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Attualità

Un NO trasversale alla maternità surrogata

Daniele Sebastianelli

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Conferenza stampa di Provita Onlus con le senatrici di Forza Italia, NCD e PD

Brandi:” Un bambino non è un prodotto commerciale”

Un “NO” convinto, compatto ma soprattutto trasversale alla pratica dell’utero in affitto (o maternità surrogata, che dir si voglia) è emerso martedì 4 ottobre alla conferenza stampa indetta dall’associazione Provita Onlus nella sala Nassiriya del Senato della Repubblica, a Roma…

Conferenza stampa di Provita Onlus con le senatrici di Forza Italia, NCD e PD
Brandi:” Un bambino non è un prodotto commerciale”

 

Un “NO” convinto, compatto ma soprattutto trasversale alla pratica dell’utero in affitto (o maternità surrogata, che dir si voglia) è emerso martedì 4 ottobre alla conferenza stampa indetta dall’associazione Provita Onlus nella sala Nassiriya del Senato della Repubblica, a Roma.

Davanti una platea di giornalisti, si sono alternati ai microfoni le senatrici Laura Bianconi (NCD), Maria Rizzotti (FI) e Donella Mattesini (PD), e sono intervenuti – oltre al presidente di Provita Onlus, Antonio Brandi – anche Monica Sargentini del Corriere della Sera e Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.

UTERO IN AFFITTO, UN MERCATO IN CRESCITA

In Italia la maternità surrogata è vietata per legge. Nonostante questo “nel nostro Paese – ha affermato Brandi – agenzie straniere, che guadagnano milioni di dollari in questo modo, cercano in modo subdolo di promuovere la pratica dell’utero in affitto e di procacciarsi clienti italiani, disposti a pagare decine di migliaia di euro per acquistare un bambino, separandolo da sua madre. Queste agenzie – ha sottolineato – approfittandosi dell’inerzia dei magistrati e delle autorità, vengono in Italia in quanto essa rappresenta per loro un mercato in crescita”. Il mercato dei gameti, ha sottolineato con forza Brandi, rappresenta un bacino economico molto forte e appetibile, tale da ridurre “un bambino ad un semplice prodotto commerciale”. 

Dello stesso avviso la senatrice Bianconi per la quale “dire che l’utero in affitto è un delitto contro l’umanità significa, oggi, andare contro lobby potentissime”. Anche Marco Tarquinio ha sottolineato come negli ultimi anni ci sia stato un incremento enorme intorno alla pratica dell’utero in affitto (si parla di una crescita del 1000% a livello mondiale) tanto – ha ricordato – che “l’unico mercato profittevole è quello del disumano”. Una strada che porta alla spersonalizzazione, alla disperazione, al non senso. “La strada della maternità surrogata – ha riflettuto Tarquinio – ci parla di donne senza volto. Porta all’annullamento della persona che soprattutto è madre. Chiediamoci – ha proseguito il direttore di Avvenire – quel bambino è figlio o no di quella donna? porta o no l’impianto vitale e generativo di quella donna?”. Purtroppo andiamo in una direzione, ha concluso il direttore, in cui “c’è un perverso intreccio tra il bancone del supermercato e quello del laboratorio”.

Per Monica Sargentini parlare di maternità surrogata significa difendere il diritto delle donne di poter scegliere di essere madri senza cedere ai ricatti del mercato. Partendo dalla sua esperienza personale – contattando un’agenzia estera e fingendo di voler accedere alla pratica dell’utero in affitto – ha concluso che “è una pratica profondamente lesiva anche dei diritti della donna perché la gestante non è libera di tenere il bambino ma è in balia dei committenti”. La “surrogata altruistica”, ha affermato la giornalista, “non esiste perché ovunque nel mondo c’è sempre un passaggio di denaro”.

LA NECESSITA’ DI UN DIBATTITO APERTO

Per dare risposte veramente umane ai desideri legittimi di genitorialità, ha precisato Tarquinio, va risolta la questione delle adozioni. “Oggi abbiamo un rapporto di un bambino da adottare ogni dieci coppie che ne fanno richiesta. Sembra ci sia un’ostilità verso le famiglie adottanti”. D’accordo anche la senatrice Mattesini, che ha auspicato un dibattito tra forze politiche del Paese perché “occorre mettere al centro del dibattito il tema della genitorialità” per approfondire il campo della “ricerca su sterilità e infertilità”, per “ricostruire ed aggiornale la legge 40” e soprattutto per “lavorare seriamente alla legge sulle adozioni”. Perché, ha affermato la senatrice, “occuparsi di padri, madri e figli, significa occuparsi del presente, non del futuro”.

Anche per la senatrice Bianconi la “legge 40 metteva argini alla maternità surrogata”, ma, ha affermato, “la magistratura l’ha fatta a pezzi”. Secondo la Bianconi, oggi, non c’è altra strada se non quella del dialogo franco e aperto su questo tema etico con tutte le parti politiche. “Oggi dobbiamo ritornare a parlare in parlamento con tutte le forze che vogliono ritrovare un filo conduttore. Va elaborata una nuova legislazione per ripensare le norme che facciano da argine. Vogliamo stimolare l’agenda politica europea perché questo tema sia stoppato”. Per questo, avverte, occorre essere “sentinelle attente” per evitare abusi e ingerenze.

IL RUOLO DEL GOVERNO

La richiesta che è emersa a gran voce è quella di avere garanzie precise su questo tema dal governo. La senatrice Rizzotti ha auspicato “un preciso impegno del governo” perché si faccia portavoce in tutte le sedi interne ed europee per difendere i diritti dell’uomo e del bambino.

Per questo Provita onlus insieme ad  AGE, Generazione Voglio Vivere, Non Si Tocca la Famiglia, Comitato Articolo 26 e la Nuova Bussola Quotidiana ha promosso una petizione per chiedere al governo di contrastare sul piano nazionale ed internazionale ogni forma di legalizzazione della surrogazione di maternità; assicurare la corretta applicazione delle norme penali che vietano la pratica dell’utero in affitto e la commercializzazione di gameti, e di adottare ogni iniziativa utile a promuovere l’adozione di un’apposita convenzione internazionale per l’abolizione universale di questa pratica.

Durante la conferenza stampa, inoltre, è stato distribuito un DVD con un video-documentario dal titolo Breeders: donne di seconda categoria? con varie testimonianze di donne “vittime di questa barbara pratica” che verrà pubblicato sul sito ufficiale dell’associazione.

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Sicilia vacanti Il primo album di Alessandro D’Andrea Calandra

Redazione Foritalynews

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S’intitola “Sicilia vacanti” il primo album dell’agrigentino Alessandro D’Andrea Calandra che con questo lp si affaccia nel modo discografico italiano. Lo fa con un disco scritto in dialetto, dando libero sfogo allo stile musicale che meglio definisce la sua terra natia. Un genere ethno-folk che risente della tradizione culturale siciliana, affondando le radici in un passato remoto fatto di storie da raccontare.

Storie vissute, ascoltate e che, nelle tracce di Sicilia vacanti, diventano quadri cangianti dai colori speziati, spargendo profumi antichi. Pregni di sapori atti a contraddistinguere un’epoca. Storie di immigrazione, di viaggi, di coraggio, di persone che affrontano disavventure ritrovando la loro terra o combattendo per essa.

I brani del nuovo album di Alessandro D’Andrea Calandra danno voce alle persone che nella sua Sicilia hanno vissuto e lottato in questi frangenti musicali. “Sicilia vacanti”; “Èuno”; “L’Isola di Allah”; “Danza saracina chista sira!”; “Federicu (gioia di lu munnu)”; “L’avemooh hoonkya dance”; “Cumpagna Luna”; “Cori fa’ la vovò”; “Si ‘u munnu fussi amuri”; “Cugliemuli sti spichi!” sono la tracklist di un “progetto d’amore”.

Le parole intersecano una musica soave ed etnica, capace di far viaggiare la mente dell’ascoltatore in quei meandri storici. Ci si addentra negli orizzonti dispersi di un passato lontano. Palermo, Agrigento, l’impero bizantino, i Saraceni. Immagini storiche che descrivono un mosaico di suoni pronto ad ergersi difronte a noi mostrando la realtà di un popolo caparbio. Un popolo fiero che ha messo le sue radici in quel tempo e che in quelle immagini rivede sé stesso.

Alessandro D’Andrea Calandra pubblica “Sicilia vacanti”. Un disco inedito fatto di canzoni che, prese nel loro insieme, diventano le splendide figure di unico quadro dipinto a mano dall’artista.

Segui Alessandro D’Andrea Calandra su FB / IG / TT / YT

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Attualità

Primavera, e la moda torna a scegliere il fiore

Da millenni l’abito femminile ha fatto proprio in varie forme questo delicato decoro

Gloria Gualandi

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I vestiti a fiori tornano protagonisti dei look di stagione. Lo segnala Elle, che parla di charme in boccio. Spiega che i vestiti ultra bouquet vanno arricchiti con camperos, tweed e accessori infiorettati a dovere.

La tendenza floreale della moda Primavera Estate sboccia sulle passerelle in uno spettro ampissimo che va dagli abiti stampati – come quello con gonna a corolla di Dior o la creazione Comme des Garçons – all’anturium dress di Loewe in cui l’abito è il fiore stesso. E poi – racconta ancora Elle – ecco vestiti con ricami e applicazioni floreali 3D dal rosso Bottega Veneta al nude dress in stile primavera botticelliana di Acne Studios fino ai boccioli décor che fioriscono sulle tote bag Prada: le collezioni Primavera Estate sulle passerelle interpretano cosi la tendenza floreale.

Guardando indietro nel tempo – come invita a fare dal canto suo Harper Bazaar – la tendenza a integrare i fiori di tessuto nel proprio guardaroba proviene dall’antico Oriente: 1500 anni fa le donne cinesi che frequentavano il Palazzo Imperiale si agghindavano i capelli con preziosi fiori in seta, poi la moda passò alla nobiltà cinese, al Giappone, alla Corea e, infine, grazie all’apertura di nuove rotte mercantili, approdò anche in Occidente. In Italia dei fiori di seta si iniziano ad avere tracce a partire dal XII secolo. Da qui viaggiarono per tutta Europa per poi mettere radici in Francia, prima di tornare a migrare verso l’Inghilterra e poi l’America. Per un po’ di tempo se ne persero le tracce, finché le rosette non iniziarono a comparire sulle scarpe della nobiltà del XVI e XVII secolo, quando l’aristocrazia le accompagnò con fiocchi e nastri sgargianti per decorare l’allacciatura. Godettero poi di un periodo particolarmente florido in età vittoriana, verso la fine del 1800: drammatici e intrisi di una bellezza decadente, i fiori di seta, soprattutto se tinti di nero, si sposarono bene con le atmosfere cupe del tempo e con la moda gotica che iniziò a mettere radici.

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Attualità

“Passioni in Fiera” un successo che cresce

Conclusa con grande successo la due giorni di eventi e di forti attrazioni nel Quartiere Fieristico aretino

Paolo Castiglia

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“Un viaggio nel tempo, con le testimonianze e gli oggetti del passato, e nel futuro con le innovazioni presenti in tutti i settori”. Per Ferrer Vannetti, presidente di Arezzo Fiere e Congressi la appena conclusa quarta edizione di “Passioni in Fiera” che ha catalizzato l’attenzione generale nello scorso weekend, è stata per le famiglie, gli operatori e i protagonisti che vi hanno preso parte “come entrare in una scatola delle meraviglie: ai visitatori che varcavano la soglia si apriva un caledoscopico universo fatto di colori, profumi, sapori, e soprattutto di persone che si dedicano con grande amore alle loro attività, e si impegnano per trasmettere la loro passione sal pubblico con un grande coinvolgimento”.

Si è trattato infatti di una due giorni di grandi passioni e divertimento per tutti, un altro fine settimana di grandi eventi di forti attrazioni al quartiere fieristico di Arezzo Fiere con oltre 13.000 presenze fra Passioni In Fiera e la mostra del Fumetto e del Disco. Visitatori aretini e non solo, erano molti quelli provenienti da un ampio bacino della Toscana, Umbria, Lazio e Marche.

Ma ovviamente, spiega ancora Vannetti, “Arezzo Fiere non si ferma qui: concluso questo week end con feedback positivi sia da parte degli espositori che dal pubblico intervenuto – spiega il presidente – Arezzo Fiere si concentra fin da subito sugli appuntamenti delle prossime settimane, tra cui quello con il Calcit del 22-23-24 marzo, per poi proiettarsi verso la 43esima edizione di OroArezzo, la nostra storica Fiera Internazionale dell’Oreficeria, organizzata da Italian Exhibition Group nei nostri rinnovati spazi espositivi dall’11 al 14 maggio prossimi.

Tornando a Passioni in Fiera, mai nome è stato scelto in modo più appropriato: si è vista tanta passione accendersi negli occhi del pubblico, adulti e bambini, grazie alle persone che ad Arezzo Fiere hanno portato e condiviso con generosità una parte importante della loro vita. Il bilancio è quindi molto positivo per gli organizzatori e per l’Ente Fieristico aretino, e non solo per i grandi numeri dell’afflusso di pubblico, ma anche perché erano rappresentate all’interno degli spazi fieristici davvero molte categorie: dalla floricoltura, al vivaismo, alla ceramica, all’artigianato artistico, ai prodotti e servizi per l’outdoor, per la casa e il giardino. Catalizzatore di interesse ed attenzione è stata sicuramente l’area dedicata alla Fattoria, con splendidi esemplari di avicoli ornamentali, alpaca, equini e bovini, da poter osservare da vicino e, con il permesso dell’allevatore, accarezzare.

L’intrattenimento per bambini ha visto continuativamente nei due giorni impegnato il parco avventura. Le altre attività, presentate nell’area sportiva, e proposte a tutti quelli che volevano cimentarsi, tra cui Il kartodromo, il pattinaggio, ballo e arti marziali orientali, sono state organizzate da Arezzo Fiere in collaborazione con la UISP (Unione Italiana Sport Per tutti), Associazione di promozione sportiva che vuole affermare il valore sociale dello sport, bene sociale che contribuisce alla salute e alla qualità della vita. Importante è stata anche la presenza del terzo settore, che ha fatto conoscere al pubblico le loro attività sociali e di inclusione.

Ricca e variegata anche l’area Food, con proposte di cucine tipiche dall’Italia e dal mondo, e con l’offerta di birre artigianali che hanno permesso di aggiungere un momento di convivialità e piacere alle giornate trascorse in Fiera. Molto frequentato anche il nuovo padiglione “Nirvana”, un vero e proprio viaggio nel mondo olistico e del benessere con Expo di artigianato e bio, area relax, con trattamenti olistici e un percorso dedicato al mistero e alla magia. Durante l’evento si sono tenute anche conferenze gratuite, workshop e meditazioni per il sé interiore. Vivissima soddisfazione anche per gli organizzatori della Mostra del Fumetto che organizzano ad Arezzo, ormai stabilmente, due appuntamenti l’anno con davvero ottime risposta dagli operatori e dagli instancabili collezionisti.

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