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Società

Un milione in piazza per fermare il Gender

Daniele Sebastianelli

Pubblicato

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Roma, 20 giugno, piazza S. Giovanni invasa da famiglie e bambini

Gandolfini:”Diamo coraggio alle famiglie. Loro sono il vero Welfare d’Italia”  

“Abbiamo fatto i conti, siamo un milione di persone . La piazza è piena, da via Merulana a Santa Croce”. Con queste parole Massimo Gandolfini…

 Roma, 20 giugno, piazza S. Giovanni invasa da famiglie e bambini

Gandolfini:”Diamo coraggio alle famiglie. Loro sono il vero Welfare d’Italia”

“Abbiamo fatto i conti, siamo un milione di persone. La piazza è piena, da via Merulana a Santa Croce”. Con queste parole Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato “Difendiamo i nostri figli”, dal palco di piazza S. Giovanni a Roma, ha dato il via all’imponente manifestazione del 20 giugno contro l’insegnamento dell’ideologia Gender nelle scuole e il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, anche omosessuali, in discussione al Senato.

 Una manifestazione nata dal basso, senza “Vescovi pilota” né appoggi organizzativi o finanziari, ma una raccolta di popolo e famiglie. Moltissime le mamme con bambini alcuni dei quali anche molto piccoli. “Ci troviamo di fronte ad una piazza di popolo, non di lobby, che ha speso di tasca propria per essere qui”, ha precisato Gandolfini, “dimostrando che noi non siamo contro le persone”, ha aggiunto, “ma ad una manifestazione che vuole dare coraggio alle famiglie: giovani, bambini, nonni. Sono loro il vero welfare dell’Italia”.

 Di fronte ad una folla immensa e colorata proveniente da tutte le regioni italiane, che ha esposto cartelli, striscioni e bandiere – e che è rimasta immobile al suo posto anche sotto il nubifragio ampiamente previsto – si sono susseguiti gli interventi dei componenti il Comitato organizzatore a cui si è unito Kiko Argüello, iniziatore del cammino neocatecumenale, vista la massiccia partecipazioni degli aderenti al movimento ecclesiale. Argüello ha puntato l’indice contro la crescente secolarizzazione constatando che oggi “l’Europa sta combattendo contro il Vangelo” e ricordando come lo stesso Papa Francesco nel recente incontro con le famiglie della diocesi di Roma abbia spronato ad agire contro le “colonizzazioni ideologiche” nelle scuole. “Se investiremo sulla famiglia – ha affermato in un passaggio del suo lungo intervento – nulla e nessuno ci potrà fermare”. “Ci dispiace per quelli che si sentono discriminati, ma è la natura che discrimina, non noi”, ha esordito Costanza Miriano aggiungendo che “le leggi della natura non possano essere infrante senza conseguenze”, citando così la nuova enciclica del Papa (‘Laudato Sì’). L’avv. Simone Pillon ha ribadito che l’Italia è “l’ultimo baluardo rimasto e che ha un compito insostituibile: essere portatrice di un’antropologia antica”. Gianfranco Amato (Giuristi per la vita) ha parlato di “deriva totalitaria che vuole imporre la teoria Gender per legge”. “Oggi – ha aggiunto – siamo qui per dire basta”. Così come Mario Adinolfi che ha chiesto alla gente di leggere bene gli articoli del ddl Cirinnà “perché racchiudono insidie e sono scritti in politichese”. “Bisogna fare attenzione alle leggi – ha avvertito – perché generano un costume”, citando l’esempio negativo dell’Inghilterra, del caso Elton John e dell’utero in affitto. “Qualcuno ha detto che questa piazza è inaccettabile – ha volontariamente provocato i partecipanti Adinolfi – quel qualcuno si chiama Ivan Scalfarotto”, scatenando numerosi fischi.

 Presenti sul palco anche esponenti di altre religioni. Giacomo Ciccone, rappresentante dell’Alleanza Evangelica, ha fatto notare come “la presenza degli evangelici in piazza testimonia che qui c’è pluralismo. Qui, non altrove”. l’Imam della moschea di Centocelle, anch’egli presente, ha ribadito la contrarietà della comunità islamica contro il progetto Gender “che vuole inquinare i cervelli dei nostri figli”. Il Rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni, ha inviato una lettera per esprimere vicinanza, così come l’AGAPO – l’Associazione Genitori Amici di Persone Omosessuali – che ha dichiarato “la sua piena adesione alla manifestazione e contro il ddl Cirinnà” perché “quella legge non fa il bene delle persone omosessuali”. Rilevando come il matrimonio gay “rappresenti un non senso sul piano antropologico e un’ingiustizia sul piano sociale”. In campo cattolico, nonostante le titubanze della Conferenza Episcopale Italiana, molti Vescovi hanno espresso incoraggiamento verso l’iniziativa così come Mons. Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia che ha dato adesione formale.

 Molto significative le testimonianze delle famiglie numerose. Due in particolare hanno raccontato dal palco la propria esperienza. La prima, la famiglia Aquino formata da Vincenzo, Sara e i loro 11 figli. “Abbiamo sempre insegnato ai nostri figli la vicinanza ai più deboli, ma anche sempre a distinguere il bene dal male”. Racconta Vincenzo che alcuni suoi figli hanno avuto esperienze negative nelle scuole con vari incontri all’affettività accuratamente mascherati. “Quando abbiamo realizzato di cosa si trattava ci siamo allarmati e messo in atto un’azione di informazione con tutti i nostri figli per decidere se continuare a mandarli agli incontri oppure no”. “Siamo stati attaccati e giudicati discriminanti verso altri tipi di affettività”, aggiunge Sara, ma “oggi siamo qui per dire che siamo noi genitori a dover educare i nostri figli e che la scuola non può toglierci questo diritto”.

Anche la famiglia Angori – Sergio, Teresa e i loro 7 figli – hanno vissuto sulla propria pelle un’esperienza negativa. “Nella scuola di un nostro figlio, una seconda media – racconta Sergio – una professoressa affrontava tematiche a favore dei matrimoni gay dicendo che l’Italia è un paese ingiusto. Convinceva tutti gli alunni ad essere d’accordo con lei tanto che alla fine spesso le facevano anche un applauso. Per fortuna, grazie a Dio, nostro figlio ci ha riportato quanto stava accadendo”. In realtà “ai nostri figli noi abbiamo semplicemente detto che il matrimonio è ed è sempre stato uno solo, quello tra un uomo ed una donna, voluto da Dio”. Alla fine, racconta Teresa “siamo riusciti ad arginare questo caso ma siamo stati attaccati dalla professoressa che ci ha detto che l’educazione ormai non è più in mano alle famiglie ma alla scuola, al Ministero. Le famiglie vengono dopo”.

 Oggi, almeno in piazza S. Giovanni, non sembra così.

Comunicatore e giornalista. Mi occupo di informazione religiosa con particolare attenzione alle implicazioni etiche e sociali. Non mi interesso delle chiacchiere di palazzo. Cattolico (quindi) politicamente scorretto.

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Società

Saldi estivi 2024: sono già arrivati e saranno due mesi di acquisti

Prevale la scelta abbigliamento nel segno della sostenibilità

Gloria Gualandi

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Come da tradizione i saldi estivi 2024 sono iniziati il primo sabato del mese di luglio. Quindi è iniziata ufficialmente la piccola battaglia per le offerte della calza stagione che anticipano le vacanze italiane.

Lo shopping coinvolgerà sicuramente le tendenze moda che abbiamo trattato, moda e beauty, ma i saldi ranno l’occasione per guardarsi attorno e trovare qualcosa che si può utilizzare anche la prossima stagione (magari un blazer firmato o un profumo scontato). Dureranno per circa 60 giorni. Ma cosa comprare ai saldi estivi 2024? Come dichiarato da Confcommercio sui consumi e saldi estivi “oltre il 70% indica tra le preferenze l’abbigliamento, le calzature e gli accessori”, seconda preferenza solo alla ristorazione che rimane al primo posto come investimento estivo proprio in occasione delle vacanze.

Nel mare magnum di proposte, vince il ‘compra ora e indossi sempre’, ovvero l’investimento furbo. Si tratta di un investimento sicuro: un refresh del tuo personale capsule wardrobe o la sua creazione proprio in occasione dei saldi estivi. Si tratta di capi e accessori basici, su sui puoi costruire numerosi abbinamenti. Tra i must have moda suggeriamo una camicia maschile un po’ over – bianca è un grande classico, ma a righe può essere una valida opzione -, un paio di jeans con il modello comfort, che ti fa sentire bene, un paio di pantaloni sartoriali e un paio di mules chiuse davanti .

Una perfetta alternativa alle più classiche décolleté. Sempre attenta alla sostenibilità, nonché a ciò che si può comprare ora e indossare per sempre.

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Attualità

Creare poesia per promuovere la salute mentale: un progetto della ASL Roma 1

“Think poetic” è un progetto nato durante il primo lockdown del 2020 per non lasciare da soli i pazienti del centro di salute mentale del distretto 13 ASL Roma 1, oggi un laboratorio di poesia aperto anche al pubblico

Marco Matteoli

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“Il nostro obiettivo è promuovere la salute mentale nella comunità attraverso la poesia”. Con queste parole il Dott. Andrea Solfanelli, medico psichiatra e promotore del progetto, descrive “think poetic”, nato nel 2020 per andare incontro ai pazienti del CSM del distretto 13 della ASL Roma 1, rimasti chiusi in casa per il lockdown, o impossibilitati per altro motivo a recarsi fisicamente al centro di salute mentale.

Il progetto è iniziato con la condivisione di poesie autoprodotte attraverso una chat, e successivamente si è esteso, mediante appuntamento mensile, generalmente l’ultimo martedì del mese, nella biblioteca “Casa del Parco” su via Pineta Sacchetti, dove il dott. Solfanelli e la dott.ssa Isabella Cavicchia, infermiera e scrittrice, coordinano questa attività di gruppo, esortando, non solo gli utenti del CSM, ma anche la popolazione del municipio, a scrivere e condividere testi poetici e aprirsi al gruppo senza timore di giudizio. Una volta esposta la composizione, gli altri membri del gruppo possono commentare il brano o semplicemente esporre il proprio, questo permette di creare un flusso poetico che si autoalimenta con il contributo di tutti i membri.

Un progetto semplice e “sovversivo”, che scaturisce dall’esigenza di combattere l’isolamento imposto dal primo lockdown, e dal senso di alienazione vissuto dal 2020 in poi, in uno spazio in cui incontrarsi davvero e superare la solitudine. Si utilizzano le composizioni poetiche per lasciare fluire il proprio inconscio e superare i limiti imposti dalle parole di utilizzo comune; il risultato è trovare poesia anche in ciò che non ci si aspetta, anche nella verbalizzazione di malesseri interiori attraverso metafore, allegorie, iperboli, personificazioni o in qualunque altro tipo di figura retorica in grado di esprimere il non verbalizzabile.

Nel gruppo il flusso poetico è libero e mutevole, e ogni membro che mano a mano si aggiunge porta nuovi spunti, che siano storie, ricordi, aneddoti, sogni, si può parlare di se stessi oppure degli altri, al fine di incoraggiare il pensiero poetico, uno strumento in più a sostegno della salute mentale.

Per informazioni è possibile contattare il tel. 06/45460671 oppure la biblioteca casa del parco.

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Attualità

A Solferino la fiaccolata dei 160 anni della Croce Rossa Italiana

Come ogni anno, la città di Solferino ha ospitato la fiaccolata dei volontari della Croce Rossa Italiana, quest’anno ad accendere la prima fiaccola è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Marco Matteoli

Pubblicato

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Nel silenzio della notte si odono gemiti, sospiri soffocati pieni di angoscia e di sofferenza e voci strazianti che implorano soccorso. chi potrà mai dire le agonie di quella notte spaventosa! […] Non sarebbe opportuno, durante un periodo di pace e di tranquillità, costituire delle società di soccorso, il cui scopo fosse quello di provvedere alla cura dei feriti, in tempo di guerra, per mezzo di volontari solerti, disinteressati e ben qualificati per tale compito?” Con queste parole Jean Henry Dunant, raccontava della battaglia di Solferino e San Martino del 24 giugno 1859, nel pieno della II guerra di indipendenza italiana, all’interno del suo libro intitolato “un ricordo di Solferino”, pubblicato alla fine del 1862.

È proprio nel ricordo dei campi di battaglia, tra urla strazianti e i miasmi della belligerante disumanità che nacque l’idea di un’associazione di volontari, che con carattere di neutralità ed imparzialità potesse essere in grado di soccorrere i feriti sul campo di battaglia, da questa idea nacque, il 15 giugno 1864, a Milano, la Croce Rossa Italiana. Nella 1° Conferenza diplomatica di Ginevra (8-22 agosto 1864), venne poi sancita la neutralità delle strutture e del personale sanitario.

Ancora oggi dopo 160 anni i volontari della Croce Rossa si impegnano, in virtù dei sette principi fondanti, a sostenere i vulnerabili sia in ambito militare che in ambito civile. “Voglio ringraziarla per la sua opera quotidiana nel mettere al centro dell’agenda Internazionale la sua preoccupazione, che è anche la nostra, per i conflitti armati in corso e per la tragedia umanitaria a cui assistiamo” ha detto il presidente della Croce Rossa Italiana Rosario Valastro rivolgendosi al capo dello Stato Sergio Mattarella, che nel pomeriggio del 22 giugno ha dato di persona il via alla fiaccolata a Piazza Castello, Solferino, per onorare i 160 anni della Croce Rossa Italiana.

Nel frattempo, nella stessa giornata del 22 giugno, l’ufficio del Comitato Internazionale della Croce Rossa a Gaza è stato colpito da proiettili di grosso calibro in seguito a un bombardamento, il quale ha ucciso 25 persone e ne ha ferite almeno 50 , un evento che colpisce allo stomaco i principi stessi di questa associazione, è il caso di dire che “l’umanità si è fermata a Solferino.”

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