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Economia

Decreto “dignità”, la risposta efficace contro il precariato?

Chiara Colangelo

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Restano i dubbi sull’obbligo delle causali per il rinnovo dei contratti a termine, così il Governo rivede il testo, prorogando i bonus per le assunzioni a tempo indeterminato

Dopo il via libera del Consiglio dei Ministri e l’entrata in vigore del decreto-legge “dignità” il 14 luglio scorso, il provvedimento approderà alla Camera giovedì 2 agosto. Ci sarà poi il passaggio al Senato la settimana prima della pausa estiva.

Dopo le polemiche sulla relazione tecnica della Ragioneria dello Stato e dell’INPS sul decreto, in base alla quale sarebbero a rischio 8 mila posti di lavoro all’anno fino al 2028, il Governo giallo-verde preme per ottenerne dalle Camere la conversione in legge nel più breve tempo possibile. Sembrano essersi risolte le tensioni tra il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il numero uno dell’INPS Tito Boeri sull’efficacia e sui costi della riforma. Nel frattempo il testo si arricchisce di nuove norme: dai voucher per l’agricoltura e il turismo fino agli incentivi sulle assunzioni a tempo indeterminato per gli under 35 prorogati al 2019 e al 2020, anche in risposta alle critiche avanzate sulle causali nei contratti a termine. Intanto la CGIL è contraria all’uso dei voucher, che rischiano di creare situazioni di “iper-precariato” tra i più giovani. Con questa modifica infatti i buoni lavoro potranno essere utilizzati fino a un massimo di 10 giorni anche dalle strutture alberghiere di piccole dimensioni (fino a 8 dipendenti) oltre che dalle aziende agricole.

Il decreto “dignità” rimane uguale invece per la parte che modifica (seppur solo in parte) il Jobs Act sui contratti a termine, riducendone la durata massima da 36 a 24 mesi e il numero dei rinnovi da cinque a quattro volte. La novità delle causali – sulla quale gli industriali continuano ad avanzare delle riserve – è esclusa per i primi 12 mesi. La riforma prevede poi un aumento dello 0,5% dei contributi (sommato al precedente 1,4% in più della Legge Fornero) per finanziare il NASPI, il sussidio di disoccupazione. L’obbligo delle causali irrigidisce un mercato del lavoro costretto a fare oggi i conti con un settore privato che deve fare attenzione ai costi. Le causali poi aumentano il rischio di contenziosi tra aziende e lavoratori. In questo modo le imprese potrebbero decidere di non rinnovare i rapporti di lavoro a termine, o nella migliore delle ipotesi, incrementare il numero dei turn-over. Il Governo lascia però intatto il Jobs Act per la parte riguardante le assunzioni a tempo determinato nelle pubbliche amministrazioni.

Il decreto nasce per contrastare il precariato, anche se in Italia non sono mancate riforme sul lavoro a tempo determinato e di sostegno all’occupazione. Nel 2003 l’approvazione della Legge Biagi sostituisce il lavoro cosiddetto interinale, introdotto nel 1997, dando slancio ai contratti di somministrazione previsti sia a tempo determinato che indeterminato. Vengono istituite le Agenzie per il lavoro che, regolarmente registrate in un apposito albo, hanno il compito di fornire i lavoratori alle aziende (quindi ai privati) e alle pubbliche amministrazioni. La Legge Biagi è uno dei primi interventi mirati a rendere flessibile il mercato del lavoro, in un periodo in cui si registra la riduzione delle assunzioni. Flessibilità accentuatasi con il Jobs Act – introdotto dal Governo Renzi – che in assenza di garanzie e tutele per i lavoratori e di controlli sulle aziende e sulle pubbliche amministrazioni continua di fatto a ingrossare le file dei precari. Davanti ai numeri allarmanti sulla disoccupazione – soprattutto giovanile – aggravatasi dalla crisi economica del 2008, la flessibilità del lavoro diventa in Italia e in Europa una delle principali ricette politiche. Anche a discapito della qualità delle assunzioni.

Se, da una parte, con questi interventi il Governo sembra voglia garantire il lavoro, anche mettendo alle strette le multinazionali che hanno ricevuto denaro pubblico e poi hanno delocalizzato più del 10% della produzione all’estero o in Europa, dall’altra, nel suo complesso il decreto è solo un pallido tentativo di lotta al precariato. Mancano di fatto ancora riforme dirette a sostenere l’economia del Paese sia in termini fiscali che di razionalizzazione della spesa pubblica e non c’è ancora una vera coscienza politica su questo fenomeno, peggiorato anche dalla perdita della capacità contrattuale e salariale dei lavoratori. Aspetti questi essenziali, sui quali il Governo per ora non ha ancora agito.

È laureata magistrale in Giurisprudenza alla “Sapienza” di Roma e giornalista praticante. Un motto: «il dovere di ogni giornalista è scrivere quello che vede» di Anna Politkovskaja

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Economia

“No alle ingerenze di Ance sull’Equo Compenso per ingegneri e architetti liberi professionisti”

Lettera inviata all’Associazione dei costruttori a seguito di sue posizioni espresse recentemente sul tema

Paolo Castiglia

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Inarsind dice no alle ingerenze di Ance sull’equo compenso per ingegneri e architetti liberi professionisti.

Con una lettera inviata proprio all’Ance lo scorso 11 luglio – a firma del presidente nazionale Carmelo Russo e del segretario nazionale Marco Becucci – Inarsind, l’Associazione nazione di promozione e tutela degli ingegneri e architetti liberi professionisti, scrive quanto segue:“Gent.ma Presidente Ance, da notizie di stampa apprendiamo che Ance, tra le richieste di modifica al nuovo Codice dei Contratti Pubblici, avrebbe inserito di chiarire che la disciplina dell’equo compenso, di cui alla legge 49/2023, non trova applicazione con riferimento alle procedure ad evidenza pubblica, disciplinate dal Codice 36/2023”.

E qui viene il no di Inarsind a questa ingerenza: “Non capiamo – recita infatti la Lettera – la ragione di una simile richiesta e ci sorprende che non sia stato considerato che una tale richiesta rappresenta un’autentica ingerenza nello svolgimento dell’attività dei liberi professionisti Architetti e Ingegneri”.

La perplessità dei vertici Inarsind è rafforzata anche da questo elemento: scrive infatti l’Associazione che tutto questo avverrebbe “senza che, di contro, possa determinare vantaggi a quella delle Imprese di costruzione; oltre al fatto che, lo si voglia o no, contribuisce al tentativo, palesemente in atto, di vanificare una norma che solo faticosamente e dopo lunga attesa è stata conseguita”.

La nota Inarsind termina poi con “l’augurio che questa nostra possa essere anche motivo di ulteriore riflessione sul tema in questione e occasione di futuri dialoghi”.

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Economia

Farmacia dei Servizi: la Regione Toscana operi rapidamente per avviare in tempo la sperimentazione

Necessario tenere alta l’attenzione sulla realizzazione del progetto

Paolo Castiglia

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“E’ assolutamente necessario che Regione Toscana operi rapidamente per avviare in tempo la sperimentazione che porti alla piena realizzazione della Farmacia dei Servizi”. Federfarma Arezzo su questo tiene alta l’attenzione, anche attraverso le parole del presidente Roberto Giotti che, in rappresentanza delle oltre 100 farmacie private dell’aretino avverte che “è a rischio uno sportello sanitario indispensabile per la popolazione soprattutto nelle aree rurali”.

Federfarma Arezzo lancia quindi l’allarme ai cittadini: “Se la Regione Toscana non promuoverà rapidamente le procedure necessarie salterà l’attuazione, più volte invece promessa direttamente dallo stesso presidente Giani, della Farmacia dei Servizi”. Va tenuto conto che, oltre alla Lombardia, ormai quasi tutte le altre Regioni si sono già concretamente mosse e, con appositi atti amministrativi, hanno efficacemente e praticamente provveduto con determinazione a mettere in moto la fase di sperimentazione: Piemonte, Friuli-Venezia-Giulia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Marche, Abruzzo, Molise, Sicilia, province autonome Trentino-Alto Adige. “Alcuni dei nuovi servizi previsti nel progetto della nuova Farmacia – spiega Giotti – sono innovazioni davvero fondamentali a beneficio dei cittadini. Faccio due esempi di cosa ha appena recepito la Regione Lombardia: la telecardiologia in regime rimborsato, cioè gratuito per il Cittadino, nell’ambito della sperimentazione della farmacia dei servizi, che potrà contribuire ad abbattere il problema delle liste d’attesa e a promuovere la prevenzione cardiovascolare, e la ricognizione farmacologica, che a sua volta favorirà una maggior aderenza terapeutica nei pazienti cronici, riducendo il rischio di un uso improprio dei medicinali”. “Questo dimostra – approfondisce il presidente di Federfarma Arezzo – come la Farmacia dei servizi sia ormai a livello nazionale uno dei punti fermi del nuovo corso della Sanità Territoriale, e noi vorremmo che anche la Regione Toscana potesse credere fortemente nella capillarità e nell’accessibilità offerta dalla rete capillare delle Farmacie quali presidi socio-sanitari indispensabili ed insostituibili del territorio, per un’assistenza sanitaria sempre più di prossimità”. “Aspettiamo quindi che si concretizzino le giuste e necessarie aspettative di risposta – insiste Giotti – sia sul recepimento regionale della normativa nazionale della Farmacia dei Servizi, sia sulla dovuta programmazione e rendicontazione dell’attuale fase di sperimentazione, con attuale scadenza al 31/12/2024, dei relativi Servizi previsti dal protocollo operativo nazionale, in base a quanto già deciso dalle stesse Regioni in sede di conferenza Stato-Regioni insieme a Governo, Regioni, Federfarma e Assofarm”.

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Economia

Opere pubbliche: necessario riportare al centro il “Progetto”

Le Associazioni degli Architetti e degli Ingegneri liberi professionisti unite nella battaglia per la modifica del Nuovo Codice Contratti

Paolo Castiglia

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“L’appalto integrato è di fatto una scorciatoia portata avanti sulla pelle dei liberi professionisti”: Le Associazioni degli Architetti e degli Ingegneri liberi professionisti si uniscono per una battaglia che consenta di riportare il “Progetto” al centro del processo di realizzazione delle opere pubbliche.

Un primo passo del “serrate le fila” dei professionisti del settore è stato compiuto con il Convegno “Il nuovo Codice dei Contratti. Rimettiamo al centro il Progetto” tenutosi nel fine della scorsa settimana a Roma ed organizzato da ALA ASSOARCHITETTI, INARSIND, Associazione Nazionale di intesa sindacale di Architetti e Ingegneri liberi professionisti e Asso Ingegneri, con l’adesione delle altre Associazioni dell’Area Tecnica di CONFPROFESSIONI ed il sostegno della stessa Confederazione che raccoglie le Associazioni dei Liberi Professionisti delle varie discipline.

La chiamata a raccolta delle Associazioni dei Liberi professionisti Architetti e Ingegneri nasce a seguito delle disposizioni del nuovo Codice dei contratti pubblici, che ne riducono fortemente i ruoli, sia in fase di progettazione che nella direzione dei lavori.

L’arch. Bruno Gabbiani, presidente di Ala ASSOARCHITETTI, ha aperto i lavori sottolineando la necessità di “apportare modifiche alle norme vigenti, non per la mera difesa degli interessi, seppur legittimi, dei liberi professionisti, ma nell’interesse generale dell’Italia”, ribadendo “la necessità di realizzare sempre opere di qualità, grandi o piccole che siano”. Richiamando il documento presentato nell’Audizione Parlamentare sul tema dall’arch. Roberto Tretti, rappresentante di ALA nella giunta nazionale di CONFPROFESSIONI, Gabbiani ha richiesto al Parlamento di adeguare quindi il Codice dei Contratti, correggendo le anomalie legate all’introduzione estesa dell’appalto integrato. L’ing, Carmelo Russo, presidente INARSIND, ha argomentato che “noi liberi professionisti del settore intendiamo continuare ad alimentare un’attenzione verso le criticità del Codice dei Contratti Pubblici che non da oggi abbiamo individuato e segnalato senza, tuttavia, ricevere alcun riscontro. Mancanza di riscontro ed evidente segnale, in realtà, del ritardo programmatico con cui la Pubblica Amministrazione affronta argomenti che la consistente disponibilità economica del PNRR permetteva – e ci auguriamo – permetta di risolvere”. “La sensazione – ha proseguito Russo – è che si faccia scontare alle nostre attività l’assenza di una seria programmazione, anche dell’investimento ‘progettazione’, che pure i tre precedenti livelli di progettazione, se interpretati correttamente, avrebbero consentito di attuare. A questa si unisce anche un’altra sensazione, quella che, ancora una volta, si scelga la via più comoda, quella di un’autentica scorciatoia sulla pelle dei liberi professionisti”.

Lucia Coticoni, in rappresentanza di ASSO INGEGNERI ha affermato che “avendo il nuovo Codice degli Appalti, perché richiesto dalla normativa Europea, introdotto praticamente la liberalizzazione dei subappalti, il volano delle responsabilità si è ampliato, perché in cantiere circolano più figure che devono essere coordinate, e, delle quali, è sempre più importante valutare le loro mansioni riguardo ai corsi sulla sicurezza che hanno seguito. Chiediamo quindi alle Istituzioni, di coinvolgere le parti sindacali dei Professionisti nella elaborazione dei regolamenti e delle leggi su di una materia così importante per la salute dei lavoratori e dei cittadini. Sarebbe opportuno istituire dei praticantati formativi sulla sicurezza con finanziamento o agevolazioni fiscali per incentivare l’acquisizione della consapevolezza della sicurezza sul campo”.

Al convegno, moderato dall’arch. Amedeo Schiattarella, hanno preso parte Claudia Alessandrelli, vicepresidente CONFPROFESSIONI, Tiziana Campus per il CNAPPC, Elio Masciovecchio, vicepresidente CNI, e Silvia Marzot, del Tavolo tecnico congiunto Consiglio di Stato, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sul Codice dei Contratti Pubblici. Sono intervenuti nel dibattito l’on. Andrea De Bertoldi componente della Commissione Finanze e l’on. Agostino Santillo, componente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici. Dai due esponenti politici, il primo di Fdl e il secondo di M5S sono venuti riconoscimenti alla giusta iniziativa dei liberi professionisti del settore e l’impegno per una soluzione positiva delle questioni poste.

Il Convegno è proseguito con le relazioni previste in programma: “La forma dell’appalto e la qualità dell’opera pubblica” dell’avvocato Claudio Cataldi, il “Progetto esecutivo e direzione lavori per la qualità dell’opera” di Giuseppe Funaro vicepresidente ALA ASSOARCHITETTI, “I requisiti per l’affidamento dei servizi d’architettura e d’ingegneria” di Michela Diracca per INARSIND e la “Sicurezza dei cantieri. Il problema non è la normativa” di Lucia Coticoni di ASSO INGEGNERI.

La Tavola rotonda conclusiva ha visto confrontarsi Andrea Tomasi vicepresidente ALA ASSOARCHITETTI, Lucia Coticoni, Andrea Sonnino presidente Fidaf, Andrea De Maio presidente Fondazione INARCASSA e Mauro Iacumin, vicepresidente INARSIND.

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