Connect with us

Religioni

“La paternità non va confusa con l’avere biologicamente dei figli”

Il ruolo della paternità al centro del dibattito alla Pontificia Università della Santa Croce con la Dott.ssa Mariolina Ceriotti Miglianese, medico, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta

Daniele Sebastianelli

Pubblicato

il

Nell’Aula magna “Giovanni Paolo II” della Pontificia Università della Santa Croce di Roma, mercoledì 9 marzo si è tenuto un in contro con la Dott.ssa Mariolina Ceriotti Miglianese – medico, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta – sul tema della paternità, della crisi che oggi la affligge, e della specificità delle caratteristiche maschili e femminili. L’incontro è stato organizzato in occasione della Festa dell’Università che celebra l’anniversario del suo primo gran Cancellere il beato Álvaro del Portillo.

Nucleo centrale della tesi della dottoressa è che per diventare padri è richiesto un percorso con tappe di sviluppo che devono compiersi e svilupparsi l’una dopo l’altra. “La paternità non va confusa con l’avere biologicamente dei figli” ma, nella vita di un uomo, “segue tappe di maturazione con compiti evolutivi che vanno completati tutti per passare al successivo. Se uno non è compiuto non ci si sviluppa nell’altro”. Il tema della paternità, dunque, consiste nel far capire che “il maschile adulto è lo sviluppo e il compimento di una posizione paterna” ha spiegato la dottoressa.

Questo percorso, teorizzato da Erikson, ha approfondito la psicoterapeuta, indica che “il compito specifico dell’età adulta è la generatività, una capacità che va oltre la procreatività, e comprende anche la creatività e la produttività”. La generatività è anche “avere cura di ciò che si genera”. Quindi “avere una responsabilità verso ciò che si genera, spostando il proprio baricentro personale da noi stessi verso ciò che abbiamo generato. È rispondere all’appello dell’altro. La risposta alla fiducia che l’altro ripone in noi”. In questo senso, ragiona la dottoressa, “si tratta di una competenza adulta che si può avere solo se si sono adempiute le tappe precedenti: l’infanzia, l’adolescenza – in cui avviene il compimento e il consolidamento dell’identità: chi sono, cosa desidero, cosa significa per me il maschile e femminile – e la tappa del giovane/adulto nella quale si ha una percezione di sè con un baricentro definito”. Nella tappa del giovane/adulto è fondamentale la “competenza all’intimità”, cioè “riuscire ad incontrare l’altro nella differenza vista come ricchezza”. Questo implica accettare anche i limiti imposti dalla realtà, legittimare la differenza e il valore della differenza. “Questo è un valore difficile da capire oggi, perché la tendenza attuale nella ricerca di un legame affettivo non è quella di cercare un altro diverso da me con legittime differenze, ma trovare qualcuno per me che risponda alle mie aspettative o bisogni”. Invece “sono proprio i limiti ad aiutarci a scegliere, perché tramite i limiti noi capiamo cosa dobbiamo lasciare andare, per spingerci al di là del narcisistico amore di sé stessi e aprire la mente e il cuore verso qualcosa che va oltre di noi. Questo permette di aprirsi all’altro”. Dunque secondo la dottoressa, il paterno non è altro che ”il modo maschile di essere generativi”. Il modo femminile è invece il materno. Entrambi hanno gli stessi desideri che si differenziano nel modo di essere generativi. “Non si tratta di un compito gravoso e difficile, così come il materno, e non c’è un’ottica sacrificale, ma espansiva”. Cioè man mano che la persona matura avverte il bisogno di diventare padre e madre, ad aprirsi ad una dimensione creativa. “Questa creatività è un incontro tra cosa abbiamo al nostro interno con ciò che c’è all’esterno. Ad esempio, una ricetta, che nasce dal desiderio di condividere qualcosa fatto da noi, poi diventa esterno, cioè il prodotto, il dolce, che viene offerto agli altri”. Nella generatività, sottolinea la Ceriotti Miglianese, c’è anche l’aspetto del compiacimento – come, ad esempio, c’è anche quando si scrive un libro – e “da questo punto di vista i figli sono il massimo. Il piacere in quanto padri è vedere che il prodotto (figli, libro, torta, ecc.) ha gambe per andare nel mondo”.

Nel rapporto uomo-donna come influisce questo aspetto della paternità e maternità? “le donne desiderano incontrare nell’uomo anche la posizione paterna e viceversa. La donna desidera uomini generativi e dunque competenti nel paterno e che escano dalla dipendenza infantile madre-bisogno”. Nelle tappe di crescita, spiega la dottoressa, “l’uomo deve fare un passaggio dalla figura di madre, che rappresenta il primo bisogno, a quello di donna. Deve imparare a capire che esistono diverse figure femminili a cui relazionarsi nel tempo”. “Una donna desidera un uomo che lavori su questo punto. Ha bisogno di uomini di cui fidarsi. E uomini capaci di rispetto e stima”.

La paternità più alta è quella del modello tra Dio Padre e il Figlio. È il modello da seguire. “È il padre che indica la rotta, che dà i valori, che insegna ad accettare il dolore, che aiuta il figlio a trovare la sua vocazione, che insegna a farsi le domande giuste sulla propria vita. Cosa chiede un figlio al padre? gli chiede: tu ci sarai sempre per me? ti interessi di me? insegnami la strada del bene. Sostienimi, dammi credito, dammi tempo. Sei fiero di me? aiutami a non aver paura”.

Comunicatore e giornalista. Mi occupo di informazione religiosa con particolare attenzione alle implicazioni etiche e sociali. Non mi interesso delle chiacchiere di palazzo. Cattolico (quindi) politicamente scorretto.

Attualità

Rilevanza e ascolto

Comunicare il messaggio cristiano nella pluralità delle voci contemporanee

Mario Russo

Pubblicato

il

300 comunicatori della Chiesa riuniti a Roma per riflettere su come tornare a essere rilevanti nella società. Comunicatori istituzionali di decine di Diocesi e Conferenze Episcopali del mondo (direttori di comunicazione, portavoce, accademici e giornalisti). Oltre 30 i Paesi rappresentati, dagli Stati Uniti alle Filippine, dal Messico al Regno Unito, dalla Nigeria a Singapore.

L’occasione è data dal XIII Seminario Professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa promosso e organizzato – ormai da 26 anni con cadenza biennale -, dalla Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce sul tema Rilevanza e ascolto: comunicare il messaggio cristiano nella pluralità delle voci contemporanee
Previsto anche un incontro con il produttore di The Chosen, la serie su Gesù.

Gli svariati dibattiti che coinvolgono l’opinione pubblica stanno generando un contesto di voci plurali, che in parte arricchiscono il dialogo e in parte producono confusione e tensioni, poiché raramente le soluzioni proposte lasciano spazio a chi la pensa diversamente. Il seminario intende quindi allargare il dibattito per non rimanere intrappolati in preconcetti che spesso impediscono alle questioni di essere affrontate in tutta la loro ampiezza.
In tempi di cambiamento sociale la propria identità viene messa alla prova. Nelle crisi o nelle trasformazioni veloci non si riesce a discernere e individuare con chiarezza i propri valori fondamentali. I comunicatori possono aiutare i responsabili dell’istituzione a mettere in luce l’essenziale del proprio messaggio e, quando necessario, stimolare i cambiamenti dovuti per essere fedeli alla propria missione.

Gli uffici di comunicazione della Chiesa, hanno la sfida di allargare il dibattito per non rimanere intrappolati in preconcetti che rafforzano soltanto determinati clichè e impediscono di affrontare le questioni nella loro ampiezza. 

“All’abbondanza di informazioni si aggiunge un’agenda pubblica nella quale spesso si impongono alcuni argomenti che, come buchi neri, oscurano completamente altri temi che sono ugualmente fondamentali per la persona e la società, e nei quali la Chiesa potrebbe arricchire la conversazione”, spiega il prof. José María La Porte, del Comitato organizzatore del Seminario e a cui sarà affidata la relazione di apertura dal titolo Rinascere dalla propria identità in un contesto secolarizzato.

Il successivo intervento di Benedetto Ippolito, dell’Università Roma Tre, risponderà alla domanda se la cultura cristiana può ancora ispirare una società “stanca”.

La relazione della professoressa Gema Bellido della Santa Croce verterà sull’ascolto dell’“intelligenza contestuale”, intesa come la capacità di individuare le tematiche e le prospettive che fermentano nella società e rispetto alle quali sarebbe interessante offrire un contributo di valore.

Molto atteso l’intervento Jim Macnamara, dell’University of Technology di Sidney (Australia), che offrirà alcuni spunti su come affrontare l’odierna sfida di diventare “un’organizzazione in ascolto”.

Di legittimità, credibilità e nuove proposte comunicative parleranno Marcela Pizarro, dell’Universidad Austral di Buenos Aires, Guido Gili, dell’Università degli Studi del Molise e la spagnola Luisa Alli, direttrice di Comunicazione.

Juan Manuel Mora
, Direttore del Centro di Governo e Reputazione di Università presso l’Università di Navarra e Vicerettore per la Comunicazione dell’Università della Santa Croce, chiuderà i lavori con una relazione su come “riprendere l’iniziativa per diventare rilevanti”.

Sono previste diverse tavole rotonde con professionisti incentrate su temi come la capacità di superare la polarizzazione, di valorizzare i propri dipendenti e volontari, su come associare la propria identità al servizio comunicativo che si svolge. Case studies saranno dedicati inoltre al superamento delle crisi istituzionali, all’attitudine all’ascolto, al rapporto con i giornalisti, alla gestione di grandi eventi, alla rilevanza attraverso i social media.

Nel corso del Seminario verrà anche dato spazio alla famosa serie cinematografica americana The Chosen incentrata sulla vita di Gesù di Nazareth. Sarà presente il produttore esecutivo e Ceo Derral Eves che spiegherà l’inizio di questa “avventura” che trova il suo sostentamento attraverso campagne di crowdfunding.

Mercoledì 3 maggio i partecipanti al Seminario si ritroveranno in Piazza San Pietro per l’udienza generale con Papa Francesco, e subito dopo incontreranno i responsabili del Dicastero per la Comunicazione.

Per i giornalisti è richiesto l’accredito
https://eventi.pusc.it/accreditamento/

Continua la lettura

Cultura

Vita Consacrata, Giornata di studio su “Identità e profezia”

Redazione Foritalynews

Pubblicato

il

Identità e profezia. Nuove e antiche forme di vita consacrata in dialogo è il titolo della Giornata di studio promossa per oggi (ore 8.45, Aula Magna Giovanni Paolo II) dalla Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce.

Lo scopo della giornata vuole essere quello di “imparare gli uni dagli altri, riconoscendosi tutti parte della stessa storia”, afferma il decano di Teologia, il rev. Philip Goyret, accomunando “riflessione teologica e testimonianza di vita per far luce sull’identità profetica che definisce la vita consacrata nella Chiesa”.

I vari interventi dei relatori intendono testimoniare la forma di vita evangelica specifica delle persone consacrate, presentando i vari carismi che, nel corso dei secoli, hanno arricchito la storia della Chiesa attraverso forme, antiche e nuove, di vita contemplativa e apostolica.

Nella prima parte della Giornata, Fabio Ciardi, O.M.I, dell’Istituto di Teologia della Vita Consacrata Claretianum interverrà sulla relazione tra carismi, mentre Fernando Puig, dell’Università della Santa Croce, approfondirà i temi sulle radici e sull’espansione della consacrazione nella teologia della vita consacrata.

La seconda parte della mattinata vedrà l’intervento di suor Fernanda Barbiero, S.M.S.D, direttrice del Centro Studi U.S.M.I., sul vivere al modo di Cristo; Luigi Gaetani, O.C.D., presidente della Conferenza dei Superiori Maggiori d’Italia, si concentrerà sul ruolo che ha oggi la Comunità.
La sessione pomeridiana prevede una tavola rotonda, moderata da Laurent Touze, teologo alla Santa Croce, sull’importanza del dialogo sulla vita consacrata, con testimonianze di vita contemplativa claustrale, di vita missionaria, di vita mendicante e di vita fraterna di condivisione.
La Giornata si concluderà con la celebrazione dei Vespri nella Basilica di Sant’Apollinare.

Continua la lettura

Attualità

Ora Benedetto XVI diventi Dottore della Chiesa

In molti chiedono il riconoscimento per un Papa già considerato santo dal sentimento popolare e il cui insegnamento ha illuminato più di una generazione

Daniele Sebastianelli

Pubblicato

il

Benedetto XVI come Sant’Agostino, Leone Magno, San Giovanni Crisostomo, San Basilio Magno. Sono in molti a chiederlo e sperarlo. Soprattutto tra prelati della Chiesa. Primo fra tutti il Card Angelo Bagnasco, che in un’intervista al quotidiano La Stampa ha confidato questa aspettativa. “Spero che presto sia dichiarato dottore della Chiesa”, ha detto Bagnasco sottolineando come ora “nel firmamento del cielo, una nuova stella si è accesa”. Benedetto XVI – sono le parole di Bagnasco – “continuerà a indicare Gesù ai pastori del nostro tempo, cioè a coloro che, tra le illusioni del mondo, cercano umilmente la verità e si incamminano verso Colui che ci rende liberi e in pace. Dal cielo, Benedetto continuerà a brillare della luce di Cristo, luce dei popoli e del cosmo; a richiamare la bellezza della fede e della ragione aperta alle realtà visibili e invisibili. Come stella sicura, con tenerezza continuerà ad affermare che l’uomo può essere appagato solo dall’infinito, poiché porta l’impronta di Dio e che il bene è arduo, ma solo il bene oggettivo fa bene. Il mondo moderno deciderà finalmente di ascoltarlo? Sarà la sua salvezza”.

Tra coloro che hanno lavorato per anni a stretto contatto con Ratzinger c’è anche il cardinale Fernando Filoni. Per lui Benedetto XVI va «annoverato tra i giganti del nostro secolo», così come per il Card. Schoenborn, arcivescovo di Vienna per il quale “l’eredità di Ratzinger non è certo ancora esaurita, tra qualche decennio si comprenderà sempre meglio la ricchezza della sua opera teologica”. In un’intervista al Corriere della Sera lo stesso Schoenborn ha dichiarato: “Io lo pongo accanto ai grandi, come Dottore della Chiesa, Padre della Chiesa. Nella mia biblioteca ho messo le opere di Papa Benedetto accanto alle opere di Sant’Agostino. Sì, io lo paragono a Sant’Agostino, suo maestro, oso metterli vicini. Il suo insegnamento, le opere, il ministero episcopale e quello petrino. Dopo secoli abbiamo avuto un Papa teologo, un maestro di teologia. Ho avuto la gioia di essere suo allievo, con tanti altri, e non solo è stato un insegnante di grande capacità, con il dono della chiarezza, ma un vero maestro, nei testi scritti come nella parola viva. Ho imparato tanto da lui e penso che proprio questa sua capacità nell’insegnamento, nella trasmissione della fede e nella riflessione sulla fede, facciano di lui già quasi un padre della Chiesa. Rimarrà tra i grandi di cui ci si ricorderà nei secoli a venire, ricorderemo Joseph Ratzinger nel XX secolo come ci si ricorda di John Henry Newman nel XIX o di Tommaso d’Aquino e Bonaventura da Bagnoregio nel XIII”.

Come riferisce l’agenzia Adnkronos è già pronto uno striscione con la richiesta specifica che verrà portato al funerale giovedì 5 gennaio. A crearlo Ivan Marsura, direttore del museo dei papi. «Sono sicuro – osserva Marsura – che in tanti concordano. Magari ci vorrà un po’ di tempo ma credo che siano in parecchi a chiedere che Ratzinger venga dichiarato ‘dottore della Chiesa».

Foto: Giuseppe Ruggirello, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons

Continua la lettura
Advertisement

Facebook

Tweets

Siti partner

I più letti