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Società

Donne afghane in attesa di un 8 Marzo che tarda ad arrivare

Marco Matteoli

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Ogni anno, nel giorno della festa della donna, ricordiamo le conquiste raggiunte, ma ci sono luoghi in cui certi diritti faticano ad arrivare

Il giorno otto marzo potrebbe essere un giorno gradevole per una donna occidentale, un giorno nel quale il mondo ribadisce quei valori di rispetto ed uguaglianza tanto decantati dai movimenti femministi. Tale giornata appare molto meno sensata in luoghi del mondo, come l’Afghanistan, dove l’85% delle donne è senza istruzione, la metà si sposa prima dei sedici anni e dove ogni due ore una donna muore nel tentativo di mettere al mondo un figlio.

A sostenere progetti di advocacy nei confronti delle donne afghane c’è l’Osservatorio Afghanistan del Cisda (Coordinamento italiano sostegno donne afghane), un’associazione che dal 1999 lavora sul tema dei diritti della donna contro i fondamentalismi e le guerre.

Un libro interessante a riguardo, pubblicato nel 2006, si intitola “La voce delle donne libere in Afghanistan”; questo libro espone le problematiche relative all’essere donna in Afghanistan, soprattutto nelle aree sottoposte al controllo del regime talebano.

Benché in grandi città come Herat o Kabul i diritti delle donne piano piano si stanno affermando, come anche la loro possibilità di accesso all’istruzione e al lavoro, nei piccoli villaggi e nelle cittadelle tali diritti appaiono ancora ben lontani, nonostante coraggiose lotte da parte di innumerevoli associazioni a tutela dei diritti delle donne.

Di seguito alcuni divieti ai quali sono sottoposte le donne afghane nelle aree controllate dai talebani:

1)Divieto totale di lavorare fuori casa, incluso l’insegnamento, la sanità,etc…;

2)Divieto totale di muoversi fuori casa senza la presenza di un mehram(padre, fratello, marito);

3)Divieto di trattare o negoziare con gli uomini;

4)Divieto di ricevere cure mediche da medici di sesso maschile;

5)Divieto di istruzione in scuole, università o altre istituzioni;

6)Obbligo di indossare il Burqua;

7)Fustigazione, percosse e insulti alle donne i cui abiti non corrispondano alle prescrizioni dei Taliban o alle donne non accompagnate dai mehram;

8)Fustigazione pubblica per le donne con le caviglie scoperte;

9)Lapidazione pubblica per le donne che hanno avuto rapporti sessuali fuori dal matrimonio;

10)Divieto dell’uso del trucco;

11)Divieto di parlare o di dare la mano a uomini che non siano meheran;

12)Divieto di ridere forte (nessun estraneo deve sentire la voce delle donne);

13) Divieto di portare tacchi alti;

14)Divieto di prendere un taxi senza un meheran;

15)Divieto di portare biciclette e moto anche in presenza del meheran;

16)Divieto di indossare abiti di colori vivaci;

17)Divieto di riunione;

18)Divieto di lavare i panni accanto ai fiumi o in luoghi pubblici;

19)I nomi con la parola “donna” sono stati cambiati. Per esempio “il giardino delle donne” è diventato “il giardino della fonte”;

20)Divieto di apparire al balcone delle case e degli appartamenti;

21)Obbligo di oscurare le finestre in modo che le donne non possano essere viste dall’esterno;

22)Diveto per i sarti maschi di prendere misure o cucire abiti da donna;

23)Divieto dell’uso di bagni pubblici per le donne;

24)Gli autobus sono divisi per uomo e donna, divieto per uomo e donna di viaggiare sullo stesso autobus;

25)Divieto di indossare vestiti con maniche larghe anche sotto il burqua;

26)Divieto di farsi fotografare o filmare;

27)Divieto di riprodurre immagini di donne su giornali e libri, o di esporle nelle case o nei negozi;

28)Divieto a tutti, sia uomini che donne, di ascoltare musica;

29)Divieto a tutti di guardare film, televisione e video.

AUTORE DELL’ARTICOLO: Dott. Marco Matteoli, medico chirurgo, specialista in diagnostica per immagini e medico volontario della Croce Rossa Italiana. Attualmente studente di cooperazione internazionale e sviluppo presso l’università di Roma “Sapienza”.

Contact: marcomatteoli@email.it; http://lamedicinadellapoverta.com; http://facebook.com/lamedicinadellapoverta

Medico, radiologo, giornalista pubblicista e volontario della Croce Rossa Italiana. Consegue la seconda laurea in Cooperazione Internazionale e Sviluppo nel 2020 presso l’università degli studi di Roma “Sapienza”.

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Società

Saldi estivi 2024: sono già arrivati e saranno due mesi di acquisti

Prevale la scelta abbigliamento nel segno della sostenibilità

Gloria Gualandi

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Come da tradizione i saldi estivi 2024 sono iniziati il primo sabato del mese di luglio. Quindi è iniziata ufficialmente la piccola battaglia per le offerte della calza stagione che anticipano le vacanze italiane.

Lo shopping coinvolgerà sicuramente le tendenze moda che abbiamo trattato, moda e beauty, ma i saldi ranno l’occasione per guardarsi attorno e trovare qualcosa che si può utilizzare anche la prossima stagione (magari un blazer firmato o un profumo scontato). Dureranno per circa 60 giorni. Ma cosa comprare ai saldi estivi 2024? Come dichiarato da Confcommercio sui consumi e saldi estivi “oltre il 70% indica tra le preferenze l’abbigliamento, le calzature e gli accessori”, seconda preferenza solo alla ristorazione che rimane al primo posto come investimento estivo proprio in occasione delle vacanze.

Nel mare magnum di proposte, vince il ‘compra ora e indossi sempre’, ovvero l’investimento furbo. Si tratta di un investimento sicuro: un refresh del tuo personale capsule wardrobe o la sua creazione proprio in occasione dei saldi estivi. Si tratta di capi e accessori basici, su sui puoi costruire numerosi abbinamenti. Tra i must have moda suggeriamo una camicia maschile un po’ over – bianca è un grande classico, ma a righe può essere una valida opzione -, un paio di jeans con il modello comfort, che ti fa sentire bene, un paio di pantaloni sartoriali e un paio di mules chiuse davanti .

Una perfetta alternativa alle più classiche décolleté. Sempre attenta alla sostenibilità, nonché a ciò che si può comprare ora e indossare per sempre.

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Attualità

Creare poesia per promuovere la salute mentale: un progetto della ASL Roma 1

“Think poetic” è un progetto nato durante il primo lockdown del 2020 per non lasciare da soli i pazienti del centro di salute mentale del distretto 13 ASL Roma 1, oggi un laboratorio di poesia aperto anche al pubblico

Marco Matteoli

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“Il nostro obiettivo è promuovere la salute mentale nella comunità attraverso la poesia”. Con queste parole il Dott. Andrea Solfanelli, medico psichiatra e promotore del progetto, descrive “think poetic”, nato nel 2020 per andare incontro ai pazienti del CSM del distretto 13 della ASL Roma 1, rimasti chiusi in casa per il lockdown, o impossibilitati per altro motivo a recarsi fisicamente al centro di salute mentale.

Il progetto è iniziato con la condivisione di poesie autoprodotte attraverso una chat, e successivamente si è esteso, mediante appuntamento mensile, generalmente l’ultimo martedì del mese, nella biblioteca “Casa del Parco” su via Pineta Sacchetti, dove il dott. Solfanelli e la dott.ssa Isabella Cavicchia, infermiera e scrittrice, coordinano questa attività di gruppo, esortando, non solo gli utenti del CSM, ma anche la popolazione del municipio, a scrivere e condividere testi poetici e aprirsi al gruppo senza timore di giudizio. Una volta esposta la composizione, gli altri membri del gruppo possono commentare il brano o semplicemente esporre il proprio, questo permette di creare un flusso poetico che si autoalimenta con il contributo di tutti i membri.

Un progetto semplice e “sovversivo”, che scaturisce dall’esigenza di combattere l’isolamento imposto dal primo lockdown, e dal senso di alienazione vissuto dal 2020 in poi, in uno spazio in cui incontrarsi davvero e superare la solitudine. Si utilizzano le composizioni poetiche per lasciare fluire il proprio inconscio e superare i limiti imposti dalle parole di utilizzo comune; il risultato è trovare poesia anche in ciò che non ci si aspetta, anche nella verbalizzazione di malesseri interiori attraverso metafore, allegorie, iperboli, personificazioni o in qualunque altro tipo di figura retorica in grado di esprimere il non verbalizzabile.

Nel gruppo il flusso poetico è libero e mutevole, e ogni membro che mano a mano si aggiunge porta nuovi spunti, che siano storie, ricordi, aneddoti, sogni, si può parlare di se stessi oppure degli altri, al fine di incoraggiare il pensiero poetico, uno strumento in più a sostegno della salute mentale.

Per informazioni è possibile contattare il tel. 06/45460671 oppure la biblioteca casa del parco.

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Attualità

A Solferino la fiaccolata dei 160 anni della Croce Rossa Italiana

Come ogni anno, la città di Solferino ha ospitato la fiaccolata dei volontari della Croce Rossa Italiana, quest’anno ad accendere la prima fiaccola è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Marco Matteoli

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Nel silenzio della notte si odono gemiti, sospiri soffocati pieni di angoscia e di sofferenza e voci strazianti che implorano soccorso. chi potrà mai dire le agonie di quella notte spaventosa! […] Non sarebbe opportuno, durante un periodo di pace e di tranquillità, costituire delle società di soccorso, il cui scopo fosse quello di provvedere alla cura dei feriti, in tempo di guerra, per mezzo di volontari solerti, disinteressati e ben qualificati per tale compito?” Con queste parole Jean Henry Dunant, raccontava della battaglia di Solferino e San Martino del 24 giugno 1859, nel pieno della II guerra di indipendenza italiana, all’interno del suo libro intitolato “un ricordo di Solferino”, pubblicato alla fine del 1862.

È proprio nel ricordo dei campi di battaglia, tra urla strazianti e i miasmi della belligerante disumanità che nacque l’idea di un’associazione di volontari, che con carattere di neutralità ed imparzialità potesse essere in grado di soccorrere i feriti sul campo di battaglia, da questa idea nacque, il 15 giugno 1864, a Milano, la Croce Rossa Italiana. Nella 1° Conferenza diplomatica di Ginevra (8-22 agosto 1864), venne poi sancita la neutralità delle strutture e del personale sanitario.

Ancora oggi dopo 160 anni i volontari della Croce Rossa si impegnano, in virtù dei sette principi fondanti, a sostenere i vulnerabili sia in ambito militare che in ambito civile. “Voglio ringraziarla per la sua opera quotidiana nel mettere al centro dell’agenda Internazionale la sua preoccupazione, che è anche la nostra, per i conflitti armati in corso e per la tragedia umanitaria a cui assistiamo” ha detto il presidente della Croce Rossa Italiana Rosario Valastro rivolgendosi al capo dello Stato Sergio Mattarella, che nel pomeriggio del 22 giugno ha dato di persona il via alla fiaccolata a Piazza Castello, Solferino, per onorare i 160 anni della Croce Rossa Italiana.

Nel frattempo, nella stessa giornata del 22 giugno, l’ufficio del Comitato Internazionale della Croce Rossa a Gaza è stato colpito da proiettili di grosso calibro in seguito a un bombardamento, il quale ha ucciso 25 persone e ne ha ferite almeno 50 , un evento che colpisce allo stomaco i principi stessi di questa associazione, è il caso di dire che “l’umanità si è fermata a Solferino.”

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