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Società

Se la vittima diventa colpevole

Monica Splendori

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Analisi della situazione e dei dati sul doloroso problema della violenza sulle donne e del femminicidio

La violenza sulle donne è un argomento complesso, definito da tre norme come tipologia di reato, la violenza di genere prevede tre fattispecie nel codice penale…

Analisi della situazione e dei dati sul doloroso problema della violenza sulle donne e del femminicidio

 

 La violenza sulle donne è un argomento complesso, definito da tre norme come tipologia di reato, la violenza di genere prevede tre fattispecie nel codice penale: Atti persecutori (art. 612 bis del c.p., il cosiddetto stalking): sono atti continui, reiterati nel tempo, che rappresentano una condotta persecutoria nei confronti della vittima; maltrattamenti in famiglia (art. 572 del c.p.): anche qui, perché sussista il reato, la condotta deve essere reiterata, tale da determinare uno stato di mortificazione e ,subordinazione della vittima, che si traducano in un regime di tipo vessatorio. Quindi non solo violenza fisica, ma soprattutto psicologica con conseguenze altrettanto pesanti; la violenza sessuale (art. 609 bis del c.p.): va sottolineato come la norma sia cambiata rispetto a prima, ora rientrano sotto la nomenclatura di violenza sessuale sia gli atti di libidine sia lo stupro, ossia tutti gli atti di natura sessuale che la vittima è costretta o indotta a subire o a compiere prescindendo dal suo consenso.  In tutte queste tre tipologie la spirale di violenza può arrivare fino all’omicidio.

È importante sottolineare, però, che il termine “femminicidio”, entrato nel lessico comune, non esiste come reato specifico. Con esso si vuole distinguere, dal comune omicidio, l’atto criminale estremo di un uomo su una donna come segno di supremazia, prevaricazione e possesso.

Nel 1999, dalle Nazioni Unite, venne istituita la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne con richiesta, agli Stati membri, di attuare tutta una serie di attività di sensibilizzazione sul tema. Inizialmente, in Italia questo suggerimento non venne adottato: solo dopo qualche anno ci si rese conto che la violenza di genere era un problema che non poteva essere sottovalutato, ed allora….. via con manifestazioni di ogni tipo tra parate, maratone tv, fiocchi rosa, scarpette rosse, tanto da esser diventato un argomento politico, questo in tutte le accezioni possibili. Furono abolite alcune leggi discriminatorie che alimentavano una certa prevaricazione dell’uomo sulla donna. Solo nel 2013, però, si è deciso di adottare una serie di disposizioni specifiche “in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere” attraverso la legge 119 di quell’anno. Una legge (questa) che ha definito ed approfondito tutta una serie di reati ed ha stabilito inasprimenti di pene, per cercare di prevenire comportamenti a scapito del sesso femminile.

I dati del 2017 parlano di diminuzione del numero di violenze. Secondo il Ministero dell’Interno, gli omicidi tra uomini e donne (84) 61 sono commessi nell’ambito famigliare. Di questi, i femminicidi propriamente detti sono 31. I maltrattamenti passano da 10.876 a 9.818. Numeri che dimostrano che, in qualche modo, l’adeguamento dell’impianto normativo ha sortito effetti positivi. Comunque, al novembre 2017 le donne uccise per mano di uomini violenti sono state 114 e i dati, presentati in Parlamento alla vigilia della giornata contro la violenza sulla donna, ce ne rivelano altri non meno inquietanti: se il totale degli omicidi è diminuito del 39% tra il 2011 ed il 2016, i soli ad essere aumentati sono quelli con vittime femminili, segnalando quella che, piaccia o no, il neologismo “femminicidio” ha assunto i contorni dell’emergenza nazionale. 

Non ci deve trarre in inganno nemmeno il calo del 12% delle denunce per violenze sulle donne: non starebbe ad indicare tanto che sono diminuite, quanto l’aumento del senso di sfiducia delle vittime, ancora esposte al rischio di essere trasformate in colpevoli, sirene provocatrici, o addirittura consenzienti, ree in un mondo maschilista di essersela andata a cercare, risvegliando il sano istinto naturale dell’uomo. La donna che ha subito maltrattamenti non solo non sa di esserlo, ma pensa di essere la causa di tutto ciò che le sta succedendo. Nel momento della denuncia vive un conflitto notevole, e gli stereotipi sessisti che trova nel lungo percorso di querela-liberazione possono farle vivere un incubo: la donna oggetto di sopruso vista come vera responsabile dell’atto maschile violento. L’Italia, Paese dove la poesia celebrò la donna angelica, non è amico delle donne.

Senza educazione al rispetto delle donne; donne che negli anni si sono emancipate anche guadagnandosi, con fatica, ruoli di potere; donne che sono state costrette a cambiare anche solo per aiutare la famiglia con il loro contributo lavorativo; donne che non hanno la forza di rialzarsi dalla loro situazione; saremo condannati a un eterno narcisismo conflittuale ed all’assenza di valori solidali.

Concludendo, il fiorire di tutte queste associazioni prodonna non sembra abbia portato tanti vantaggi alla stessa quanto alla politica. Forse basterebbe iniziare, sui banchi di scuola, educare al rispetto delle persone e dei diritti delle donne a contrastare gli stereotipidi genere che sono alla base di una visione errata del ruolo di donne e uomini nella società. 

In una terra straniera, la storia della vita le segnò il cuore di donna bambina, e volle scrivere per lui. In questo modo ha potuto, voluto raccontare, per far sentire a chi fosse disposto ad ascoltare, quello che aveva vissuto, visto, fatto, assieme ad altri uomini donne, attraverso la sua voce. Monica Splendori è nata a Bussolengo (Verona) il 22/giugno/1964, laureata magistrale in scienze delle professioni sanitarie della riabilitazione e in scienze dei servizi giuridici a Verona

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Attualità

Violenza di genere: nasce un percorso formativo per insegnare ad evitarla

L’iniziativa Ebit presentata a Roma presso la Sala del Carroccio in Campidoglio

Redazione Foritalynews

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Obiettivo imparare a individuare episodi avvenuti sia tra le mura domestiche che sui luoghi di lavoro e garantire così assistenza alle vittime. Si rivolge ad una vasta platea, incluse le figure apicali delle aziende del terziario. Nel 2025 il catalogo formativo di Ebit Lazio, l’Ente bilaterale del Commercio istituito e gestito dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e da Confcommercio, si arricchirà infatti di un nuovo percorso di formazione interamente dedicato al contrasto alle violenze di genere.

L’iniziativa è stata presentata questa mattina a Roma, presso la Sala del Carroccio in Campidoglio, alla presenza di Guido Lazzarelli e Vittorio Pezzotti, presidente e vicepresidente Ebit Lazio, Simona Petrozzi, presidente Terziario Donna Confcommercio Roma, Romolo Guasco, direttore Confcommercio Roma, Alessandra Pelliccia, segretaria generale Filcams Cgil Roma e Lazio, Giulia Falcucci componente Segreteria Fisascat Cisl Roma e Lazio in sostituzione di Stefano Diociaiuti, Alessandro Maria Contucci e Roberta Valenti, rispettivamente segretario generale e componente di segreteria Uiltucs di Roma e Lazio, come parti socie di Ebit Lazio, e Svetlana Celli, presidente dell’Assemblea Capitolina. Il progetto è nato grazie all’impegno di Terziario Donna Confcommercio Roma.

“Ogni anno – ha spiegato Guido Lazzarelli – il nostro Ente, grazie alla collaborazione con enti formatori accreditati alla Regione Lazio, offre numerosi corsi di formazione sui temi più disparati: dall’informatica alla sicurezza, dalle lingue al management. Dal 2025 si potenzierà con questo nuovo percorso sul contrasto alla violenza di genere che ci inorgoglisce particolarmente perché affronta un tema purtroppo attuale: i luoghi di lavoro rappresentano sia un ambiente a rischio-violenza che un contesto nel quale è possibile individuare campanelli d’allarme delle vittime di violenze subite in ambito domestico”, ha concluso il presidente dell’Ente Terziario Donna Confcommercio Roma e Promoter Confcommercio Roma quindi, insieme ad Ebit Lazio, ente bilaterale del terziario, distribuzione e servizi di Roma, hanno ideato e lanciato un corso di alta formazione per aziende e professionisti contro gli effetti della violenza domestica su donne e minori per migliorare il benessere aziendale, la produttività, la società: “Non dobbiamo abbassare la guardia, ma diventare sentinelle che vigilano su quanto ci accade intorno sia sul posto di lavoro che nell’ambito domestico – ha dichiarato Simona Petrozzi – anche perché è bene ricordare che non vi è parità finché ci sarà violenza di genere”. “Contrastare la violenza di genere è una responsabilità collettiva che coinvolge tutti, dalle istituzioni alle aziende, fino ai singoli cittadini”, ha affermato la presidente dell’Assemblea capitolina Svetlana Celli.

“Il progetto di formazione presentato da EBiT Lazio – ha aggiunto – è un passo fondamentale in questa direzione, poiché mira a sensibilizzare e formare non solo le vittime, ma anche coloro che possono prevenire e intervenire. L’impegno di EBiT Lazio nel coinvolgere il settore terziario e commerciale del Lazio è un segno importante di come anche il mondo del lavoro possa fare la sua parte. Questa iniziativa, che si concentra sulla formazione e sulla consapevolezza, rappresenta un modello replicabile per affrontare questo tema in modo concreto e strutturato, sensibilizzando su larga scala”, ha concluso la presidente dell’Assemblea capitolina.

In chiusura le rappresentanti delle 3 organizzazioni sindacali, Roberta Valenti, Giulia Falcucci e Alessandra Pelliccia, hanno messo in evidenza la necessità di fare rete e mettere in campo tutte le esperienze già attive al fine di potenziare e valorizzare l’efficacia di queste buone pratiche, chiedendo a Ebit Lazio di prendere in carico questo progetto di percorsi formativi ad hoc, ritenendo la formazione lo strumento cardine per combattere la violenza di genere.

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Attualità

Vannetti confermato Tesoriere di Confartigianato nazionale

Il presidente di Arezzo Fiere e Congressi prosegue nel suo servizio a tutela delle Pmi

Redazione Foritalynews

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Il presidente di Arezzo Fiere e Congressi, Ferrer Vannetti, conferma il suo impegno nella rappresentanza imprenditoriale e sindacale nazionale. Nei giorni scorsi, a seguito della riassegnazione degli incarichi, è stato infatti confermato nella Giunta Nazionale di Confartigianato e nel ristretto board della Presidenza, costituito da sei dirigenti nazionali che affiancano il presidente Marco Granelli rieletto per acclamazione.

Ma soprattutto, all’interno dei ruoli della presidenza confederale, Vannetti ha ricevuto la conferma nel delicato e centrale ruolo di Tesoriere nazionale di Confartigianato. Un incarico di grande prestigio e responsabilità, che consente al leader di Arezzo Fiere e Congressi di mantenere e portare avanti il suo lavoro nel cuore pulsante della macchina organizzativa di una struttura di rilievo qual è la più grande Confederazione nazione degli artigiani italiani proseguendo comunque il suo costante impegno alla guida dell’Ente Fieristico aretino.

“Si tratta di un incarico rinnovato che accetto con serena soddisfazione – spiega lo stesso Vannetti – e con la consapevolezza della responsabilità che in questi anni ho potuto verificare che questo impegno porta con sé”. “Soddisfazione che viene anche – approfondisce Vannetti – dalla certezza di aver ottenuto la conferma nel ruolo non per un riconoscimento personale, ma per favorire una funzione fondamentale di servizio all’economia delle piccole e medie imprese”.

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Società

Acconciature, la passione artistica diventa scelta quotidiana

Gloria Gualandi

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Tra arte, moda e acconciature vi è un legame molto più stretto di quanto si pensi, e lo testimoniano addirittura gli affreschi egizi o le dame nei dipinti rinascimentali.

Lo testimonia anche la passione quotidiana di Cristina Caccavari, acconciatrice di Como “appassionata dei colori sin da quando ero piccola”. “Amavo il disegno – racconta – dipingevo, mi piaceva miscelare con le tempere e creato colori diversi. Poi quando ho iniziato questa attività con vari studi ovviamente, perché il metodo è alla base della colorazione, e vedevo che riuscivo a entrare in connessione con la clientela”. “Mi piace molto – spiega – ascoltare il desiderio della cliente, è in base a tutto ciò che riguarda la fisionomia e incarnato riesco a visualizzare il colore che più le sta meglio: strada facendo il colore per me è diventato essenziale per poter esaltare personalità della cliente stessa”. Tornando alla parte più artistica, Cristina spiega ancora che “mi piace miscelare i colori insieme, che non devono essere tutti uguali, ognuno è diverso e non a tutti va bene la stessa cosa, il nostro mestiere non si fa in serie. Ma il mestiere sta cambiando molto, ad esempio per l’ultimo dell’anno non è più come una volta, che si iniziava a lavorare alle 6 per fare tutte le acconciature, mentre oggi si festeggia più in casa, oppure magari in vacanza in montagna e non si fanno fare più acconciature dedicate”.

Per il futuro? “Nel 2025 la novità sarà il bellissimo caschetto parigino, ma andrà anche il bob asimmetrico, andranno i tagli mixi e spettinati, frange e maxi ciuffi, righe definite, con cignon bassi ed eleganti o code alte e tirate. Per i colori andranno i castani, però c’è un po’ di tutto, c’è da sbizzarrirsi”. “A gennaio faremo i corsi per le novità primavera estate – conclude – bisogna essere sempre un passo avanti alle stagioni. Anni fa feci il corso con Carla Gozzi, consulente di immagine, perché nella moda bisogna sempre prepararsi, e sempre un anno prima per quello dopo. E poi bisogna saper osservare quello che propongono gli stilisti di abiti per capire cosa dobbiamo fare no. Poi la gente, il rapporto con la gente aiuta molto. Dalla Gozzi ho imparato che bisognerebbe andare nelle varie città e sederci in una piazza, e osservare, da lì poi si prende spunto per tutto”.

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