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Economia

La formazione di qualità: le opportunità per le aziende

Paolo Castiglia

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Intervista al presidente dell’Istituto Europeo Terzo Millennio, dott. Andrea Pizzicaroli

 

Dott. Pizzicaroli, ci delinea il rapporto tra formazione delle risorse umane e Fondi Interprofessionali?
Formare le risorse umane non è un lavoro come tanti. E’ un’esperienza di grande responsabilità che, se condotta in modo professionale, permette di far crescere se stessi e gli altri.
Il rispetto per il tempo di chi ascolta nelle nostre docenze è alla base di tutto il percorso professionale. Rispettare il tempo di chi ci ascolta pregiudica un’accurata selezione di ciò che diciamo ed un’attenta scrematura dei contenuti, che debbono essere utili agli interlocutori che necessitano di apprendere concetti e procedure in modo semplice ed efficace.
Le aziende hanno opportunità di formare i propri dipendenti attraverso i fondi interprofessionali ed i contributi che le Regioni e, solo in alcuni casi, i Ministeri, mettono a disposizione attraverso bandi ed avvisi pubblici.
Nel 2003, con l’istituzione dei primi dieci Fondi Paritetici Interprofessionali, si realizza quanto previsto dalla legge 388 del 2000, che consente alle imprese di destinare la quota dello 0,30% dei contributi versati all’INPS (il cosiddetto “contributo obbligatorio per la disoccupazione involontaria”) alla formazione dei propri dipendenti. I datori di lavoro hanno la possibilità di chiedere all’INPS di trasferire il contributo ad uno dei Fondi Paritetici Interprofessionali, che provvederà a finanziare le attività formative per i lavoratori delle imprese aderenti. La dotazione del fondo è quindi costituita dall’accantonamento dello 0,30% della massa salariale, precedentemente versato all’INPS.
Le imprese dunque decidono l’adesione ad un Fondo per conto dei loro singoli Lavoratori; la effettuano attraverso il modello di denuncia contributiva DM 10/2 dell’INPS, utilizzato di norma ogni mese, compilando gli appositi spazi dei quadri B – C con la dicitura “Adesione Fondo” ed inserendo il codice INPS del Fondo cui vogliono aderire e il numero dei dipendenti interessati.
Il codice inps del fondo è indicato con un acronimo attraverso il quale l’importo viene direttamente stornato al fondo di appartenenza. Gli effetti finanziari e contributivi si produrranno con effetto dal 1° Gennaio dell’anno successivo al quale si è iniziato a versare i contributi.
I Consigli di Amministrazione dei Fondi Paritetici Interprofessionali Nazionali per la Formazione Continua nel corso di riunioni a scadenza regolare deliberano le approvazioni di AVVISI aventi ad oggetto il finanziamento di attività di formazione continua la cui dotazione economica ammonta ad importi variabili in base alla capacità economica del fondo stesso.
Si accede a tali fondi – previo consenso delle Parti Sociali costituenti il Fondo -, a scadenze programmate (sportelli).
Una parte dei fondi accantonati dall’azienda, denominata “conto formazione”, è invece di disponibilità diretta dell’azienda e rappresenta una sorta di “salvadanaio” in cui accantona budget da spendere per erogare formazione a tutti o a parte dei suoi dipendenti.
Tale budget è ovviamente più o meno cospicuo proporzionalmente al numero dei dipendenti e va speso entro tre anni dall’inizio del suo accantonamento.
Chi si occupa di formazione finanziata trova una grande opportunità nelle risorse dei Fondi Interprofessionali. La costituzione e l’avvio dei fondi interprofessionali è per l’Italia una novità di rilievo: per la prima volta un numero significativo di risorse pubbliche vengono affidate alle parti sociali, nella loro versione bilaterale che, integrandosi con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Regioni, sono chiamate a gestire il nuovo sistema per la formazione continua.
La natura associativa dei fondi fa si che possano essere promossi dalle organizzazioni di rappresentanza delle Parti Sociali attraverso specifici Accordi Interconfederali stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori maggiormente rappresentative sul piano nazionale.
Tutti i fondi pongono una particolare attenzione ai progetti formativi che sono supportati dall’accordo sindacale, a questo proposito è opportuno sapere che gli accordi sindacali, ai vari livelli, hanno validità solo se firmati dalle organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto l’accordo di costituzione del fondo di riferimento.
Saranno le parti stesse a definire a quale livello (aziendale, territoriale, regionale o nazionale) è allocata la competenza di sottoscrizione degli accordi.

Quali le opportunità per le società di formazione?
Sin dal 2004 le società di formazione hanno compreso le opportunità di business che si trovavano dietro i fondi interprofessionali. La prima mossa è stata quella di contattare le aziende proponendo la consulenza per aderire al fondo, scrivere il progetto formativo ed erogare i servizi formativi. Negli anni successivi le società di formazione hanno letteralmente “mappato” il territorio conquistando posizioni nelle aziende più grandi, con più dipendenti e quindi con più budget da accantonare.
Una gara virtuosa che permette a chi lavora bene di guadagnare il giusto garantendosi anche una piccola rendita per gli anni successivi fidelizzando l’azienda a versare sempre in un fondo e ad utilizzare l’ente di formazione come consulente nelle procedure e come erogatore dei servizi. In realtà l’azienda potrebbe fare a meno di appoggiarsi ad un ente di formazione dall’inizio del processo, limitandosi così a mettere in gara più società di formazioni nell’offerta dei servizi da erogare per i propri dipendenti fornendo già un elenco dei corsi di cui necessita e chiedendo preventivi e proposte di erogazione di docenze. Tale fenomeno sta avvenendo nei casi delle grandi società che, coscienti delle proprie potenzialità, sanno di essere molto appetibili sia per il fondo che sceglieranno, sia per le società di formazione.
Una situazione siffatta permette di giocare in un mercato aperto, con al centro l’azienda, in cui ogni attore deve sforzarsi di eccellere per non essere sostituito. Infatti l’azienda stessa, in qualunque momento, può decidere di cambiare fondo portando con sé nel nuovo fondo il budget accantonato sino a quel momento nel fondo che sta abbandonando.

Quali sono i soggetti abilitati ad erogare la formazione?
Il beneficiario del processo deve essere sempre il dipendente che riceve la formazione; l’azienda ha un ruolo determinante ma non può fare tutto da sola, deve affidare i servizi formativi a chi ritiene idoneo e professionalmente utile alla crescita dei propri dipendenti selezionando un’offerta formativa adeguata ed un ente che si avvalga di formatori adeguati e preparati.
Possono erogare la formazione i soggetti appartenenti ad una delle quattro categorie che seguono:
a) università, pubbliche o private, o strutture ad esse collegate;
b) soggetti accreditati per lo svolgimento di attività di formazione finanziata presso una delle regioni italiane,
c) soggetti accreditati presso i fondi, secondo il Regolamento stesso;
d) soggetti in possesso della certificazione di qualità in base alla norma Uni En Iso 9001:2000 settore EA 37

Quali sono i criteri ispiratori dei fondi?
– Promuovere e finanziare piani formativi aziendali, territoriali o settoriali, concordati tra le parti sociali;
– Promuovere e finanziare attività di sostegno ai piani per la formazione continua;
– Promuovere e finanziare attività di qualificazione e di riqualificazione per le figure professionali di specifico interesse del settore produttivo, nonché per lavoratori a rischio di esclusione dal mercato del lavoro;
– Promuovere e finanziare anche azioni individuali di formazione continua dei lavoratori dipendenti
– Promuovere interventi di formazione continua sull’igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro per gli aspetti non disciplinati e finanziati dalle specifiche disposizioni in materia.

Chi sono i destinatari della formazione?
I destinatari dell’attività formativa sono i lavoratori e le lavoratrici delle imprese tenute a versare il contributo di cui all’art. 12 della legge n. 160/1975, così come modificato dall’art. 25 della legge quadro sulla formazione professionale n. 845/1978 e successive modificazioni. Sono da considerarsi come imprese tutti i datori di lavoro che versano i contributi contro la disoccupazione involontaria.

Chi può aderire ai fondi?
Possono aderire ad un fondo i datori di lavoro che versano i contributi contro la disoccupazione involontaria e che applicano integralmente i contratti collettivi di riferimento. Nel caso di gruppo di imprese, la Società capogruppo, esclusivamente per i propri lavoratori e lavoratrici, o per quelli del Gruppo ovvero una delle società costituenti il gruppo.
Possono altresì aderire consorzi di imprese costituite ai sensi dell’art. 2602 del codice civile, per i propri lavoratori e lavoratrici o per quelle delle aziende consorziate.

Quali sono i criteri di finanziamento per i piani formativi?
Le imprese che presentano i piani debbono cofinanziarli, in quanto gli interventi di formazione continua, da realizzare nel quadro dei bandi dei fondi, si configurano come aiuti di Stato e devono quindi rispettare le normative comunitarie in materia.
Per co-finanziamento s’intende che la formazione dovrà avvenire in orario di lavoro, fatto salvo per gli stagionali che potrà effettuarsi anche prima o alla scadenza del periodo di lavoro. Altra forma di co-finanziamento può essere la messa a disposizione di strutture aziendali e/o di esperti aziendali.
I fondi finanziano progetti di formazione generale e di formazione specifica.
Per «formazione generale», ai sensi del Regolamento 68/01, s’intende la formazione che comporta insegnamenti non applicabili esclusivamente o prevalentemente alla posizione, attuale o futura, occupata dal dipendente presso l’impresa beneficiaria, ma che fornisca conoscenze professionali ampiamente trasferibili ad altre imprese o settori di occupazione e che pertanto migliori in modo significativo la possibilità di collocamento del dipendente.
La formazione è «generale» se, per esempio:
1) è organizzata congiuntamente da diverse imprese indipendenti ovvero ne possono beneficiare i dipendenti di diverse imprese,
2) è riconosciuta, certificata e convalidata dalle autorità o dagli organismi pubblici o da altri organismi e istituzioni ai quali gli Stati membri o la Comunità abbiano attribuito competenza in materia.
Per «formazione specifica», ai sensi del Regolamento 68/01, s’intende la formazione che comporta insegnamenti direttamente e prevalentemente applicabili alla posizione, attuale o futura, occupata dal dipendente presso l’impresa beneficiaria e che fornisca professionalità che non siano trasferibili ad altre imprese o settori di occupazione, o che lo siano solo limitatamente.
Tutti i fondi nei bandi, o avvisi, parlano di piccole, piccolissime e medie imprese. Ai sensi della nuova Raccomandazione della Unione Europea, con tali termini s’intendono:
Imprese di media dimensione quelle che hanno:
a) un numero inferiore a 250 dipendenti;
b) un fatturato annuale minore o pari a 50 milioni di euro (era di 40 milioni nel 1996);
c) un totale di bilancio che non supera i 43 milioni di euro ( era di 27 milioni nel 1996).

Imprese di piccole dimensioni quelle che hanno:

a) meno di 50 dipendenti;
b) un fatturato minore o pari a 10 milioni di euro (era 7 milioni nel 1996);
c) un totale di bilancio sempre di 10 milioni (era di 5 milioni nel 1996).

Imprese di piccolissime dimensioni quelle che hanno:
a)meno di 10 dipendenti,
b) un fatturato inferiore o pari a 2 milioni di euro (cifra in passato non definita),
c) la stessa cifra indicata anche per il totale di bilancio annuale

Quali sono i principali fondi interprofessionali?
For.Te: www.fondoforte.it
Fondo paritetico interprofessionale nazionale nato a seguito dell’accordo interconfederale del 25 luglio 2001 tra Confcommercio, Abi, Ania, Confetra, e Cgil, Cisl, Uil. Si occupa di erogare formazione continua per le imprese del settore Terziario ed è riconosciuto dal Ministero del Lavoro con decreto del 31 ottobre 2002. I piani formativi mirano al consolidamento e allo sviluppo delle competenze dei lavoratori/lavoratrici per rispondere alle esigenze di adattabilità e capacità competitiva delle imprese nei rami del Commercio-Turismo-Servizi, Creditizio-Finanziario, Assicurativo e della Logistica-Spedizioni-Trasporti.
Fondimpresa: www.fondimpresa.it
Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua nasce dall’accordo di Confindustria e Cgil, Cisl, Uil e viene riconosciuto con decreto ministeriale del 28 novembre 2002. Fondimpresa accompagna le aziende che richiedono all’Inps di trasferire al Fondo il proprio contributo dello 0,30% ad investire nella formazione attraverso una semplificazione delle procedure di progettazione, realizzazione e gestione dei piani.Obiettivo del Fondo è migliorare la competitività delle imprese e potenziare le competenze dei lavoratori, con particolare attenzione agli interventi in materia di salute e sicurezza.
Fon.Ter: www.fonter.it
Il “Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la Formazione Continua del Terziario” si trova a Roma in Via Nazionale 60 e nasce a seguito dell’accordo tra l’organizzazione datoriale Confersercenti e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil siglato il 22 luglio 2002.
Fon.Ter è un’ Associazione (Art. 36 c.c.) senza fini di lucro che si occupa di assistere le imprese del settore terziario e i loro dipendenti, garantendo piani formativi finalizzati alla qualificazione professionale, allo sviluppo occupazionale e alla competitività imprenditoriale.
Fondo professioni: www.fondoprofessioni.it
E’ il Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua negli studi professionali e nelle aziende collegate, nato dall’ accordo tra Consilp-Confprofessioni, Confedertecnica, Cipa e Cgil, Cisl, Uil che è stato siglato il 7 novembre 2003. Il Fondo è riconosciuto dal Ministero del Lavoro con decreto 408/03 del 29 dicembre 2003 e risponde in maniera adeguata alle esigenze di occupabilità e competitività delle aziende e dei loro dipendenti.
Fon.Coop: www.foncoop.coop
E’ il Fondo della cooperazione senza fini di lucro che interviene a favore delle imprese operanti nel settore cooperativo, nonché dei relativi dipendenti e soci lavoratori, ispirandosi alla qualificazione professionale, allo sviluppo occupazionale e alla competitività imprenditoriale facenti capo ai contratti collettivi sottoscritti.
Fondir: www.fondir.it
E’ il Fondo interprofessionale per la formazione continua riconosciuto dal Ministero del Lavoro, con decreto del 6 marzo del 2003 e nato dall’accordo tra Confcommercio, Abi, Ania, Confetra, Manageritalia, Federdirigenticredito, Fidia e Sinfub. Il Fondo, secondo quanto prescritto dall’articolo 118 della legge 388/00, si occupa di promuovere e finanziare piani formativi rivolti ai dirigenti delle imprese del settore del terziario.
Fon.ar.com.: www.fonarcom.it
Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale per la Formazione Continua nei settori economici del terziario e dell’artigianato e piccole e medie imprese, nasce a seguito dell’Accordo tra l’organizzazione datoriale C.I.F.A. (Confederazione Italiana Federazioni Autonome) e l’organizzazione sindacale CONF.S.A.L. (Confederazione Generale dei Sindacati Autonomi dei Lavoratori) siglato il 6 Dicembre 2005.
Il Fondo, autorizzato ad operare dal Ministero del Lavoro il 6 Marzo 2006 con Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali numero 40/V/06, si occupa di favorire la formazione continua dei lavoratori Inoltre la Direzione Centrale delle Entrate Contributive dell’INPS con messaggio n. 10345 del 4 aprile 2006 ha conferito il Codice di adesione al Fondo con l’acronimo “FARC”.

Il Fondo Banche e Assicurazioni: www.fondofba.it
Il Fondo Banche Assicurazioni nasce nel luglio del 2008 grazie alla sottoscrizione di ABI, ANIA, CGIL, CISL e UIL. Il Fondo Banche Assicurazioni conta oltre 745 Associati tra i quali si annoverano i maggiori gruppi creditizi ed assicurativi italiani. Si tratta di un Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale per la Formazione Continua nei Settori del Credito e della Assicurazioni ed il suo obiettivo è quello di finanziare, promuovere e divulgare la formazione continua nel settore creditizio ed assicurativo e garantendo processi formativi trasversali: quali la salute e la sicurezza sul lavoro, la formazione del personale Over 45, le Pari Opportunità e la Responsabilità Sociale dell’Impresa.

Vicedirettore di Foritalynews, giornalista professionista, docente di giornalismo all’Università Roma Tre. Autore del libro "Giornalismo come e perché. Dalla 5 w all'inchiesta" (Aracne editore), tra le esperienze precedenti, dal 2006 al 2016, ha lavorato per il quotidiano Il Sole 24 ORE, per il quale ha seguito l’economia dei trasporti per la redazione di Roma.

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Economia

Inarsind: Equo Compenso, situazione disperata e disperante

“La non applicazione ad architettura e ingegneria proposta da Anac sarebbe una scorciatoia sulla pelle di chi si dichiara di voler tutelare”

Redazione Foritalynews

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“A quanto si apprende da autorevoli fonti di informazione, l’Anac, con una nota del 19 aprile scorso inviata al Ministero dell’Economia e a quello delle Infrastrutture, ha espresso l’opinione secondo la quale la legge sull’Equo Compenso possa non essere applicata alle procedure per l’affidamento dei servizi di architettura e ingegneria”.

Secondo Inarsind però “Si tratterebbe dell’ennesima giravolta che viene fatta sull’argomento, che lascia l’intero settore nell’incertezza di una risposta chiara e definitiva e che si sovrappone, in ultimo, ad un recente pronunciamento della Giustizia Amministrativa – Sentenza TAR Veneto n. 632 del 3 aprile 2024 – che sembrava avere detto una parola definitiva sull’argomento, decidendo a favore dell’applicazione incondizionata dell’Equo Compenso negli affidamenti concernenti prestazioni d’opera intellettuale”.

Sono parole tratte da una nota Inarsind, l’Associazione nazionale di tutela e promozione deglii Ingegneri e architetti liberi professionisti, a firma del presidente Carmelo Russo e del segretario Marco Becucci. Nota che prosegue in questo modo: “Non disconosciamo la validità delle ragioni addotte dall’ANAC riguardo la necessità di rendere accessibili le procedure di gara ai giovani professionisti ed agli studi medio-piccoli, evitando che, di fatto, il giudizio delle commissioni di gara si appiattisca, inevitabilmente, sui curricula. Non può trovarci contrari nemmeno l’appello alle Stazioni Appaltanti ad adottare comportamenti volti a favorire la massima partecipazione e a scongiurare l’adozione di comportamenti discriminatori, ed è senz’altro vero che occorre che i due ambiti normativi (codice appalti ed equo compenso) vadano adeguatamente coordinati”.

Ma aggiunge poi la presa netta di distanza: “Quello che non comprendiamo – scrive infatti Inarsind – è come, di pari passo, si scelga la via più comoda, un’autentica scorciatoia sulla pelle di quegli stessi soggetti che si dichiara di volere tutelare, che si disconosca una legge, appellandosi al fatto che la stessa non prevede esplicitamente la sua applicazione all’affidamento dei servizi di Architettura e Ingegneria mentre dall’altra si dimentica che il Codice dei Contratti prevede esplicitamente l’applicazione dell’Equo Compenso”.

E che dire della motivazione secondo la quale l’equo compenso comporta oneri eccessivi per lo Stato: fosse vero non è certo l’unica a prevederli!”“Disapplichiamo allora tutte le leggi che comportano oneri eccessivi per lo Stato?” si chiede ancora Inarsind, che poi nella nota insiste cosi: “Se l’equo compenso non si applica, per diretta conseguenza è da intendere – e come potrebbe altrimenti – che quello applicabile è un non equo compenso. Non si può dimenticare che l’emanazione della legge sull’Equo Compenso è stata preceduta, dall’abolizione dei minimi tariffari, da un’autentica deregulation che ha portato anche a chiedere – e purtroppo ad offrire – prestazioni a titolo gratuito, a forti ribassi in occasione delle gare, ad affidamenti con compensi assolutamente inadeguati rispetto alle prestazioni richieste..Anche questo avrebbe dovuto essere e dovrebbe continuare ad essere motivo di preoccupazione e di allarme in nome delle stesse ragioni oggi addotte dall’ANAC: certamente in nome di quella qualità dei servizi che pure è una delle preoccupazioni della nota inviata ai Ministeri. Invece, non sembra emergere alcuna preoccupazione al riguardo. Ribassi eccessivi, prestazioni a titolo gratuito rappresentano forse tutela della concorrenza? O piuttosto – alla lunga – un modo per escluderla? Possono ribassi eccessivi essere “assorbiti” dall’attività di giovani professionisti e/o da studi professionali medio-piccoli? E’ contraddittorio pensare che la libertà di offrire un prezzo al ribasso favorisca tout court la concorrenza: si trascura che in realtà favorisce chi può permettersi di abbassare – anche di molto – il livello economico del mercato e, conseguentemente determinare la scomparsa dei soggetti che non sono in grado di reggere il confronto al ribasso, determinando, di fatto, in conclusione, la fine di ogni concorrenza”.

Poi, in chiusura, la proposta: “La soluzione è quella di trovare un modo capace di tenere insieme partecipazione e livelli adeguati di qualità e compensi, forse più articolato e meno semplice dell’applicazione tout court dell’equo compenso, ma certamente diverso anche dal suo disconoscimento dalla reintroduzione di una deregulation che, attraverso la concorrenza di chi può permettersela, determina, di fatto, il monopolio, se non di specifici soggetti, certamente di una loro specifica categoria”.

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Economia

Banca Tema: la crescita continua con 22 milioni di utile

Assemblea dei Soci: approvato il Bilancio d’esercizio 2023. L’impegno a sostegno dei territori

Redazione Foritalynews

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L’Assemblea dei Soci di Banca Tema – Terre Etrusche di Valdichiana e di Maremma, sabato 20 aprile ha approvato il bilancio d’esercizio 2023. L’istituto di credito cooperativo, che opera principalmente nelle provincie di Grosseto, Siena, Arezzo, Perugia e Viterbo, ha chiuso l’esercizio scorso con risultati molto soddisfacenti malgrado il contesto economico ancora incerto, dimostrando capacità di resilienza e di essere molto ben strutturata sia dal punto di vista patrimoniale che organizzativo.

La solidità dell’istituto è infatti ancora cresciuta rispetto ai già buoni risultati del 2022: l’utile netto conseguito, di oltre 22 milioni di euro, ha portato il patrimonio di bilancio a 181,1 milioni di euro. Il Core Tier 1 Ratio, al 31 dicembre 2023, sale al 17,87%, rispetto al 17,53% del 2022. Il Total Capital ratio, a fine anno, ammontava al 20,03%, rispetto al 19,87%, dell’anno precedente.

Anche la rischiosità ha continuato a diminuire, grazie ad un’attenta politica di gestione e con l’attuazione di un impegnativo piano di derisking. I crediti deteriorati lordi al 31 dicembre 2023 sono scesi al 5,70% contro il 6,04% dell’anno precedente. I crediti deteriorati netti ammontavano al 2,02% del totale degli impieghi. Nel primo trimestre questi dati hanno registrato ulteriori diminuzioni.

Si consolida anche l’attività nei territori di competenza compresi tra Toscana, Umbria e Lazio, in cui sono dislocate 46 filiali con 94 comuni di operatività e un organico composto da 354 dipendenti. I crediti verso la clientela sono stabili a 1,5 miliardi di euro. La comunità di appartenenza esprime un elevato grado di fiducia nella Banca che annovera 19.478 soci e oltre 70 mila clienti. Il 2023 si chiude con un segno positivo anche relativamente alle masse amministrate per conto della clientela, costituite dalla raccolta diretta, amministrata e dal risparmio gestito e assicurativo, che ammontano complessivamente a 2,76 miliardi di euro, evidenziando un aumento di 82 mln di euro su base annua (+ 3%). In particolare, la raccolta diretta a fine anno era di 2 miliardi di euro. Molto significativo l’incremento della raccolta indiretta, che sale del 32% e raggiunge i 750 milioni di euro. Circa il 60% è composto da raccolta qualificata, risparmio gestito e assicurativo.

Anche i risultati consolidati al 31/12/2023 del Gruppo BCC Iccrea, del quale la Banca fa parte, sono risultati ottimi sia in termini di redditività che di assetto patrimoniale. Si tratta il primo gruppo bancario italiano tra quelli con capitale interamente italiano, il terzo gruppo nazionale per numero di sportelli e il primo gruppo bancario italiano per CET 1 Ratio.

Il presidente Francesco Carri ha spiegato che “nonostante lo scenario economico sia ancora incerto, Banca Tema risulta molto ben strutturata, con adeguati profili patrimoniali e buona capacità reddituale. L’operatività continua ad essere caratterizzata da una forte impronta cooperativa e mutualistica, al servizio dei soci e della comunità locale. Siamo convinti che il metodo cooperativo, se correttamente applicato, proprio nei periodi economicamente e socialmente più difficili, continui a costituire un valido strumento per dare risposte concrete ai bisogni della gente. Lo stretto legame delle banche di comunità con i propri territori permette di continuare a lavorare per il bene comune. Banca Tema prosegue la sua mission a sostegno dell’economia reale, fornendo credito in particolare alle famiglie ed alle piccole imprese. Con questi obiettivi sono quindi proseguiti gli interventi a supporto delle associazioni e degli enti del territorio e sono stati erogati in totale contributi per oltre 650 mila euro.Il direttore generale, Fabio Becherini, ha invece affermato che “si è reso necessario riorganizzare la rete degli sportelli per migliorare l’efficacia e la qualità del servizio offerto ai nostri soci e clienti assicurando il mantenimento del forte legame relazionale con gli stessi. In un ambito dimensionale ampio, con un presidio esteso a 5 province e 94 comuni, abbiamo continuato a lavorare come banca di prossimità, rinnovando la vicinanza alle nostre comunità di riferimento. L’assetto organizzativo, con la suddivisione del territorio in quattro aree – Grosseto e Costa d’Argento, entroterra maremmano ed alto viterbese, Chiusi, Montepulciano e Umbria, Valdichiana e Arezzo – e la presenza di forti presidi specialistici, ci ha permesso di soddisfare al meglio le esigenze di soci e clienti e di mantenere, allo stesso tempo, l’attenzione sul territorio. Il tessuto produttivo che caratterizza i territori presidiati dalla nostra Banca ha grandi potenzialità di sviluppo. Per questo l’azione di Banca Tema viene impostata guardando al futuro, in un’ottica di lungo termine, con la convinzione che la cooperazione di credito continuerà ad essere sempre necessaria per favorire lo sviluppo economico ed accrescere il benessere sociale dei nostri territori”.

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Economia

Banca Tema cresce e si rafforza

L’Assemblea della Bcc si terrà il 20 aprile. Confermata dai risultati la validità del progetto

Redazione Foritalynews

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Banca Tema, ha chiuso l’esercizio 2023 con risultati molto soddisfacenti e superiori alle previsioni, in uno scenario economico ancora caratterizzato da incertezza. I soci saranno chiamati ad approvare alcune modifiche allo Statuto Sociale, rivenienti da adeguanti normativi e regolamentari, e il progetto di bilancio dell’anno 2023.

L’Assemblea straordinaria e ordinaria si terrà il 20 aprile in seconda convocazione, sia presso i locali del CLEV Village, Strada provinciale 146 – Località Querce al Pino – Chiusi (SI) che presso il centro congressi Fattoria La Principina, Via dei Girasoli 1 – Principina Terra – Grosseto, in quest’ultimo posto con collegamento audio – video. “Con questo bilancio che andiamo a sottoporre all’approvazione dei nostri Soci si conferma tutta la validità del progetto Banca Tema” dichiara il Presidente Francesco Carri “che ha consentito nel corso degli anni di avere a disposizione del nostro territorio un istituto di credito che cresce e si rafforza. Le scelte organizzative e gestionali che sono state adottate per l’attuazione del piano di fusione del 2021, si sono rivelate efficaci. La nostra Banca risulta molto ben strutturata con adeguati profili patrimoniali e buona capacità reddituale. La rivisitazione della rete degli sportelli si è dimostrata efficace per il miglioramento della efficienza operativa e per la qualità dei servizi offerti ai nostri soci e clienti assicurando il mantenimento del forte legame relazionale con gli stessi. L’aggregazione tra Banca Tema e Banca Valdichiana è stata giusta come dimostrano i risultati raggiunti. La nostra Banca ha una dimensione ed un posizionamento territoriale che consentono di fornire migliori servizi alle comunità di riferimento in una consolidata rete di forti relazioni con i soci, le Istituzioni pubbliche locali, le associazioni del terzo settore e le associazioni delle categorie economiche.”

“I principali indicatori dimostrano la solidità di Banca Tema e sono in crescita rispetto al 2022 – ricorda il Direttore Generale Fabio Becherini: “L’utile netto è pari a 22,4 milioni di euro e il patrimonio di bilancio è di 181,1 milioni. Il Core Tier 1 Ratio a fine anno era pari al 17,87%, rispetto al 17,53% del 2022. Il Total Capital ratio, al 31 Dicembre 2023, ammontava al 20,03%, in ulteriore crescita rispetto all’anno precedente. I crediti verso la clientela superano 1,5 miliardi di euro. Allo stesso tempo, il grado di fiducia nei confronti di Banca Tema si è mantenuto elevato, come dimostrano la permanenza di 19.526 soci e oltre 70 mila clienti. Il 2023 si chiude con un segno positivo anche relativamente alle masse amministrate per conto della clientela, costituite dalla raccolta diretta, amministrata e dal risparmio gestito e assicurativo, che ammontano complessivamente a 2,76 miliardi di euro, evidenziando un aumento di 82 mln di euro su base annua (+ 3%). In particolare, la raccolta diretta a fine anno era di 2 miliardi di euro. Molto significativo l’incremento della raccolta indiretta, che sale del 32% e raggiunge i 750 milioni di euro. Circa il 60% è composto da raccolta qualificata, risparmio gestito e assicurativo.”Nel 2023 è proseguita con grande efficacia l’attività di sostegno e consulenza alle famiglie ed alle imprese nell’erogazione di nuovi affidamenti e nella rimodulazione degli stessi in un contesto economico e finanziario caratterizzato da repentini mutamenti. Vogliamo sempre ricordare che il nostro modo di svolgere l’attività bancaria, coerentemente con i principi cooperativistici e mutualistici, ci rende differenti dalle altre banche. La visione di lungo termine della Banca non ha come obiettivo il profitto ed i risultati a breve termine, ma che vuol contribuire alla crescita della comunità di appartenenza, al rafforzamento della coesione sociale ed al bene comune”.

“Si è continuato – conclude il direttore generale – ad effettuare investimenti infrastrutturali in riqualificazione di immobili e nuove tecnologie, con importanti interventi di ristrutturazione. Tali attività proseguiranno anche con l’anno in corso. Sono proseguiti gli interventi a supporto delle associazioni e degli enti del territorio. Sono stati erogati in totale contributi per oltre650mila euro”.

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