenti e quindi con più budget da accantonare.
Una gara virtuosa che permette a chi lavora bene di guadagnare il giusto garantendosi anche una piccola rendita per gli anni successivi fidelizzando l’azienda a versare sempre in un fondo e ad utilizzare l’ente di formazione come consulente nelle procedure e come erogatore dei servizi. In realtà l’azienda potrebbe fare a meno di appoggiarsi ad un ente di formazione dall’inizio del processo, limitandosi così a mettere in gara più società di formazioni nell’offerta dei servizi da erogare per i propri dipendenti fornendo già un elenco dei corsi di cui necessita e chiedendo preventivi e proposte di erogazione di docenze. Tale fenomeno sta avvenendo nei casi delle grandi società che, coscienti delle proprie potenzialità, sanno di essere molto appetibili sia per il fondo che sceglieranno, sia per le società di formazione.
Una situazione siffatta permette di giocare in un mercato aperto, con al centro l’azienda, in cui ogni attore deve sforzarsi di eccellere per non essere sostituito. Infatti l’azienda stessa, in qualunque momento, può decidere di cambiare fondo portando con sé nel nuovo fondo il budget accantonato sino a quel momento nel fondo che sta abbandonando.

Quali sono i soggetti abilitati ad erogare la formazione?
Il beneficiario del processo deve essere sempre il dipendente che riceve la formazione; l’azienda ha un ruolo determinante ma non può fare tutto da sola, deve affidare i servizi formativi a chi ritiene idoneo e professionalmente utile alla crescita dei propri dipendenti selezionando un’offerta formativa adeguata ed un ente che si avvalga di formatori adeguati e preparati.
Possono erogare la formazione i soggetti appartenenti ad una delle quattro categorie che seguono:
a) università, pubbliche o private, o strutture ad esse collegate;
b) soggetti accreditati per lo svolgimento di attività di formazione finanziata presso una delle regioni italiane,
c) soggetti accreditati presso i fondi, secondo il Regolamento stesso;
d) soggetti in possesso della certificazione di qualità in base alla norma Uni En Iso 9001:2000 settore EA 37

Quali sono i criteri ispiratori dei fondi?
– Promuovere e finanziare piani formativi aziendali, territoriali o settoriali, concordati tra le parti sociali;
– Promuovere e finanziare attività di sostegno ai piani per la formazione continua;
– Promuovere e finanziare attività di qualificazione e di riqualificazione per le figure professionali di specifico interesse del settore produttivo, nonché per lavoratori a rischio di esclusione dal mercato del lavoro;
– Promuovere e finanziare anche azioni individuali di formazione continua dei lavoratori dipendenti
– Promuovere interventi di formazione continua sull’igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro per gli aspetti non disciplinati e finanziati dalle specifiche disposizioni in materia.

Chi sono i destinatari della formazione?
I destinatari dell’attività formativa sono i lavoratori e le lavoratrici delle imprese tenute a versare il contributo di cui all’art. 12 della legge n. 160/1975, così come modificato dall’art. 25 della legge quadro sulla formazione professionale n. 845/1978 e successive modificazioni. Sono da considerarsi come imprese tutti i datori di lavoro che versano i contributi contro la disoccupazione involontaria.

Chi può aderire ai fondi?
Possono aderire ad un fondo i datori di lavoro che versano i contributi contro la disoccupazione involontaria e che applicano integralmente i contratti collettivi di riferimento. Nel caso di gruppo di imprese, la Società capogruppo, esclusivamente per i propri lavoratori e lavoratrici, o per quelli del Gruppo ovvero una delle società costituenti il gruppo.
Possono altresì aderire consorzi di imprese costituite ai sensi dell’art. 2602 del codice civile, per i propri lavoratori e lavoratrici o per quelle delle aziende consorziate.

Quali sono i criteri di finanziamento per i piani formativi?
Le imprese che presentano i piani debbono cofinanziarli, in quanto gli interventi di formazione continua, da realizzare nel quadro dei bandi dei fondi, si configurano come aiuti di Stato e devono quindi rispettare le normative comunitarie in materia.
Per co-finanziamento s’intende che la formazione dovrà avvenire in orario di lavoro, fatto salvo per gli stagionali che potrà effettuarsi anche prima o alla scadenza del periodo di lavoro. Altra forma di co-finanziamento può essere la messa a disposizione di strutture aziendali e/o di esperti aziendali.
I fondi finanziano progetti di formazione generale e di formazione specifica.
Per «formazione generale», ai sensi del Regolamento 68/01, s’intende la formazione che comporta insegnamenti non applicabili esclusivamente o prevalentemente alla posizione, attuale o futura, occupata dal dipendente presso l’impresa beneficiaria, ma che fornisca conoscenze professionali ampiamente trasferibili ad altre imprese o settori di occupazione e che pertanto migliori in modo significativo la possibilità di collocamento del dipendente.
La formazione è «generale» se, per esempio:
1) è organizzata congiuntamente da diverse imprese indipendenti ovvero ne possono beneficiare i dipendenti di diverse imprese,
2) è riconosciuta, certificata e convalidata dalle autorità o dagli organismi pubblici o da altri organismi e istituzioni ai quali gli Stati membri o la Comunità abbiano attribuito competenza in materia.
Per «formazione specifica», ai sensi del Regolamento 68/01, s’intende la formazione che comporta insegnamenti direttamente e prevalentemente applicabili alla posizione, attuale o futura, occupata dal dipendente presso l’impresa beneficiaria e che fornisca professionalità che non siano trasferibili ad altre imprese o settori di occupazione, o che lo siano solo limitatamente.
Tutti i fondi nei bandi, o avvisi, parlano di piccole, piccolissime e medie imprese. Ai sensi della nuova Raccomandazione della Unione Europea, con tali termini s’intendono:
Imprese di media dimensione quelle che hanno:
a) un numero inferiore a 250 dipendenti;
b) un fatturato annuale minore o pari a 50 milioni di euro (era di 40 milioni nel 1996);
c) un totale di bilancio che non supera i 43 milioni di euro ( era di 27 milioni nel 1996).

Imprese di piccole dimensioni quelle che hanno:

a) meno di 50 dipendenti;
b) un fatturato minore o pari a 10 milioni di euro (era 7 milioni nel 1996);
c) un totale di bilancio sempre di 10 milioni (era di 5 milioni nel 1996).

Imprese di piccolissime dimensioni quelle che hanno:
a)meno di 10 dipendenti,
b) un fatturato inferiore o pari a 2 milioni di euro (cifra in passato non definita),
c) la stessa cifra indicata anche per il totale di bilancio annuale

Quali sono i principali fondi interprofessionali?
For.Te: www.fondoforte.it
Fondo paritetico interprofessionale nazionale nato a seguito dell’accordo interconfederale del 25 luglio 2001 tra Confcommercio, Abi, Ania, Confetra, e Cgil, Cisl, Uil. Si occupa di erogare formazione continua per le imprese del settore Terziario ed è riconosciuto dal Ministero del Lavoro con decreto del 31 ottobre 2002. I piani formativi mirano al consolidamento e allo sviluppo delle competenze dei lavoratori/lavoratrici per rispondere alle esigenze di adattabilità e capacità competitiva delle imprese nei rami del Commercio-Turismo-Servizi, Creditizio-Finanziario, Assicurativo e della Logistica-Spedizioni-Trasporti.
Fondimpresa: www.fondimpresa.it
Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua nasce dall’accordo di Confindustria e Cgil, Cisl, Uil e viene riconosciuto con decreto ministeriale del 28 novembre 2002. Fondimpresa accompagna le aziende che richiedono all’Inps di trasferire al Fondo il proprio contributo dello 0,30% ad investire nella formazione attraverso una semplificazione delle procedure di progettazione, realizzazione e gestione dei piani.Obiettivo del Fondo è migliorare la competitività delle imprese e potenziare le competenze dei lavoratori, con particolare attenzione agli interventi in materia di salute e sicurezza.
Fon.Ter: www.fonter.it
Il “Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la Formazione Continua del Terziario” si trova a Roma in Via Nazionale 60 e nasce a seguito dell’accordo tra l’organizzazione datoriale Confersercenti e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil siglato il 22 luglio 2002.
Fon.Ter è un’ Associazione (Art. 36 c.c.) senza fini di lucro che si occupa di assistere le imprese del settore terziario e i loro dipendenti, garantendo piani formativi finalizzati alla qualificazione professionale, allo sviluppo occupazionale e alla competitività imprenditoriale.
Fondo professioni: www.fondoprofessioni.it
E’ il Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua negli studi professionali e nelle aziende collegate, nato dall’ accordo tra Consilp-Confprofessioni, Confedertecnica, Cipa e Cgil, Cisl, Uil che è stato siglato il 7 novembre 2003. Il Fondo è riconosciuto dal Ministero del Lavoro con decreto 408/03 del 29 dicembre 2003 e risponde in maniera adeguata alle esigenze di occupabilità e competitività delle aziende e dei loro dipendenti.
Fon.Coop: www.foncoop.coop
E’ il Fondo della cooperazione senza fini di lucro che interviene a favore delle imprese operanti nel settore cooperativo, nonché dei relativi dipendenti e soci lavoratori, ispirandosi alla qualificazione professionale, allo sviluppo occupazionale e alla competitività imprenditoriale facenti capo ai contratti collettivi sottoscritti.
Fondir: www.fondir.it
E’ il Fondo interprofessionale per la formazione continua riconosciuto dal Ministero del Lavoro, con decreto del 6 marzo del 2003 e nato dall’accordo tra Confcommercio, Abi, Ania, Confetra, Manageritalia, Federdirigenticredito, Fidia e Sinfub. Il Fondo, secondo quanto prescritto dall’articolo 118 della legge 388/00, si occupa di promuovere e finanziare piani formativi rivolti ai dirigenti delle imprese del settore del terziario.
Fon.ar.com.: www.fonarcom.it
Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale per la Formazione Continua nei settori economici del terziario e dell’artigianato e piccole e medie imprese, nasce a seguito dell’Accordo tra l’organizzazione datoriale C.I.F.A. (Confederazione Italiana Federazioni Autonome) e l’organizzazione sindacale CONF.S.A.L. (Confederazione Generale dei Sindacati Autonomi dei Lavoratori) siglato il 6 Dicembre 2005.
Il Fondo, autorizzato ad operare dal Ministero del Lavoro il 6 Marzo 2006 con Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali numero 40/V/06, si occupa di favorire la formazione continua dei lavoratori Inoltre la Direzione Centrale delle Entrate Contributive dell’INPS con messaggio n. 10345 del 4 aprile 2006 ha conferito il Codice di adesione al Fondo con l’acronimo “FARC”.

Il Fondo Banche e Assicurazioni: www.fondofba.it
Il Fondo Banche Assicurazioni nasce nel luglio del 2008 grazie alla sottoscrizione di ABI, ANIA, CGIL, CISL e UIL. Il Fondo Banche Assicurazioni conta oltre 745 Associati tra i quali si annoverano i maggiori gruppi creditizi ed assicurativi italiani. Si tratta di un Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale per la Formazione Continua nei Settori del Credito e della Assicurazioni ed il suo obiettivo è quello di finanziare, promuovere e divulgare la formazione continua nel settore creditizio ed assicurativo e garantendo processi formativi trasversali: quali la salute e la sicurezza sul lavoro, la formazione del personale Over 45, le Pari Opportunità e la Responsabilità Sociale dell’Impresa.

Vicedirettore di Foritalynews, giornalista professionista, docente di giornalismo all’Università Roma Tre. Autore del libro "Giornalismo come e perché. Dalla 5 w all'inchiesta" (Aracne editore), tra le esperienze precedenti, dal 2006 al 2016, ha lavorato per il quotidiano Il Sole 24 ORE, per il quale ha seguito l’economia dei trasporti per la redazione di Roma.

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Economia

“No alle ingerenze di Ance sull’Equo Compenso per ingegneri e architetti liberi professionisti”

Lettera inviata all’Associazione dei costruttori a seguito di sue posizioni espresse recentemente sul tema

Paolo Castiglia

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Inarsind dice no alle ingerenze di Ance sull’equo compenso per ingegneri e architetti liberi professionisti.

Con una lettera inviata proprio all’Ance lo scorso 11 luglio – a firma del presidente nazionale Carmelo Russo e del segretario nazionale Marco Becucci – Inarsind, l’Associazione nazione di promozione e tutela degli ingegneri e architetti liberi professionisti, scrive quanto segue:“Gent.ma Presidente Ance, da notizie di stampa apprendiamo che Ance, tra le richieste di modifica al nuovo Codice dei Contratti Pubblici, avrebbe inserito di chiarire che la disciplina dell’equo compenso, di cui alla legge 49/2023, non trova applicazione con riferimento alle procedure ad evidenza pubblica, disciplinate dal Codice 36/2023”.

E qui viene il no di Inarsind a questa ingerenza: “Non capiamo – recita infatti la Lettera – la ragione di una simile richiesta e ci sorprende che non sia stato considerato che una tale richiesta rappresenta un’autentica ingerenza nello svolgimento dell’attività dei liberi professionisti Architetti e Ingegneri”.

La perplessità dei vertici Inarsind è rafforzata anche da questo elemento: scrive infatti l’Associazione che tutto questo avverrebbe “senza che, di contro, possa determinare vantaggi a quella delle Imprese di costruzione; oltre al fatto che, lo si voglia o no, contribuisce al tentativo, palesemente in atto, di vanificare una norma che solo faticosamente e dopo lunga attesa è stata conseguita”.

La nota Inarsind termina poi con “l’augurio che questa nostra possa essere anche motivo di ulteriore riflessione sul tema in questione e occasione di futuri dialoghi”.

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Economia

Farmacia dei Servizi: la Regione Toscana operi rapidamente per avviare in tempo la sperimentazione

Necessario tenere alta l’attenzione sulla realizzazione del progetto

Paolo Castiglia

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“E’ assolutamente necessario che Regione Toscana operi rapidamente per avviare in tempo la sperimentazione che porti alla piena realizzazione della Farmacia dei Servizi”. Federfarma Arezzo su questo tiene alta l’attenzione, anche attraverso le parole del presidente Roberto Giotti che, in rappresentanza delle oltre 100 farmacie private dell’aretino avverte che “è a rischio uno sportello sanitario indispensabile per la popolazione soprattutto nelle aree rurali”.

Federfarma Arezzo lancia quindi l’allarme ai cittadini: “Se la Regione Toscana non promuoverà rapidamente le procedure necessarie salterà l’attuazione, più volte invece promessa direttamente dallo stesso presidente Giani, della Farmacia dei Servizi”. Va tenuto conto che, oltre alla Lombardia, ormai quasi tutte le altre Regioni si sono già concretamente mosse e, con appositi atti amministrativi, hanno efficacemente e praticamente provveduto con determinazione a mettere in moto la fase di sperimentazione: Piemonte, Friuli-Venezia-Giulia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Marche, Abruzzo, Molise, Sicilia, province autonome Trentino-Alto Adige. “Alcuni dei nuovi servizi previsti nel progetto della nuova Farmacia – spiega Giotti – sono innovazioni davvero fondamentali a beneficio dei cittadini. Faccio due esempi di cosa ha appena recepito la Regione Lombardia: la telecardiologia in regime rimborsato, cioè gratuito per il Cittadino, nell’ambito della sperimentazione della farmacia dei servizi, che potrà contribuire ad abbattere il problema delle liste d’attesa e a promuovere la prevenzione cardiovascolare, e la ricognizione farmacologica, che a sua volta favorirà una maggior aderenza terapeutica nei pazienti cronici, riducendo il rischio di un uso improprio dei medicinali”. “Questo dimostra – approfondisce il presidente di Federfarma Arezzo – come la Farmacia dei servizi sia ormai a livello nazionale uno dei punti fermi del nuovo corso della Sanità Territoriale, e noi vorremmo che anche la Regione Toscana potesse credere fortemente nella capillarità e nell’accessibilità offerta dalla rete capillare delle Farmacie quali presidi socio-sanitari indispensabili ed insostituibili del territorio, per un’assistenza sanitaria sempre più di prossimità”. “Aspettiamo quindi che si concretizzino le giuste e necessarie aspettative di risposta – insiste Giotti – sia sul recepimento regionale della normativa nazionale della Farmacia dei Servizi, sia sulla dovuta programmazione e rendicontazione dell’attuale fase di sperimentazione, con attuale scadenza al 31/12/2024, dei relativi Servizi previsti dal protocollo operativo nazionale, in base a quanto già deciso dalle stesse Regioni in sede di conferenza Stato-Regioni insieme a Governo, Regioni, Federfarma e Assofarm”.

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Economia

Opere pubbliche: necessario riportare al centro il “Progetto”

Le Associazioni degli Architetti e degli Ingegneri liberi professionisti unite nella battaglia per la modifica del Nuovo Codice Contratti

Paolo Castiglia

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“L’appalto integrato è di fatto una scorciatoia portata avanti sulla pelle dei liberi professionisti”: Le Associazioni degli Architetti e degli Ingegneri liberi professionisti si uniscono per una battaglia che consenta di riportare il “Progetto” al centro del processo di realizzazione delle opere pubbliche.

Un primo passo del “serrate le fila” dei professionisti del settore è stato compiuto con il Convegno “Il nuovo Codice dei Contratti. Rimettiamo al centro il Progetto” tenutosi nel fine della scorsa settimana a Roma ed organizzato da ALA ASSOARCHITETTI, INARSIND, Associazione Nazionale di intesa sindacale di Architetti e Ingegneri liberi professionisti e Asso Ingegneri, con l’adesione delle altre Associazioni dell’Area Tecnica di CONFPROFESSIONI ed il sostegno della stessa Confederazione che raccoglie le Associazioni dei Liberi Professionisti delle varie discipline.

La chiamata a raccolta delle Associazioni dei Liberi professionisti Architetti e Ingegneri nasce a seguito delle disposizioni del nuovo Codice dei contratti pubblici, che ne riducono fortemente i ruoli, sia in fase di progettazione che nella direzione dei lavori.

L’arch. Bruno Gabbiani, presidente di Ala ASSOARCHITETTI, ha aperto i lavori sottolineando la necessità di “apportare modifiche alle norme vigenti, non per la mera difesa degli interessi, seppur legittimi, dei liberi professionisti, ma nell’interesse generale dell’Italia”, ribadendo “la necessità di realizzare sempre opere di qualità, grandi o piccole che siano”. Richiamando il documento presentato nell’Audizione Parlamentare sul tema dall’arch. Roberto Tretti, rappresentante di ALA nella giunta nazionale di CONFPROFESSIONI, Gabbiani ha richiesto al Parlamento di adeguare quindi il Codice dei Contratti, correggendo le anomalie legate all’introduzione estesa dell’appalto integrato. L’ing, Carmelo Russo, presidente INARSIND, ha argomentato che “noi liberi professionisti del settore intendiamo continuare ad alimentare un’attenzione verso le criticità del Codice dei Contratti Pubblici che non da oggi abbiamo individuato e segnalato senza, tuttavia, ricevere alcun riscontro. Mancanza di riscontro ed evidente segnale, in realtà, del ritardo programmatico con cui la Pubblica Amministrazione affronta argomenti che la consistente disponibilità economica del PNRR permetteva – e ci auguriamo – permetta di risolvere”. “La sensazione – ha proseguito Russo – è che si faccia scontare alle nostre attività l’assenza di una seria programmazione, anche dell’investimento ‘progettazione’, che pure i tre precedenti livelli di progettazione, se interpretati correttamente, avrebbero consentito di attuare. A questa si unisce anche un’altra sensazione, quella che, ancora una volta, si scelga la via più comoda, quella di un’autentica scorciatoia sulla pelle dei liberi professionisti”.

Lucia Coticoni, in rappresentanza di ASSO INGEGNERI ha affermato che “avendo il nuovo Codice degli Appalti, perché richiesto dalla normativa Europea, introdotto praticamente la liberalizzazione dei subappalti, il volano delle responsabilità si è ampliato, perché in cantiere circolano più figure che devono essere coordinate, e, delle quali, è sempre più importante valutare le loro mansioni riguardo ai corsi sulla sicurezza che hanno seguito. Chiediamo quindi alle Istituzioni, di coinvolgere le parti sindacali dei Professionisti nella elaborazione dei regolamenti e delle leggi su di una materia così importante per la salute dei lavoratori e dei cittadini. Sarebbe opportuno istituire dei praticantati formativi sulla sicurezza con finanziamento o agevolazioni fiscali per incentivare l’acquisizione della consapevolezza della sicurezza sul campo”.

Al convegno, moderato dall’arch. Amedeo Schiattarella, hanno preso parte Claudia Alessandrelli, vicepresidente CONFPROFESSIONI, Tiziana Campus per il CNAPPC, Elio Masciovecchio, vicepresidente CNI, e Silvia Marzot, del Tavolo tecnico congiunto Consiglio di Stato, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sul Codice dei Contratti Pubblici. Sono intervenuti nel dibattito l’on. Andrea De Bertoldi componente della Commissione Finanze e l’on. Agostino Santillo, componente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici. Dai due esponenti politici, il primo di Fdl e il secondo di M5S sono venuti riconoscimenti alla giusta iniziativa dei liberi professionisti del settore e l’impegno per una soluzione positiva delle questioni poste.

Il Convegno è proseguito con le relazioni previste in programma: “La forma dell’appalto e la qualità dell’opera pubblica” dell’avvocato Claudio Cataldi, il “Progetto esecutivo e direzione lavori per la qualità dell’opera” di Giuseppe Funaro vicepresidente ALA ASSOARCHITETTI, “I requisiti per l’affidamento dei servizi d’architettura e d’ingegneria” di Michela Diracca per INARSIND e la “Sicurezza dei cantieri. Il problema non è la normativa” di Lucia Coticoni di ASSO INGEGNERI.

La Tavola rotonda conclusiva ha visto confrontarsi Andrea Tomasi vicepresidente ALA ASSOARCHITETTI, Lucia Coticoni, Andrea Sonnino presidente Fidaf, Andrea De Maio presidente Fondazione INARCASSA e Mauro Iacumin, vicepresidente INARSIND.

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