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Cultura

Semplicemente: “Dentro”

Libro esordio di Sandro Bonvissuto. Essenziale, illuminante, radicato nella vita. Ora disponibile anche nella versione audiolibro

Mario Russo

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Ci sono libri che quando li chiudi continuano a parlarti. Libri che mentre li leggi ti danno l’impressione di sfogliare le pagine che hai “dentro”.

È quello che accade con il testo di Sandro Bonvissuto che s’intitola, appunto, “Dentro”.

Edito da Einaudi nel 2012. Proposto come lettura in molte scuole si è meritato un posto di rilievo tra i migliori libri degli ultimi anni. Un testo assolutamente attuale e ancora apprezzato tanto che Einaudi lo ripropone nella versione audiolibro.

“Dentro”, un titolo ambivalente, addirittura ambiguo, come lo definisce lo stesso autore che abbiamo incontrato nelle fasi di registrazione dell’audiolibro (guarda la video-intervista). Sicuramente una scelta editoriale azzeccata. Se è vero, infatti, che il riferimento principale del titolo del libro è al primo episodio in cui il protagonista viene portato “Dentro” un penitenziario, è altrettanto vero che il “Dentro” dei tre episodi proposti fa riferimento all’interiorità.

Il testo, come si legge nella quarta di copertina, si propone come un viaggio nell’esistenza di un uomo raccontata a ritroso, dall’età adulta all’infanzia: l’esperienza del carcere, la nascita casuale di una grande amicizia, il giorno in cui, imparando ad andare in bicicletta, scopre all’improvviso com’è fatto suo padre”. Momenti capitali della sua vita raccontati nei tre episodi che compongono il libro.

Fin dalle prime pagine è come se l’autore ti prendesse per mano e ti portasse con sé. È come se su quell’auto che sfreccia nella notte verso quel “Dentro” ci fossi anche tu.

Una scrittura semplice, lineare. Un linguaggio spontaneo, quasi istintivo. Brevi ma forti pennellate che trasmettono “idee” lasciando al lettore lo spazio per riempirle di senso.

Salito su quell’auto non conosci il nome del protagonista che ti accompagna, né verso quale penitenziario si va; tanto meno per quale reato, commesso o non commesso. Ma sono proprio questi gli ingredienti che fanno di questa storia la storia di chiunque.

È come provare in prima persona le esperienze del protagonista. Sei lì a percepirne la tensione, a guardare le crepe del soffitto, a convivere con la puzza di fogna e il sudiciume per terra, a stendere il bucato alla luce della luna, a farti ossessionare dal tintinnio delle chiavi dei secondini…miraggio assordante della tua libertà perduta. L’autore non ti racconta semplicemente il carcere, non te lo descrive: ti ci chiude “Dentro”. È come vivere, per un momento, in quel luogo dove il tempo sembra essersi fermato. È come subire sulla tua pelle la vera punizione inflitta ai detenuti: l’infinito tempo e il niente spazio.

Il tempo è la pena di che è in carcere. «Fuori magari. C’era poco tempo ma tanto spazio. Lì invece (“Dentro”) era il contrario. C’era tanto tempo ma poco spazio».

È sorprendente come dal punto di vista del “Dentro” le cose assumono un significato diverso come il muro, ad esempio, che diventa «il più spaventoso strumento di violenza esistente». Il muro – si legge – «non si è mai evoluto, perché è nato già perfetto […] non è fatto per agire sul tuo corpo: se non lo tocchi tu, lui non ti tocca. Perché il muro è concepito per agire sulla coscienza. Non è una cosa che fa male è un’idea che fa male. Ti distrugge senza nemmeno sfiorarti».

Il titolo di questo episodio, secondo qualcuno, avrebbe dovuto essere proprio “Dentro”. Ma sarebbe stato un grandissimo errore, il libro ne avrebbe perso in unitarietà. Confermo, quindi, l’ottima scelta editoriale. L’episodio s’intitola, invece, “Il giardino delle arance amare”. Titolo legato alla riflessione dell’autore sul senso del carcere.

«Nel giardino davanti a casa mia c’è un albero di arance amare. Mi ero sempre chiesto a cosa servissero, perché non sono buone da mangiare. Qualcuno ci fa la marmellata, ma quella di ciliegie o di albicocche è sicuramente più buona. Queste arance stanno lì sull’albero, poi cadono per terra. Non servono a niente. Eppure esistono». 

Giardino delle arance amare che ritorna alla mente dell’autore proprio mentre lascia il penitenziario.

Il secondo episodio, “Il mio compagno di banco”, ci porta nel periodo dell’adolescenza; sui banchi di scuola, appunto. Il filo conduttore è l’amicizia tra due adolescenti che il “caso” fa sedere nello stesso banco, chissà perché fatto per due, il primo giorno di scuola.

«Ecco dunque chi era a decidere con chi avrei spartito il posto: il caso».

Anche in questo episodio, fatti, situazioni, cose, disegnati a piccoli tratti, colorati con brevi pennellate sono gli elementi che ti portano “Dentro”.

E allora ecco la tua scuola, il tuo compagno, la tua compagna, le tue ansie, l’odore dei libri.

«Fu lui a chiedermi se dovessimo davvero andarcene anche noi ognuno per conto proprio oppure tornare a casa insieme. Per strada ci trovammo a camminare vicini e paralleli, come fossimo ancora seduti in classe».

«Potevamo scollare uno a uno i fascicoli delle pagine e poi spartirceli in modo che il libro sarebbe stato completo solo quando eravamo insieme. Andò proprio così».

«Il nostro posto era l’ultimo della fila centrale. E non cambiò mai, perché era una città stato, e gli stati non si spostano».

Ancora una volta Bonvissuto ti prende per mano e riecco quei giorni in cui tutto sembrava “per sempre” eppure, inesorabilmente, ci si è persi.

«Oggi lo aspetto in questa piccola stazione ferroviaria […] Non tarderà. Non può resistere all’idea che io stia seduto qui senza di lui».

Ed eccoci, in questo viaggio a ritroso, al terzo episodio, all’infanzia dove, secondo alcune teorie, tutto comincia o tutto ritorna. Ansie, paure, scoperte, conquiste. Cose che bisogna provare, prove che bisogna affrontare, per “crescere”.

«Il giorno in cui mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta – titolo dell’episodio – c’era ovunque una luce accecante. Il cielo era di un colore che non ho mai più visto; era molto più alto di adesso, ti accarezzava appena».   

Tutto si svolge in una calda giornata d’estate eppure, tra detto e non detto, tra raccontato e sottinteso, quello che ci si apre è l’infanzia intera. È come se il tempo si dilatasse, quasi sparisse. Ancora una volta il protagonista è chiunque; il tempo e lo spazio qualunque. Qui, a mio avviso, in alcuni punti le pennellate diventano quasi spatolate, capaci di graffiare.

«Quella mattina, però, c’era un gran silenzio. […] Mi sembrava impossibile che non mi avessero aspettato. Poi, qualcuno dei grandi mi fece segno che gli altri se n’erano effettivamente già andati. Mi misi a correre. Era troppo assurdo che se ne fossero andati senza di me. Li raggiunsi. Spingevano le loro biciclette sulla sabbia, verso la strada».

[…]

– Va bene allora vengo anch’io, – dissi al mio amico.

[…]

 – No, – rispose.

– Perché?

– Primo perché siamo in troppi, e secondo perché non sai andare in bicicletta.

«Non erano in troppi. Erano in due». La prima era una scusa.

«Invece il fatto che non sapessi andare in bicicletta mi parve subito una cosa dolorosamente vera».

[…]

«I miei due amici spinsero le biciclette sulla sabbia fino alla strada di terra battuta. La imboccarono e se ne andarono così, senza che nessuno di noi dicesse altro».

Ora è solo e non c’è soluzione. Non è all’altezza della situazione. “Se il tutto è ricomposto nello scenario del bambino in quel momento – afferma Bonvissuto nel nostro incontro a proposito di questo episodio – lo vediamo precipitare in maniera paurosamente triste in una botola esistenziale”.

«Essere lasciato solo da due persone è peggio che essere abbandonato da centomila; una moltitudine che ti scansa fa già di te forse un profeta, mentre due persone che se ne vanno lasciandoti solo ti riducono in un istante al più miserabile degli umani».

Che sia la bicicletta o qualunque altra cosa, qualunque altra circostanza, in quante botole siamo caduti per crescere? Senza accorgertene ti ritrovi a scoperchiarle una per una: quella in cui eri solo, quella in cui ti sei sentito tradito, quella in cui ti sei sentito incapace…

– Che hai? – chiese il mio amico.

– Niente… – risposi.

«Non era vero. Eppure nessuno, me compreso, pareva rendersi conto di quanto mi stesse accadendo.

– Guarda che non è colpa nostra se non sei potuto venire.

– Ci potevamo andare a piedi.

– In bici è meglio. Non è colpa nostra se tu non ci sai andare, – ribatté l’altro.

«Era vero; non era colpa loro. Però in un certo senso non era nemmeno colpa mia. Non avevo mai scelto di non saperlo fare. Non c’era mai stato un giorno nel quale mi avessero offerto la possibilità di cambiare quello stato di cose e io non avessi acconsentito. Tutti avevano ragione, me compreso».

– E ora che faccio? – pensai ad alta voce.

– Puoi sempre imparare… – disse la bambina.

È il momento della scelta: “si può fare”! Posso anch’IO! Ma come? E affidandosi a chi?

 – Papà… – gli chiesi.

– Dimmi.

– Devi insegnarmi ad andare in bicicletta. Adesso, – e lo guardai fisso negli occhi.

«All’improvviso ascoltavo le mie parole. Ed erano parole che desideravo dire da tanto tempo, che forse custodivo da qualche parte».

«Mi strizzò l’occhio, facendo un cenno con la testa come a dire: «Andiamo».

È il momento della svolta, il momento di crescere che diventa anche l’occasione per scoprire, all’improvviso, com’è fatto suo padre.

– Ma papà…

– Non devi aver paura, non è la morte l’avversario della vita, ma il tempo. Ricordatelo.

– Va bene. Dimmi solo che devo fare.

– Non lo so figliolo, nessuno lo sa.

– Pensi che ce la farò?

– Diciamo che è probabile, ma non è sicuro.

– Mi aiuterai?

– Non posso, la solitudine è una condizione indispensabile.

– E che farai?

– Sarò qui e sarò testimone dell’incredibile.

Dalla frustrazione alla sfida, dalla sfida alla paura, dalla paura alla libertà.

«Il mondo mi veniva incontro a una velocità che non avevo mai conosciuto. […] Stavo entrando in qualcosa che mi accoglieva. Le cose che avevo visto solo allineate davanti a me ora scorrevano alla mia destra o alla mia sinistra. Si sfrangiavano in presenze laterali. E poi sparivano alle mie spalle».

Ce l’ho fatta! IO ce l’ho fatta! Sono “cresciuto”. Nella vita di ognuno spesso basta una sola piccola grande conquista per cancellare l’amarezza di tante sconfitte.

In fondo è un episodio qualunque, dicevamo, che si svolge in un luogo qualunque, che coinvolge un bambino qualunque ma capace, nei suoi chiaro-scuri, di graffiarti, di arrivarti “Dentro”. Tanto “Dentro” da sembrare, sotto sotto, di essere cresciuto un pochino anche tu.

«Non è vero che si cresce lentamente e armoniosamente, si cresce tutto insieme. In un giorno. In un’ora. Questa è la storia. Infine imparai dunque ad andare in bicicletta. È stato mio padre a insegnarmi. Era d’estate, e non avrebbe potuto essere altrimenti».

È con queste parole che si chiudono episodio e libro.

“L’esistenza di un uomo raccontata a ritroso, dall’età adulta all’infanzia, attraverso tre momenti capitali della sua vita” – dicevamo all’inizio citando la quarta di copertina. Ma “Dentro”, a mio avviso, è molto di più: è la storia di quella identità forse raggiunta, ma mai del tutto definita. L’odissea di quella identità che spesso abbiamo la sensazione di smarrire fagocitati dal fare, dal tempo che ci sfugge, che scorre inesorabile, che “Dentro”, invece, assume la forma originaria dell’alternarsi del giorno e della notte:

«Le ore erano un’unità di misura che non aveva senso lì. Come anche i minuti, le settimane, i mesi, o gli anni. Lì dentro contavano solo i giorni. Dovrebbe essere così ovunque pensai. L’unica misura valida del tempo dovrebbero essere i giorni, appunto. Tutti gli altri parametri dovrebbero essere considerati quelli che sono: convenzioni sociali. Invenzioni. Gli esiti deliranti del perenne tentativo dell’uomo di dominare in qualche modo la più grande ossessione: il tempo. I giorni invece esistono davvero. Dovrebbero essere l’unico modo giusto di misurare la vita».

“Dentro” è il dramma di quell’identità che spesso abbiamo la sensazione ci venga rubata:

«Mi presero le impronte delle dita. E ora stavano su un foglio, sopra il tavolo, proprio davanti a me; sembravano un segreto svelato, una cosa che, fino a poco prima, era intima e privata, e che invece d’ora in avanti tutti avrebbero potuto vedere. Senza dovermi chiedere niente. Le guardavo. Era come se mi avessero tolto qualcosa di mio per sempre, come se quelle impronte me le stessero rubando».

Quell’identità che continuamente oscilla tra il NOI, fatto di amori, affetti, amicizie e l’IO che si impone quando si sente minacciato, quando è il momento di accettare una sfida o quando intravede un NOI che sembra ancora più grande: l’amore.

«Aveva detto «noi». E mi sembrò fosse la prima volta che risuonasse quel pronome nell’aria, riferito anche a me»

«Al mattino sapevo già che da quel giorno non avrei dovuto fare delle cose, ma che avremmo dovuto fare delle cose, e questo perché pensare per due era già diventato l’unico modo di pensare». 

«Era difficile essere la metà esatta di quel NOI, succedeva solo in due, e quel NOI era il doppio del massimo a cui potesse ambire un IO. E adesso dovevamo solo stare attenti che non ci separassero. Perché avrebbero potuto farlo. Lo sapevamo».

«[…] c’era una ragazza seduta a cantare. Rimasi colpito, forse dalla canzone o da lei, o da tutte e due le cose. Poi mi girai a cercarlo, ma lui non c’era più. […] Mi disse che c’era rimasto male. […] La diarchia finì in quel momento. […] Dev’essere proprio previsto; le donne sono l’unica cosa che non è tanto facile condividere. E lei era l’unica cosa più grande di NOI».

“Dentro è la storia di quell’IO che solo se c’è può considerare e dare vita all’ALTRO.

– Ma devo fare come fanno gli altri? 

– No. Cadresti.

– E cosa devo fare?

– È una dinamica unica ciò attraverso cui ti definisci e ti conosci. È la tua identità.

– Che identità?

– Ciò che ti rende uguale a te stesso e diverso dagli altri.

 Di quell’IO che, a volte, solo davanti a un “muro” riusciamo a ritrovare.

«C’era un uomo lì dentro che tutti i giorni, allora d’aria, usciva con gli altri in cortile, lo attraversava interamente e arrivava, camminando a passi lenti, fin sotto il muro di cinta, ma talmente sotto che riusciva a toccarlo col naso. Per guardarlo così da vicino da non vederlo più. Una volta l’ho fatto anch’io. Ero arrivato talmente sotto il muro da perdere la visione laterale degli occhi. Talmente sotto il muro da vederne solo il colore».

 Sparisce il “muro” e appare il tuo “Dentro”. Il prezzo da pagare per ritrovare la tua identità, per riaffermare il tuo IO. Il prezzo da pagare per riprenderti la tua libertà.


Titolo: Dentro
Autore: Sandro Bonvissuto
Pagine: 184
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Einaudi
ISBN: 978-8806208448
Prezzo di copertina: 17,50
Versione: audiolibro
Letto da: Sandro Bonvissuto
Durata: 5 ore e 34 min
Data di pubblicazione: 17.4.2019
Lingua: Italiano

Direttore di Foritalynews, docente alla Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce, competenze in tecnologie della comunicazione audiovisiva e multimediale e nel marketing. Esperto in comunicazione istituzionale e comunicazione politica (almeno credevo! Vista l'anti-comunicazione attuale). Particolarità: non ho ancora deciso cosa farò da grande.

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Attualità

“Passioni in Fiera” un successo che cresce

Conclusa con grande successo la due giorni di eventi e di forti attrazioni nel Quartiere Fieristico aretino

Paolo Castiglia

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“Un viaggio nel tempo, con le testimonianze e gli oggetti del passato, e nel futuro con le innovazioni presenti in tutti i settori”. Per Ferrer Vannetti, presidente di Arezzo Fiere e Congressi la appena conclusa quarta edizione di “Passioni in Fiera” che ha catalizzato l’attenzione generale nello scorso weekend, è stata per le famiglie, gli operatori e i protagonisti che vi hanno preso parte “come entrare in una scatola delle meraviglie: ai visitatori che varcavano la soglia si apriva un caledoscopico universo fatto di colori, profumi, sapori, e soprattutto di persone che si dedicano con grande amore alle loro attività, e si impegnano per trasmettere la loro passione sal pubblico con un grande coinvolgimento”.

Si è trattato infatti di una due giorni di grandi passioni e divertimento per tutti, un altro fine settimana di grandi eventi di forti attrazioni al quartiere fieristico di Arezzo Fiere con oltre 13.000 presenze fra Passioni In Fiera e la mostra del Fumetto e del Disco. Visitatori aretini e non solo, erano molti quelli provenienti da un ampio bacino della Toscana, Umbria, Lazio e Marche.

Ma ovviamente, spiega ancora Vannetti, “Arezzo Fiere non si ferma qui: concluso questo week end con feedback positivi sia da parte degli espositori che dal pubblico intervenuto – spiega il presidente – Arezzo Fiere si concentra fin da subito sugli appuntamenti delle prossime settimane, tra cui quello con il Calcit del 22-23-24 marzo, per poi proiettarsi verso la 43esima edizione di OroArezzo, la nostra storica Fiera Internazionale dell’Oreficeria, organizzata da Italian Exhibition Group nei nostri rinnovati spazi espositivi dall’11 al 14 maggio prossimi.

Tornando a Passioni in Fiera, mai nome è stato scelto in modo più appropriato: si è vista tanta passione accendersi negli occhi del pubblico, adulti e bambini, grazie alle persone che ad Arezzo Fiere hanno portato e condiviso con generosità una parte importante della loro vita. Il bilancio è quindi molto positivo per gli organizzatori e per l’Ente Fieristico aretino, e non solo per i grandi numeri dell’afflusso di pubblico, ma anche perché erano rappresentate all’interno degli spazi fieristici davvero molte categorie: dalla floricoltura, al vivaismo, alla ceramica, all’artigianato artistico, ai prodotti e servizi per l’outdoor, per la casa e il giardino. Catalizzatore di interesse ed attenzione è stata sicuramente l’area dedicata alla Fattoria, con splendidi esemplari di avicoli ornamentali, alpaca, equini e bovini, da poter osservare da vicino e, con il permesso dell’allevatore, accarezzare.

L’intrattenimento per bambini ha visto continuativamente nei due giorni impegnato il parco avventura. Le altre attività, presentate nell’area sportiva, e proposte a tutti quelli che volevano cimentarsi, tra cui Il kartodromo, il pattinaggio, ballo e arti marziali orientali, sono state organizzate da Arezzo Fiere in collaborazione con la UISP (Unione Italiana Sport Per tutti), Associazione di promozione sportiva che vuole affermare il valore sociale dello sport, bene sociale che contribuisce alla salute e alla qualità della vita. Importante è stata anche la presenza del terzo settore, che ha fatto conoscere al pubblico le loro attività sociali e di inclusione.

Ricca e variegata anche l’area Food, con proposte di cucine tipiche dall’Italia e dal mondo, e con l’offerta di birre artigianali che hanno permesso di aggiungere un momento di convivialità e piacere alle giornate trascorse in Fiera. Molto frequentato anche il nuovo padiglione “Nirvana”, un vero e proprio viaggio nel mondo olistico e del benessere con Expo di artigianato e bio, area relax, con trattamenti olistici e un percorso dedicato al mistero e alla magia. Durante l’evento si sono tenute anche conferenze gratuite, workshop e meditazioni per il sé interiore. Vivissima soddisfazione anche per gli organizzatori della Mostra del Fumetto che organizzano ad Arezzo, ormai stabilmente, due appuntamenti l’anno con davvero ottime risposta dagli operatori e dagli instancabili collezionisti.

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Cultura

Esotika: un successo crescente che tornerà a settembre

Con quasi 15.000 visitatori l’evento si conferma come una delle più importanti manifestazioni pet del nostro Paese

Paolo Castiglia

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“A distanza di 3 giorni dalla sua chiusura, l’eco di Esotika Pet Show di Arezzo, il salone nazionale degli animali esotici e da compagnia, riecheggia ancora nelle orecchie degli appassionati”. Sono parole dell’organizzatore Daniel Baiocco, reduce dalle fatiche di questo partecipatissimo evento che si è tenuto presso Arezzo Fiere e Congressi e che ha monopolizzato, con le sua presenze e le brillanti iniziative interne dedicate agli animali, lo scorso weekend aretino e non solo.

“Arezzo – continua Baiocco – ha dimostrato anche stavolta di essere la città che unisce il Nord e il Sud dell’Italia, anche grazie ad una manifestazione a cui hanno partecipato oltre 130 espositori provenienti da ogni parte del Paese e anche dell’Europa e che ha visto la presenza di quasi 15.000 visitatori: ecco quindi che Esotika Pet Show si conferma come una delle più importanti manifestazioni pet del nostro Paese, visto che conta ormai ben quindici edizioni che si svolgono su tutto il territorio nazionale”. La professionalità e la dedizione degli organizzatori hanno portato infatti alla realizzazione di eventi, gare ed esibizioni che hanno divertito e appassionato il pubblico presente.

“Siamo lieti – insiste l’organizzatore – di annunciare che il prossimo 14 e 15 settembre si terrà la seconda edizione di Arezzo, già sold out per gli espositori che hanno deciso di riconfermare la loro presenza per questa nuova avventura. E siamo fieri del fatto che anche le istituzioni territoriali, come Asl e Carabinieri, hanno riconosciuto l’impeccabile gestione della fiera non riscontrando alcuna irregolarità”. “Arezzo Fiere e Congressi – dichiara a sua volta il presidente di Arezzo Fiere, Ferrer Vannetti – mette volentieri a disposizione le sue strutture per ospitare questa importante manifestazione, che unisce gli appassionati del settore e il rispetto per gli animali nel senso più pieno e compiuto. Un connubio vincente che ci fa già immaginare il successo annunciato dell’edizione del prossimo settembre”

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Cultura

“Esotika Pet Show”: un weekend di festa per la famiglia

Il 24 e 25 febbraio torna ad Arezzo Fiere e Congressi il Salone Nazionale degli Animali Esotici e da Compagnia

Redazione Foritalynews

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Torna ad Arezzo Fiere e Congressi “Esotika Pet Show”, il Salone Nazionale degli Animali Esotici e da Compagnia. Appuntamento il 24 e 25 febbraio con un ricco programma di eventi dedicato al mondo dei Pet, per gli operatori del settore ma anche per appassionati e soprattutto per i più piccoli, che potranno conoscere gli animali da vicino e imparare a prendersene cura.

“Anche questa edizione, che verrà riproposta a settembre – spiega Ferrer Vannetti, presidente di Arezzo Fiere e Congressi – sarà una grande festa, dedicata ad appassionati e alle famiglie. I visitatori troveranno un ambiente caratterizzato da diverse tipologie di piante, animali da ammirare e perché no, anche da accudire”. “E’ un evento – spiega ancora Vannetti – che noi di Arezzo Fiere e Congressi, ospitiamo sempre con grande piacere e che testimonia la duttilità espositiva del nostro Ente fieristico. Una ‘due giorni’ rivolta al grande pubblico che esprime, ancora una volta, come sia in atto il definitivo rilancio della Fiera Espositiva, in piena sintonia con le forze produttive, associative e di rappresentanza del nostro territorio a tutti i livelli”.

In riferimento ad Esotika, poi c’è da dire dell’attualità e della pertinenza di questo evento, tenendo conto che il 44,7% delle famiglie italiane vive ormai con almeno un animale domestico. La manifestazione si propone infatti di contribuire alla promozione di una cultura del rispetto verso gli animali domestici e non, grazie alle aree didattico/educative tra cui la “fattoria didattica” e alla presenza di alcuni dei massimi esperti di Acquariofilia, Erpetologia, Entomologia, Ornicultura e così via.

Animeranno la fiera varie esposizioni, da quella internazionale canina, alle dimostrazioni di falconeria, Disc Dog e obedience. Si potranno poi acquistare animali da compagnia, ma anche ammirare pesci, tartarughe, porcellini d’india, pappagalli, carpe Koi, piccoli mammiferi come criceti e ricci, rettili, anfibi e roditori. Tutto questo supportato da sezioni giornaliere di terrascaping e aquascaping.

In fiera si potranno poi trovare le ultime novità del settore per quanto riguarda gli accessori, la mangimistica, i complementi d’arredo e tutto il necessario per la cura degli animali domestici. Un’occasione, quindi, per le famiglie e gli appassionati, di scoprire il fantastico mondo del Pet, ma anche di apprendere il modo più corretto di avvicinarsi e relazionarsi con il proprio piccolo amico e sviluppare ulteriormente con consapevolezza rinnovata la propria passione

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