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Società

Europa 2020: i nodi vengono al pettine

Marco Matteoli

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A quasi due anni dalla scadenza, il successo della strategia comunitaria appare sempre più improbabile

Nel 2010 si sperava di ridurre la povertà in Italia di almeno due milioni di individui nell’arco di dieci anni, mentre a distanza di sette anni questi sono aumentati di tre milioni, parliamo di cinque milioni di poveri in più del previsto.

Nel corso del 2010, l’Unione Europea ha stabilito una strategia congiunta, denominata Europa 2020. Tale strategia, attraverso delle linee guida comuni, si è prefissata di favorire la crescita economica e occupazionale di tutti i suoi membri, Italia compresa. Gli obiettivi prefissati sono legati al mercato del lavoro, agli investimenti in ricerca e sviluppo, alla sostenibilità energetica, alla riduzione dei tassi di abbandono scolastico precoce e a un calo delle persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione.

A quasi due anni dalla scadenza, il successo della strategia 2020 appare sempre più improbabile e gli obiettivi che la compongono sembrano raggiungibili solo in maniera parziale. Per quanto concerne l’Italia, l’obiettivo della strategia era di ridurre di almeno 2 milioni di unità il numero complessivo di poveri dal 2010 al 2020, e passare da un numero di 14 milioni 891 mila a circa dodici, massimo tredici milioni.

Dati alla mano, il numero di persone in Italia a rischio povertà è purtroppo aumentato in questo arco temporale, passando da quattordici a 17milioni 469 mila. Tra questi, coloro che attualmente vivono in uno stato di povertà assoluta, ovvero incapaci di provvedere ai bisogni di base, sono passati da 1 milione 789 mila nel 2007 a 4 milioni 742 mila nel 2016, un incremento del 165.2% in circa 10 anni.

Come sottolinea il rapporto CARITAS 2017, le categorie più svantaggiate sono i giovani, i disoccupati, le famiglie con figli minori e i nuclei di stranieri. Con l’aumento della disoccupazione è aumentato il numero di persone con basso reddito o che vivono in famiglie senza lavoro, provocando un aumento della deprivazione materiale e un abbassamento del reddito familiare. La metà (48,7%) di coloro che vivono in povertà assoluta si trova nella fascia d’età 0-34 anni, un vero esercito di poveri; i giovani in età lavorativa da questo punto di vista appaiono in una situazione paradossalmente più vulnerabile della fascia anziana della popolazione, che per l’80% dei casi risiede in case di proprietà, e comunque allo stato attuale appare, nella maggior parte dei casi, tutelata dal sistema previdenziale.

Alla luce dei mutamenti sociali, economici e culturali di questa Nazione, i giovani, nati tra gli anni ottanta e il duemila sembrano costituire una nuova e impercettibile categoria di vulnerabili; sono costoro i figli di una generazione che, godendo di un boom economico e di una effimera crescita industriale, ha lasciato in eredità non solo una stagnazione economica e scarse opportunità occupazionali, ma peggio, una povertà di tipo morale, che si identifica nel sempre più marcato individualismo.

Una società materialmente povera, in questo modo, si aggrava di una scarsa trasmissione di quei valori, come l’umiltà, la coesione e il senso di appartenenza, necessari nelle situazioni di crisi, mettendo al loro posto una mentalità altresì individualistica, a tratti narcisistica, la quale genera una struttura sociale dove tutti vogliono arrivare al meglio, ma in pochi hanno i mezzi per raggiungerlo; a prevalere è un Durkheimiano sentimento di anomia, che se non controllato, attraverso una sana e collettiva autocritica, è facile che porti a un suicidio della società stessa.

AUTORE DELL’ARTICOLO: Dott. Marco Matteoli, medico chirurgo, specialista in diagnostica per immagini e medico volontario della Croce Rossa Italiana. Attualmente studente di cooperazione internazionale e sviluppo presso l’università di Roma “Sapienza”.

Contact: marcomatteoli@email.it http://lamedicinadellapoverta.com http://facebook.com/lamedicinadellapoverta

Medico, radiologo, giornalista pubblicista e volontario della Croce Rossa Italiana. Consegue la seconda laurea in Cooperazione Internazionale e Sviluppo nel 2020 presso l’università degli studi di Roma “Sapienza”.

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Società

Saldi estivi 2024: sono già arrivati e saranno due mesi di acquisti

Prevale la scelta abbigliamento nel segno della sostenibilità

Gloria Gualandi

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Come da tradizione i saldi estivi 2024 sono iniziati il primo sabato del mese di luglio. Quindi è iniziata ufficialmente la piccola battaglia per le offerte della calza stagione che anticipano le vacanze italiane.

Lo shopping coinvolgerà sicuramente le tendenze moda che abbiamo trattato, moda e beauty, ma i saldi ranno l’occasione per guardarsi attorno e trovare qualcosa che si può utilizzare anche la prossima stagione (magari un blazer firmato o un profumo scontato). Dureranno per circa 60 giorni. Ma cosa comprare ai saldi estivi 2024? Come dichiarato da Confcommercio sui consumi e saldi estivi “oltre il 70% indica tra le preferenze l’abbigliamento, le calzature e gli accessori”, seconda preferenza solo alla ristorazione che rimane al primo posto come investimento estivo proprio in occasione delle vacanze.

Nel mare magnum di proposte, vince il ‘compra ora e indossi sempre’, ovvero l’investimento furbo. Si tratta di un investimento sicuro: un refresh del tuo personale capsule wardrobe o la sua creazione proprio in occasione dei saldi estivi. Si tratta di capi e accessori basici, su sui puoi costruire numerosi abbinamenti. Tra i must have moda suggeriamo una camicia maschile un po’ over – bianca è un grande classico, ma a righe può essere una valida opzione -, un paio di jeans con il modello comfort, che ti fa sentire bene, un paio di pantaloni sartoriali e un paio di mules chiuse davanti .

Una perfetta alternativa alle più classiche décolleté. Sempre attenta alla sostenibilità, nonché a ciò che si può comprare ora e indossare per sempre.

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Attualità

Creare poesia per promuovere la salute mentale: un progetto della ASL Roma 1

“Think poetic” è un progetto nato durante il primo lockdown del 2020 per non lasciare da soli i pazienti del centro di salute mentale del distretto 13 ASL Roma 1, oggi un laboratorio di poesia aperto anche al pubblico

Marco Matteoli

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“Il nostro obiettivo è promuovere la salute mentale nella comunità attraverso la poesia”. Con queste parole il Dott. Andrea Solfanelli, medico psichiatra e promotore del progetto, descrive “think poetic”, nato nel 2020 per andare incontro ai pazienti del CSM del distretto 13 della ASL Roma 1, rimasti chiusi in casa per il lockdown, o impossibilitati per altro motivo a recarsi fisicamente al centro di salute mentale.

Il progetto è iniziato con la condivisione di poesie autoprodotte attraverso una chat, e successivamente si è esteso, mediante appuntamento mensile, generalmente l’ultimo martedì del mese, nella biblioteca “Casa del Parco” su via Pineta Sacchetti, dove il dott. Solfanelli e la dott.ssa Isabella Cavicchia, infermiera e scrittrice, coordinano questa attività di gruppo, esortando, non solo gli utenti del CSM, ma anche la popolazione del municipio, a scrivere e condividere testi poetici e aprirsi al gruppo senza timore di giudizio. Una volta esposta la composizione, gli altri membri del gruppo possono commentare il brano o semplicemente esporre il proprio, questo permette di creare un flusso poetico che si autoalimenta con il contributo di tutti i membri.

Un progetto semplice e “sovversivo”, che scaturisce dall’esigenza di combattere l’isolamento imposto dal primo lockdown, e dal senso di alienazione vissuto dal 2020 in poi, in uno spazio in cui incontrarsi davvero e superare la solitudine. Si utilizzano le composizioni poetiche per lasciare fluire il proprio inconscio e superare i limiti imposti dalle parole di utilizzo comune; il risultato è trovare poesia anche in ciò che non ci si aspetta, anche nella verbalizzazione di malesseri interiori attraverso metafore, allegorie, iperboli, personificazioni o in qualunque altro tipo di figura retorica in grado di esprimere il non verbalizzabile.

Nel gruppo il flusso poetico è libero e mutevole, e ogni membro che mano a mano si aggiunge porta nuovi spunti, che siano storie, ricordi, aneddoti, sogni, si può parlare di se stessi oppure degli altri, al fine di incoraggiare il pensiero poetico, uno strumento in più a sostegno della salute mentale.

Per informazioni è possibile contattare il tel. 06/45460671 oppure la biblioteca casa del parco.

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Attualità

A Solferino la fiaccolata dei 160 anni della Croce Rossa Italiana

Come ogni anno, la città di Solferino ha ospitato la fiaccolata dei volontari della Croce Rossa Italiana, quest’anno ad accendere la prima fiaccola è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Marco Matteoli

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Nel silenzio della notte si odono gemiti, sospiri soffocati pieni di angoscia e di sofferenza e voci strazianti che implorano soccorso. chi potrà mai dire le agonie di quella notte spaventosa! […] Non sarebbe opportuno, durante un periodo di pace e di tranquillità, costituire delle società di soccorso, il cui scopo fosse quello di provvedere alla cura dei feriti, in tempo di guerra, per mezzo di volontari solerti, disinteressati e ben qualificati per tale compito?” Con queste parole Jean Henry Dunant, raccontava della battaglia di Solferino e San Martino del 24 giugno 1859, nel pieno della II guerra di indipendenza italiana, all’interno del suo libro intitolato “un ricordo di Solferino”, pubblicato alla fine del 1862.

È proprio nel ricordo dei campi di battaglia, tra urla strazianti e i miasmi della belligerante disumanità che nacque l’idea di un’associazione di volontari, che con carattere di neutralità ed imparzialità potesse essere in grado di soccorrere i feriti sul campo di battaglia, da questa idea nacque, il 15 giugno 1864, a Milano, la Croce Rossa Italiana. Nella 1° Conferenza diplomatica di Ginevra (8-22 agosto 1864), venne poi sancita la neutralità delle strutture e del personale sanitario.

Ancora oggi dopo 160 anni i volontari della Croce Rossa si impegnano, in virtù dei sette principi fondanti, a sostenere i vulnerabili sia in ambito militare che in ambito civile. “Voglio ringraziarla per la sua opera quotidiana nel mettere al centro dell’agenda Internazionale la sua preoccupazione, che è anche la nostra, per i conflitti armati in corso e per la tragedia umanitaria a cui assistiamo” ha detto il presidente della Croce Rossa Italiana Rosario Valastro rivolgendosi al capo dello Stato Sergio Mattarella, che nel pomeriggio del 22 giugno ha dato di persona il via alla fiaccolata a Piazza Castello, Solferino, per onorare i 160 anni della Croce Rossa Italiana.

Nel frattempo, nella stessa giornata del 22 giugno, l’ufficio del Comitato Internazionale della Croce Rossa a Gaza è stato colpito da proiettili di grosso calibro in seguito a un bombardamento, il quale ha ucciso 25 persone e ne ha ferite almeno 50 , un evento che colpisce allo stomaco i principi stessi di questa associazione, è il caso di dire che “l’umanità si è fermata a Solferino.”

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